Sequenze in salsa techno

G. SBA.

Sequenze in salsa techno
Cult Network Italia lancia gli scratch movies. Esperimenti sul cinema
G. SBA.

Interstitial program cioè fotogrammi o sequenze rielaborate e rilanciate nel circuito del visibile con una nuova colonna sonora. Brevi, fulminee apparizioni da inserire tra un programma e l'altro, giochi di immagini e suoni associati tra loro per allusione o per divertimento. Gli "scratch movies" e le "pillole" rientrano in questo particolarissimo esperimento di Cult Network Italia (un canale sperimentale e agguerrito del bouquet di Stream) insieme con il corso di laurea in Scienze della Comunicazione (diretto da Alberto Abruzzese).
Gli scratch movies sono cut up allo stato puro realizzati a partire da frammenti estrapolati dalla storia del cinema. Una prima serie è stata concepita manipolando le scene dei film horror. Movimenti in loop, azioni reiterate a ritmo di techno e drum'n'bass ripetitiva. La reinvenzione dell'immaginario dall'andamento concentrico e ossessivo. Così si rovescia il tempo de I sospiri del pipistrello, un lasso di cinque minuti dopo la mezzanotte si parcelliza, torna su se stesso e riscrive una nuova suggestione. Mentre mostri in bianco e nero popolano i mixaggi ipnotici. Negli scratch movies si gioca anche con la natura ambigua del pipistrello, raccapricciante come un ratto ma seducente come la notte, con la maledizione della gorgone anguicrinita dello Sguardo che uccide, con la sessualità ambigua dell'anfibio del Mostro della laguna, con l'alieno della Guerra dei mondi. E ci si muove tra passato, presente e futuro attingendo da inquadrature rivelatrici. L'astronave marziana che punta dritta verso l'umanità della Terra contro i dischi volanti è un effetto speciale ingenuo, il film è del 1956. Ma il '56 è anche l'anno della posa del cavo telefonico transoceanico che collegava gli Stati uniti, il futuro, all'Europa, insieme antica e moderna. E il ritaglio della pellicola scratchato e musicato è l'adesso.
L'altro esperimento, le pillole, introduce invece immagini dal quotidiano dove il movimento dell'oggetto, rotatorio o cadenzato, suggerisce il collage con la musica. Si passa dalla gaber più ravettina ai Velvet underground fino agli arpeggi della chitarra classica, che quasi per osmosi si fondono con le parole pronunciate in scene cult del cinema. Una Barbie gira in tondo, sguardo fisso e sorriso implacabile, "Avevano mai incontrato quel sorriso? Mai. Cosa avrebbero fatto se lo avessero incontrato? L'avrebbero seguito", parole da Jules e Jim, ma che montate sul roteare della bambola culto della Mattel producono un divertente straniamento. Il ticchettio continuo della pioggia che lucida un paesaggio urbano malinconico, ci rimanda invece alla peggiore sofferenza per l'artista: "la gelida sensazione dell'indefferenza del mondo" (da Il ritratto di Jannie). Una macchina impastatrice è azionata a velocità supersonica, ma poi andando oltre l'immagine scopriamo essere "un oggetto non identificato che viaggia a 700 km orari" (da Ultimatum alla terra). O ancora una mano che disegna rettangoli concentrici evoca "il recinto triste e oscuro" di Betty blue, "e lei non sapeva cosa fosse l'immobilità, non era fatta per quello".
Operazioni di smontaggio e riassemblaggio quindi, da sparpagliare nel palinsesto della televisione dedicata al cinema. Uno studio sulla comunicazione, che muove dall'esperienza del veejeiing, in collaborazione con il mixaggio dei suoni alla consolle, per rivisitare l'universo di celluloide.

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