"I croati van da soli"

GIACOMO SCOTTI

"I croati van da soli"
Bosnia: si rompe la Federazione musulmano-croata. Salta Dayton
GIACOMO SCOTTI

La previsione de il manifesto sulla Bosnia-Erzegovina si è avverata: la Federazione musulmano-croata, seconda entità accanto alla Repubblica serba, dello Stato bosniaco-erzegovese, si sta frantumando. Il massimo esponente della comunità croata in quel paese tormentato, Ante Jelavic, membro della presidenza tripartita dello Stato e presidente del partito nazionalista Hdz, ha annunciato solennemente che domani, sabato 3 marzo, il Parlamento nazionale croato della Bosnia-Erzegovina (un organismo creato lo scorso novembre e dichiarato illegale dalle autorità tutorie dell'Onu a Sarajevo) si riunirà a Mostar per "emanare una storica decisione".
Lo stesso Jelavic l'ha già anticipata, preannunciando l'uscita dalla presidenza tripartita e dichiarando che i croati bosniaco-erzegovesi "ritengono illegale e illegittimo l'attuale governo della Bosnia-Erzegovina" e pertanto "da oggi la Federazione bosniaco-erzegovese è un'entità nazionale musulmana, senza i croati". E' sottinteso: i croati formeranno una terza entità politico-territoriale soltanto per loro. Gli accordi di Dayton, almeno per quanto riguarda i croati, finiscono nella carta straccia.
L'annuncio è stato fatto da Ante Jelavic l'altro ieri in un comizio di fronte a cinquemila croati bosniaci convenuti per onorare come loro eroi i criminali di guerra Kordic e Cerkez, a Busovaca, loro città natale (Dario Kordic è stato condannato dal tribunale dell'Aja a 25 anni di carcere, il generale Mario Cerkez a 15 anni). Busovaca giace nella Bosnia centrale, in quella Valle del Lasva nella quale milizie croato-bosniache dell'Hvo sterminarono centinaia di civili musulmani, incendiandone i villaggi.
L'annunciata "decisione storica" segnerebbe dunque la separazione dallo Stato bosniaco e dalla Federazione musulmano-croata di Bosnia dei territori abitati in prevalenza da croati e amministrati dall'Hdz, e quindi il ripristino di quella "Repubblica croata di Erzeg-Bosnia" che nella guerra 1992-1995 fu la causa dei sanguinosi scontri fra croati e musulmani inizialmente alleati contro i serbi. Per la conservazione di quell'entità secessionista, il governo della Croazia sotto la guida di Tudjman mandò in Bosnia una parte delle sue truppe, compiendo in sostanza un'aggressione contro un paese riconosciuto dall'Onu.
A Busovaca, Jelavic ha definito le condanne affibbiate dai giudici dell'Aja a Kordic e Cerkez, e prima di loro al generale Blaskic, "un tentativo di criminalizzare il popolo croato della Bosnia-Erzegovina", un esempio di come agisce la comunità internazionale "a danno dei croati, cementando in Bosnia due entità, la serba e la musulmana: questo i croati non lo permetteranno mai". Conclude Jelavic: "per i croati questo governo è illegale, illegittimo, e non accetteremo nessuna delle sue decisioni", e "il Parlamento nazionale croato" (da lui convocato in sessione a Mostar domani) "segnerà una nuova fase della lotta per l'eguaglianza politica dei croati in Bosnia-Erzegovina".
L'Hdz di Jelavic, si noti bene, già da quattro mesi boicotta il parlamento centrale dello Stato bosniaco e quello della Federazione croato-musulmana, e ha ritirato i propri rappresentanti dai due governi dove gli unici rappresentanti dei croati sono esponenti socialdemocratici. In altre parole, i nazionalisti croati hanno da tempo creato le condizioni, o meglio i pretesti, per la secessione. Chiarendo che la scissione non sarà seguita da una richiesta di annessione del territorio secessionista alla Croazia (tanto più che il governo democratico di Zagabria, decisamente contrario alla creazione di un terzo staterello in Bosnia, si accinge a varare perfino una legge che impedirà ai croati bosniaci di mandare propri deputati nel parlamento di Zagabria), Jelavic ha detto: "La Bosnia-Erzegovina non è in questione, ma vogliamo una Bosnia-Erzegovina con tre entità nazionali su posizioni paritarie, e questa sarà la nostra decisione a Mostar". Come reagirà l'Onu a questa aggressione accadizetiana all'unità della Bosnia-Erzegovina?
Per la cronaca, al comizio di Busovaca, preannuncio di una serie di azioni eversive e provocatorie che potrebbero portare nuovamente sulla strada della guerra civile, almeno nel territorio della Federazione croato-musulmana, hanno preso la parola pure il vicepresidente dell'Hdz bosniaca Marko Topic, l'ex generale dell'esercito croato-bosniaco (Hvo) e dell'esercito croato (Hv) Slobodan Praljak, resosi "famoso" per aver ordinato il cannoneggiamento e la distruzione del Ponte Vecchio di Mostar già simbolo della convivenza plurietnica e gioiello dell'architettura, e una decina di altri papaveri neoustascia, alcuni con il crocifisso in mano.
Praljak ha accusato la comunità internazionale di condurre una "politica filoserba" e i musulmani di Bosnia di non essersi battuti contro i serbi nella scorsa guerra. Secondo lui non sarebbero stati i croati ad aggredire i musulmani nella Bosnia centrale, ma i musulmani ad aggredire i croati. I quali, guidati da Kordic, Cerkez e altri "patrioti", si difesero scannando centinaia di bambini, donne e vecchi ed altri bruciandoli nelle loro case. Perché non c'era posto per i "diversi" in una terra "che noi croati abitiamo dal settimo secolo e dove resteremo in eterno". Sparando a zero anche lui contro i "nemici" dei croati in Bosnia e nel mondo, Marko Topic ha parafrasato lo slogan urlato dai neofascisti a Spalato, Zagabria e in altre città della Croazia da circa tre settimane a questa parte: "Noi tutti siamo Dario Kordic". Criminali? No, "eroi, difensori della propria patria".
E' stato infine deciso che la data del 26 febbraio, giorno in cui Kordic e Cerkez furono condannati dai giudici dell'Aja, sia proclamata "Giornata dei patrioti croati della Bosnia-Erzegovina".

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