Onda nera a Zagabria

GIACOMO SCOTTI - FIUME

Onda nera a Zagabria
CRIMINI DI GUERRA Il generale Norac nega tutto, gli ustascia chiedono la sua liberazione, minacciano i testi. Governo allo sbando
GIACOMO SCOTTI - FIUME


Due giorni dopo essersi consegnato alla giustizia, il generale croato Mirko Norac (34 anni), chiamato a rispondere di crimini di guerra, continua la carnevalata. A quanto ci ha detto il giudice inquirente, Norac (come si era già saputo il giorno prima) ha negato di aver commesso i crimini addebitatigli, ha detto di non aver mai ordinato l'uccisione di civili serbi nelle località di Karlobag, Pazariste e Debelo Berdo (dintorni di Gospic), e di aver appreso di quei massacri dai giornali. Dove si è nascosto nelle due settimane di latitanza? Norac ha risposto di essere rimasto sempre in Croazia, a Zagabria, aggiungendo che ignorava di essere ricercato. Ciò detto, si è rifiutato di rispondere alle successive domande, scegliendo il silenzio.
Nelle ultime ore, intanto, sono tornati in libertà tre dei cinque imputati della "banda di Gospic" arrestati lo scorso settembre per le stragi dell'autunno '91 in quella città. La coincidenza della loro scarcerazione con la "rivolta dei reduci di guerra" di queste ultime ore è un'altra prova del cedimento delle autorità, compresa la magistratura, di fronte ai ricatti e dalle minacce dei neofascisti croati. Tra l'altro, molti dei testimoni a carico, parenti delle vittime, hanno rinunciato a deporre dopo aver subito pesanti intimidazioni anche pubbliche. Come quella del leader del partito neoustascia Hsp, Ante Giapic, che ieri ha definito i testimoni "cetnici serbi e agenti comunisti". Queste minacce favoriscono Norac e gli altri imputati tuttora in carcere, fra cui il colonnello Tihomir Oreskovic, a favore dei quali i neofascisti stanno raccogliendo firme su tutte le piazze delle città croate, chiedendone la scarcerazione. Il tribunale deciderà oggi.
Al di là di quanto avviene dietro le mura del carcere e dell'annesso tribunale di Fiume, una cosa è certa. Il "caso" Norac, che è il caso di tutti i colonnelli e generali croati sospettati di aver compiuto crimini di guerra, non è stato risolto. La congiura delle camicie nere (ustascia) continua. Il presidente del "Comando generale dei comitati per la difesa della dignità della guerra patriottica", colonnello Mirko Condic, l'ha detto chiaro e tondo: "Abbiamo ottenuto una prima vittoria, il generale Norac non andrà all'Aja, ma con questo il problema non è risolto. Fino a quando saranno emesse sentenze di rinvio a giudizio contro i difensori della patria, noi non rinunceremo alle nostre azioni".
Riservando un trattamento di speciale favore per l'uomo che è accusato da alcuni suoi stessi collaboratori (da due mesi in carcere) di aver ordinato i massacri di civili serbi a Gospic ed altre stragi altrove tra il 1991 e il 1995, il governo democratico di Ivica Racan ha inferto un colpo mortale allo stato di diritto, alla democrazia ed alla stabilità del paese, incoraggiando e rafforzando l'estrema destra e le sue frange criminali; non ha risolto la crisi politica che scuote la Croazia, creando invece le condizioni per il suo perpetuarsi.
Ricordiamo: il capo dello Stato Mesic è rimasto per tre giorni nella sua residenza di Pantovcak aspettando che il generale Norac gli si presentasse "a rapporto", rimanendone beffato. Il premier Racan, a sua volta, dopo aver promesso in parlamento che i tribunali croati terranno conto dei "meriti patriottici" dei reduci accusati di crimini di guerra, è sceso personalmente a trattative con un latitante, implorandolo di costituirsi. Lo ha fatto parlando al telefono, e più di una volta, con un presunto criminale! Il governo ha calato le braghe a più riprese, gettando il ridicolo su se stesso e sulla magistratura croata, della quale è stata violata platealmente l'indipendenza! Ha creduto di calmare i turbolenti neofascisti, ma questi continuano a tumultuare, a minacciare colpi di mano, e presto (il 3 marzo) li rivedremo marciare ed organizzare adunate "oceaniche" con labari neri, minacce di morte ai "comunisti", simboli ustascia, saluti e canti nazifascisti.
Di fatto, come ha titolato un giornale croato, "il governo ha ceduto al ricatto" dell'estrema destra, ricorrendo addirittura a trattative internazionali, come quelle con Carla Del Ponte, capo della Procura del Tribunale internazionale dell'Aja, per soddisfare alle condizioni poste da Norac e camerati, da individui che hanno attentato alla sicurezza dello stato, cercando di abbattere il governo scaturito dalle elezioni democratiche del gennaio 2000.
E poiché la Croazia non è un'isola in mezzo all'Oceano, ma sta nel cuore dell'Europa, questa Europa dovrebbe preoccuparsi un po' di più di quanto succede a Zagabria.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it