Il 3 marzo marceremo su Zagabria

GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

Il 3 marzo marceremo su Zagabria
CROAZIA L'estrema destra minaccia il governo di centrosinistra. Interrogato l'ex generale Norac
GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

Se il governo non accetterà le condizioni poste da 16 associazioni di reduci della "guerra patriottica" nelle recenti adunate di Spalato e Zagabria - condizioni che si traducono nella consegna del potere alle forze neoustascia - e se i capi politici e militari croati in Bosnia-Erzegovina, l'ex leader dell'Hdz Darko Kordic e l'ex generale dell'Hvo Marinko Cerkez, saranno condannati dal Tribunale dell'Aja come criminali di guerra (la sentenza è attesa per lunedì), allora le forze della destra dall'Hdz fino ai neonazisti dichiarati marceranno su Zagabria il 3 marzo. Saranno 500.000.
E' questa la minaccia lanciata dal "Comando di coordinamento" degli adepti dell'estrema destra, manovrato dal partito orfano di Tudjman, ribadita ieri dopo l'interrogatorio dell'ex generale Norac a Fiume. Il capogruppo parlamentare Hdz Vladimir Seks ha dichiarato: "Questo governo, in una maniera o nell'altra, se ne deve andare". E ormai da più di due settimane i neoustascia tengono adunate, in cui minacciano apertamente colpi di stato "per spazzare via dal governo la marmaglia comunista", con sventolio di gagliardetti neri, poster del "duce" Ante Pavelic, canzoni nazifasciste della II guerra mondiale, epiteti di "puttana" a ministre e parlamentari, e di serbo-cetnici e "traditori della patria" al capo dello Stato Mesic e al premier Racan. Ma il governo li tratta con i guanti bianchi.
In parlamento, il generale Cesic-Rojs, erzegovese e sospetto criminale di guerra, ha preso a schiaffi il deputato istriano Dino Debeljuh e lanciato offese contro le minoranze nazionali; i suoi seguaci preannunciano la paralisi della vita economica e l'affossamento della democrazia, aggrediscono la magistratura, violano apertamente le leggi e la Costituzione. Ma nessuno li tocca. Questi fascisti, con "risoluzioni", manifesti, dichiarazioni in tv, chiedono il varo di una legge che ponga al di sopra di ogni altro cittadino i "difensori della patria" e gli "eroi della guerra patriottica", con privilegi sociali e politici, soprattutto con la garanzia di non essere processati, nemmeno in Croazia, per i crimini di guerra.
Tutto questo in nome dell'"eroe" Mirko Norac, che ieri è comparso davanti alla Corte di Fiume, dopo 15 giorni di latitanza. Interrogato dal giudice istruttore Sajonara Culina, ha negato ogni accusa, affermando di non essere nemmeno a conoscenza dei crimini di guerra addebitatigli dal Tribunale dell'Aja - le stragi dell'autunno '91 a Gospic dove 160 civili serbi furono sterminati dai suoi uomini. Norac ha anzi sostenuto di aver "tranquillamente trascorso" gli ultimi 15 giorni a Zagabria "senza sapere neppure dell'ordine di cattura". In realtà, spaventato dalle minacce di putsch fascisti, il governo di centrosinistra aveva addirittura accordato al ricercato Norac l'onore d'essere ricevuto "a rapporto" dal presidente della Repubblica, che lo aveva atteso invano per tre giorni: l'"eroe", infatti, si era dato alla macchia. Il magistrato ha convalidato l'arresto almeno fino all'11 marzo, termine dell'inchiesta, cui seguirà la decisione sul rinvio a giudizio: se riconosciuto colpevole, Norac rischia fino a 20 anni.
Molti di questi sospetti criminali di guerra "patriottica" - implicati in massacri di civili dalla Slavonia all'ex Krajina e Dalmazia - sono tra gli organizzatori della mobilitazione delle camicie nere: temono di finire davanti al Tribunale dell'Aja. Sono i camerati di quel generale Agim Ceku, capo dell'esercito di Tudjman in Croazia, accusato per il massacro compiuto nella "Sacca di Medak", in Krajina, nel 1993: quindici villaggi rasi al suolo, tutti gli abitanti trucidati. Tudjman mandò in Kosovo al comando dell'Uck. Ora è a capo del "Corpo di protezione del Kosovo", forza che ricicla la crema dei guerriglieri kosovari - da una settimana dilagati oltre il Kosovo, spargendo il terrore ai confini di Serbia e Macedonia.
Ma torniamo in Croazia: le forze neofasciste riusciranno nei loro intenti? No, al massimo riusciranno a terrorizzare per mesi, proseguendo nella caccia ai cittadini di etnia serba e a chi non sia di "pura razza croata". Nonostante i tentennamenti e cedimenti del governo, le forze democratiche si sono mosse per erigere una diga contro l'ondata nera. Domenica migliaia di croati e italiani dell'Istria si sono riversati a Pola per una manifestazione di "democrazia, pace e convivenza". Lunedì, in poche ore, nella piazza centrale di Zagabria, organizzazioni non governative hanno raccolto le prime 18mila firme "per lo stato di diritto" e contro il neoustascismo. Martedì nella stessa piazza, rispondendo all'iniziativa di 40 associazioni pacifiste, femministe e antirazziste, decine di migliaia di cittadini hanno detto "no" al fascismo. No ripetuto nelle elezioni comunali delle città di Krizevci e Obrovac. L'Hdz e l'estrema destra sono state battute, marginalizzate. A Obrovac (nell'ex Krajina), dove la popolazione serba fu spazzata via da Tudjman e sostituita con coloni di "pura razza croata" giunti dalla Bosnia, l'Hdz ha raccolto meno del 20% dei voti, i neofascisti il 5%; il centrosinistra il 75%.

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