L'etica
della scelta
L'ultimo lavoro di Giovanni Berlinguer (Bioetica
quotidiana, Giunti, L. 28.000) ci invita a ragionare sul
rapporto tra bioetica quotidiana e bioetica di frontiera. Da
sempre attento a sottolineare l'esistenza di una bioetica dalla
storia antica, "vicina all'esperienza di tutte le persone e di
ogni giorno", in questo libro Berlinguer indaga soprattutto il
rapporto tra i due campi, "sempre più convinto che è proprio il
loro sistema di relazioni a stimolare le riflessioni più proficue
sul piano dei principi morali". Così facendo il testo prende le
mosse dal "nascere oggi", per muoversi poi all'analisi delle
politiche di popolazione, del rapporto tra salute e lavoro, della
mercificazione del corpo in tempi di biomercato, fino al
confronto serrato con i processi di globalizzazione e i nuovi
rischi a essa connessi, in tempi che l'autore non esita a
definire di "regressione dei paradigmi della salute".
Conflitti e soggetti
Salute, lavoro, procreazione
in tempi di biomercato
"Bioetica quotidiana", un saggio
di Giovanni Berlinguer
CECILIA D'ELIA
Partiamo dall'origine, ovvero dalla nascita. Berlinguer non
nasconde che siano stati proprio i numerosi mutamenti intervenuti
a far sorgere "una prepotente esigenza di riflettere sull'inizio
della vita umana", così come riconosce che alla base delle
rivoluzione dei rapporti tra genere maschile e femminile vi sia
la procreazione come libera scelta. Egli mostra grande attenzione
alle trasformazioni della condizione femminile, alle odierne
discriminazioni, alla realtà della sterilizzazione coatta. Il
quadro proposto è quindi attraversato da mutamenti epocali,
avvenuti o necessari. Eppure, quando si passa dal piano della
descrizione storica a quello della dimensione etica dei problemi,
la scena viene riempita dal confronto con i cattolici. Non
riconoscendo alla soggettività femminile la produzione di
mutamenti simbolici e di riflessione etica, le trasformazioni
sono narrate come fenomeni di modernizzazione che necessitano di
essere rielaborati eticamente.
Eppure in altri campi, per esempio quando parla del rapporto tra
salute e lavoro, Berlinguer sa riconoscere il sapere venuto dai
conflitti e dai soggetti che ne sono stati protagonisti. Dal
trattato di Bernardino Ramazzini sulle malattie dei lavoratori,
fino a Marx e al conflitto sull'orario di lavoro, estesosi poi ai
suoi diversi aspetti, il testo sottolinea la rivoluzione
culturale che ha investito il lavoro. "Il risultato principale da
porre all'attivo è che, lungo questa storia, le condizioni
materiali dei lavoratori, in particolare nei paesi sviluppati,
sono sostanzialmente migliorate. E' stata inoltre trasformata e
arricchita la valutazione etica del lavoro".
Va riconosciuto a Berlinguer di richiamare la bioetica a un
confronto ravvicinato con le contraddizioni del nostro tempo.
Avendo a cuore l'equità nel campo della salute, che lui definisce
come la "la giusta opportunità di raggiungere la propria speranza
di vita potenziale", la sua riflessione bioetica chiama
direttamente in causa organizzazione sociale, processi di
globalizzazione, rapporto nord/sud del mondo. Fino a denunciare
la sempre crescente importanza che hanno i temi finanziari nella
politica, arrivando a "offuscare i problemi vitali" e senza
risparmiare la critica alla progressiva subalternità della
Organizzazione mondiale della sanità nei confronti della banca
Mondiale e del Fondo monetario internazionale. Del resto, come
dargli torto, viviamo giorni in cui le abitudini alimentari di
noi ricchi occidentali sono messe a dura prova da allevatori che
hanno trasformato "per sete di guadagno nobili erbivori in
carnivori, aprendo la via alla trasmissione interspecifica dei
prioni".
Quello che non convince è la mancata comprensione del significato
della fine della maternità come destino. Berlinguer coglie il
passaggio, ma di fatto non riconosce alla soggettività femminile
di aver indicato una diversa prospettiva dello sguardo su
sessualità, aborto e procreazione. Sradicare la riflessione sul
nascere dai soggetti sessuati può far dire che "nella
procreazione assistita sono coinvolti due tipi di soggetti
diversi: chi vi partecipa e chi nasce", cancellando ogni
asimmetria tra uomo e donna nella procreazione e mettendo tra
parentesi la grande discontinuità rappresentata dalla rimozione
della sessualità. Questione che non a caso è al centro delle
riflessioni femminili su questa materia. In questo modo i
soggetti appaiono sostanzialmente su un piano di parità e
indipendenti l'uno dall'altro. La preminenza va data alle
esigenze di chi deve nascere. Lo scenario è quello dell'eclissi
della madre, come scrivono Maria Luisa Boccia e Grazia Zuffa, in
cui viene messa tra parentesi la mediazione materna del venire al
mondo e la nascita diventa evento insensato.
Quando parla di aborto, Berlinguer sottolinea la clandestinità in
cui era confinato per contestare che sia un problema dei nostri
giorni e ripercorre l'iter della legge italiana, di cui è stato
uno dei protagonisti. E' evidente la fiducia nella capacità di
controllo razionale del corpo. La strada indicata è quella
dell'investimento nella prevenzione. Perché "si può farlo
diventare un fenomeno marginale nelle società sviluppate; e
domani, in tempi difficilmente prevedibili perché le distanze
vanno crescendo, anche nelle altre aree del mondo". Rimane il
fatto che, seppur fenomeno sociale marginale, per ogni donna
continuerà a essere evento possibile. Ognuna sa dell'ambivalenza
dei desideri e che non tutto è volontà cosciente. Non a caso le
psicoanaliste lo hanno definito "scacco del pensiero". Le donne
non hanno solo reso visibile questo evento, lo hanno nominato,
elaborato. Nasce così la riflessione sul principio etico della
responsabilità femminile. Può la bioetica, quotidiana e/o di
frontiera, prescindere da questa competenza femminile?