Metamorfosi del partito
Tra passato e presente, un libro di Mimmo Porcaro ricostruisce la
crisi del partito di massa
PAOLO CACCIARI
el dopoguerra: "I partiti sono sempre più sviluppati a sinistra
che a destra (...) Sopprimerli sarebbe per la destra un ottimo
mezzo per paralizzare la sinistra". E invece le destre sembrano
aver ottenuto lo stesso risultato con una procedura opposta:
hanno preferito farsi esse stesse partito, invadere il campo
avversario, impadronirsi dello strumento "democratico" e stanno
riuscendo a vincere la sfida del consenso sociale a viso aperto e
con i portafogli gonfi. Le destre neoliberiste fanno paura per il
loro asservimento totale all'interesse e all'autorità
dell'impresa, ma sono da temere per la loro capacità di costruire
consenso dal basso, dai territori, dal modello sociale e
familiare propugnato.
Il libro di Porcaro, che è studioso militante e responsabile con
incarichi per la formazione nel Prc a Torino, non si muove da
queste nostre angosce quotidiane e urgenze politiche, ma alla
fine di un percorso di ricostruzione critica dell'evoluzione dei
partiti della sinistra italiana, offre più di uno spunto per la
riformulazione di una teoria per "il partito del futuro", per una
nuova forma del partito operaio. La ipotesi di Porcaro è che sia
possibile - e auspicabile - fuoriuscire da una idea di partito
monolitico, di attore sociale totale che pretende di riunire in
sé tutte le funzioni rilevanti della direzione e della
rappresentanza politica, ricalcando la fabbrica fordista, lo
stato e la chiesa, per assumere invece la forma di un "partito
allargato". Porcaro lo definisce "partito reale", per
distinguerlo da quello solo "formale", capace cioè,
concretamente, di delineare un sistema plurale di
relazioni e istituzioni antagoniste di classe, una costellazione
di diverse organizzazioni politiche e sociali, di strutture di
movimento che mantengono la loro autonomia. Torna l'idea della
rete e del superamento di ogni astratta contrapposizione tra
sociale e politico, tra lavoro per riaggregare interessi e
comportamenti di classe e per modificare gli assetti di potere
esistenti. Così sarebbe ancora possibile aumentare l'influenza
sulle masse del partito e far emergere nuove articolazioni di
classe protagoniste dell'azione sociale. Porcaro auspica
esplicitamente per il Prc un lavoro di trasformazione della
propria struttura organizzativa, che pure viene sollecitata
dall'alto (le conferenze di organizzazione di Chianciano del '96
e del '99) e auspicata dal basso ma che stenta oltremisura a
concretizzarsi. Impossibile non vedere un nesso tra caduta degli
iscritti (tendenza che investe drammaticamente Ds, Verdi e altre
formazioni della sinistra) e astensionismo elettorale.
Irresponsabile, sarebbe, non agire anche sul versante
dell'innovazione delle forme dell'azione politica.