La Croazia si secreta
Nell'ambito di una tournée in Bosnia-Erzegovina, in Serbia
e in Croazia, Carla Del Ponte arriva domani a Zagabria. Il capo
della Procura dell'Icty - il Tribunale internazionale dell'Aja
per i crimini di guerra compiuti nell'ex Yugoslavia - viene per
chiedere personalmente al capo del governo croato, Ivica Racan,
diversi chiarimenti sulle polemiche sollevate e sulle concrete
iniziative ostili intraprese dalla leadership post-tudjmaniana
verso l'Icty, inasprendo al massimo i rapporti reciproci.
Il governo chiude gli archivi sui delitti di stato. E oggi,
dall'Aja, arriva la Del Ponte
GIACOMO SCOTTI -
FIUME
Ciò è avvenuto in seguito alle accuse mosse dall'Icty nei
confronti di alcuni dei massimi esponenti dell'ex regime e di una
mezza dozzina di generali ritenuti responsabili di crimini contro
l'umanità compiuti nel corso delle operazioni "Lampo" e
"Tempesta" dall'esercito e dalla polizia speciale croata nel
1995.
Infatti, la procura dell'Icty si accingerebbe a spiccare mandati
di cattura contro "trenta-cinquanta persone", compreso fra esse
un nutrito gruppo di gallonati ed altri alti papaveri. Alcuni di
questi mandati saranno consegnati personalmente a Racan da Carla
Del Ponte, la quale chiederà inoltre la consegna delle
trascrizioni di 131 documenti (registrazioni) custoditi finora
nell'archivio personale del defunto Tudjman, da qualche giorno
trasferiti nella sede del governo e dal governo consegnati ieri
all'archivio centrale di stato.
L'archivio personale del defunto "Supremo" comprende
complessivamente circa 14.000 registrazioni dei colloqui avuti
fra il 1991 e il 1999 da Tudjman con i suoi più stretti
collaboratori (relativi a decisioni prese al di fuori delle
competenze presidenziali e all'insaputa di altre autorità dello
Stato) nelle stanze segrete del palazzo della presidenza della
repubblica.
Purtroppo, seguendo l'esempio del passato regime, l'attuale
governo ha opposto finora mille ostacoli alla consegna dei
documenti sui crimini di guerra, esprimendosi pure, per bocca del
premier e di singoli ministri, oltre che con una risoluzione
approvata in parlamento, contro l'estradizione all'Aja dei
generali e di altri ufficiali superiori e/o ex ministri, dei
quali venisse eventualmente chiesa l'estradizione per aver
programmato e/o ordinato la sanguinosa pulizia etnica, veri e
propri massacri e delitti d'ogni genere contro l'umanità e i
diritti umani nel corso della cosiddetta guerra patriottica non
solo sul territorio della Croazia ma anche in Bosnia-Erzegovina
dove l'esercito croato sconfinò per "operazioni speciali".
Come se non bastasse, nelle ultime quarantotto ore il governo
croato ha compiuto un gesto gravissimo di sfida e di offesa nei
confronti dell'Icty e dell'Onu: tre giorni prima dell'arrivo a
Zagabria di Carla del Ponte, il consiglio dei ministri, su
richiesta di Racan, ha decretato la segretazione di tutti i
documenti dell'archivio personale del defunto Tudjman. Ciò
significa che nessuno, nemmeno gli studiosi, potrà metterci mano
per un periodo minimo di 30, massimo di 50 anni!
In un comunicato dello stesso governo si legge che alla procura
del Tribunale internazionale "saranno consegnati soltanto alcuni
di questi documenti, o brani di documenti", a scelta e
discrezione di una commissione governativa. Per "motivi di
sicurezza nazionale" la commissione potrà quindi anche negare la
consegna di singoli documenti, anche a costo di venire ai ferri
corti con la comunità internazionale.
La risposta dell'Aja non si è fatta attendere: Florence Hartmann,
portavoce di Carla Del Ponte, ha detto che l'Icty si attende "un
libero accesso a tutti i documenti dell'archivio Tudjman" e "la
più totale collaborazione del governo croato con il Tribunale
internazionale". Altrimenti, ha fatto capire, seguirà la
richiesta al Consiglio di sicurezza dell'Onu di imporre alla
Croazia le sanzioni.
Da lunedì, quindi il braccio di ferro si farà durissimo,
comincerà uno dei periodi più difficili per l'esapartito al
governo in Croazia da un anno, nelle cui file sono apparse gravi
fratture. Il partito socialdemocratico di Racan, spostatosi ormai
sul centro-destra a braccetto con il liberali nazionalisti di
Budisa, ha di fatto calpestato il programma presentato agli
elettori nel gennaio dello scorso anno e che gli permise di
salire al potere, compresa la promessa di "ripulire le stalle
sporche del Tudjmanistan". Ora invece, oltre a mettere in
pericolo la posizione internazionale della Croazia, toglie
all'opinione pubblica ogni possibilità di conoscere i vergognosi
segreti del precedente regime "che ha gettato la Croazia nel
lutto e nella miseria", come scrive la commentatrice del
Novi List di Fiume Jelona Lovric. "Si toglie alla
Croazia il diritto alla verità". E si concede l'amnistia ai più
pericolosi criminali i cui delitti furono coperti da Tudjman.
Non a caso, uno degli ex consiglieri di Tudjman, ha recentemente
dichiarato, anche alla luce dei pochi documenti dell'archivio del
supremo finora pubblicati, che "il palazzo di Pantovcak
funzionava come centro della criminalità organizzata".
Secretare quelle registrazioni, nelle quali si documentano anche
crimini orrendi, significa lasciar liberi di circolare
"personaggi eccellenti" che meriterebbero invece di vestire la
casacca a strisce degli ergastolani. Così tutti sapranno: in
Croazia il crimine paga, anche dopo Tudjman chi ha le mani
sporche di sangue resta sempre un eroe.