PENTAGONO
I
Scienziato
americano
accusa
ORNELLA SANGIOVANNi
Il professor Doug Rokke, ex direttore del "Depleted Uranium
Project", già nel 1991 aveva avvertito dei rischi letali
derivanti dall'uso dei proiettili all'uranio impoverito. "I
numerosi rapporti del Dipartimento alla Difesa, che a partire dal
1991 affermano che le conseguenze dell'uranio impoverito non
erano note, mentono" -ha dichiarato - "Gli era stato detto. Erano
stati avvertiti". Rokke, già professore alla Jacksonville
University e colonnello dell'esercito Usa, fu incaricato dal
Dipartimento alla Difesa di organizzare la bonifica di Kuwait e
Arabia Saudita dopo la Guerra del Golfo. In tale occasione diede
istruzioni precise al personale militare: "Posso confermare che i
comandanti erano a conoscenza di tutti i pericoli".
In Arabia Saudita, Rokke e i suoi uomini seppellirono i veicoli
nella sabbia, altre attrezzature vennero spedite negli Stati
Uniti, in un centro di decontaminazione nucleare. Dei 50
componenti l'équipe, almeno 10 morirono, e l'unico che non si
ammalò indossava un'uniforme completamente a prova di
radiazioni.
Anche Rokke si è ammalato. Oggi ha in corpo un livello di
radiazioni di 5000 volte superiore alla norma, soffre di danni
neurologici e alle vie respiratorie, ha problemi ai reni. La sua
drammatica testimonianza è nel film "Paying the Price: Killing
the Children of Iraq": lo straordinario documento del regista
australiano John Pilger, già trasmesso dalla Itv e dalla
Bbc, che nei prossimi giorni sarà visibile in Italia, a
cura dell'associazione "Un ponte per..." e della Campagna
"Rompere l'embargo", nel decimo anniversario della Guerra del
Golfo.
"L'uranio impoverito è roba da incubo - dice Rokke - è tossico,
radioattivo e inquina per 4500 milioni di anni. Provoca linfomi,
disordini neurologici e danni alla memoria. Causa malformazioni
congenite e distrugge il sistema immunitario". E accusa: "Il
personale militare di Stati Uniti e Gran Bretagna, in quanto
parte della Nato, non ha volutamente tenuto conto della salute,
della sicurezza e dell'ambiente nell'impiego dell'uranio
impoverito, che provoca gravi danni alla salute, compresa la
morte. Io e i miei colleghi li avevamo avvertiti, ma non hanno
preso in considerazione i nostri avvertimenti perché ammettere
una qualunque relazione fra l'esposizione all'uranio e gli
effetti sulla salute li renderebbe perseguibili per le loro
azioni ovunque queste armi sono state usate."
Ma non è finita: il Sunday Herald è venuto in possesso di
un documento "riservato" del Ministero della Difesa, datato 25
febbraio 1991, in cui si raccomanda di indossare maschere e
divise protettive in prossimità di proiettili all'uranio
impoverito, affermando che inalare o ingerire particelle dei
proiettili costituisce rischio per la salute, e che ogni
esposizione deve essere trattata come "esposizione all'ossido di
piombo". Un altro documento, del 1 marzo 1991, dei laboratori di
Los Alamos, e indirizzato dal Luogotenente-Colonnello M.V.Ziehman
al Maggiore Larson, parla chiaramente di preoccupazioni diffuse
per l'impatto dell'uranio impoverito sull'ambiente, esprimendo il
timore che i proiettili all'uranio "possano divenire
politicamente inaccettabili ed essere eliminati dagli arsenali".
Sarebbero ben 521 fino ad oggi, secondo l'Associazione dei
Veterani della Guerra del Golfo e delle loro famiglie, i militari
britannici morti a causa della Sindrome del Golfo. L'apertura
urgente di un'inchiesta da parte del Ministero della Difesa è
stata chiesta da Bruce George, presidente (laburista) della
Commissione Difesa della Camera dei Comuni, che si riunirà oggi
10 gennaio, e chiederà probabilmente l'audizione del ministro
Geoff Hoon. Un ministro il cui portavoce solo pochi giorni fa ha
dichiarato: "Non siamo a conoscenza di nulla che dimostri che
l'uranio impoverito abbia causato danni alla salute o morte".