Il ricettario della Banca mondiale

N. D. - SAVAR (Bangladesh)

Il ricettario della Banca mondiale
E' lei che ormai si occupa di salute nel mondo, e ora cerca alleati tra le Ong. Ma viene contestata plateamente
N. D. - SAVAR (Bangladesh)


"World Bank Faces the People", la Banca Mondiale a confronto con la gente. Questo il titolo della sessione di ieri dedicata all'incontro, atteso e contestato, con il rappresentante dell'organismo internazionale che ha ormai sostituito l'Oms nella gestione della salute sul pianeta. Ed è stato un confronto serrato, durissimo, quello che Richard Lee Skolnik, direttore regionale della "Banca Mondiale per la salute, la nutrizione e la popolazione nel sudest asiatico" ha dovuto sostenere con la agguerrita platea della People Health Assembly.Un esercizio di pubbliche relazioni non pienamente riuscito, a partire dalle prime battute: "So che questo appuntamento segna l'inizio di un movimento per la salute di tutti", ha esordito Skolnik, "e la People Health Assembly può aiutare la Banca Mondiale a formulare le proprie politiche. Gruppi come i vostri dovrebbero vedere nella Banca Mondiale un partner, visto che condividiamo le stesse preoccupazioni nei confronti dei poveri". La reazione non si è fatta attendere, con un'ondata di contestazioni che solo il carismatico padrone di casa, Zafrullah Chowdhury, responsabile del Gonoshatraya Kendra, è riuscito ad arginare.
Il rappresentante della Bm ha sottolineato i passi avanti fatti nell'analisi del problema - la Banca ha appena pubblicato un rapporto che delinea le ineguaglianze nell'accesso alla salute in 40 paesi - come pure nelle misure adottate per combattere la malaria, il virus dell'Hiv/Aids, per sradicare la poliomelite in paesi come l'India.
La Bm è il primo donatore per i programmi dedicati alla salute di base, con 125 miliardi di dollari l'anno. Ed ha sciorinato una serie di glorie: la lotta contro la tubercolosi (la Bm è membro della rete internazionale Stop Tb, ed è in procinto di mettere in circolazione tre nuovi medicinali per combattere questa patologia), i programmi di controllo delle malattie infettive in India e Bangladesh, i programmi di fornitura di acqua potabile in Nepal e in India.Non è mancata l'autocritica. Ma con una subitanea ripresa del registro autocelebrativo. "E' vero che i programmi di aggiustamento strutturale di prima generazione, dieci anni fa, non tenevano abbastanza in conto le questioni sociali. Ma non si può più dire dei programmi recenti, che in taluni casi hanno incrementato il bilancio per le spese sanitarie". E ha proseguito, coraggiosamente: "La Banca Mondiale non vuole che i governi facciano pagare i servizi della salute ai loro cittadini. Mai abbiamo invocato quella che voi chiamate la privatizzazione delle spese sanitarie".
Non ha mai detto, il Signor Banca Mondiale, che i prestiti concessi sono spesso un ulteriore aggravio del fardello del debito che i paesi a basso reddito devono restituire, distraendo fondi precisamente alle spese sociali. Un normale esercizio di marketing, ha risposto per le rime Charles Mutasa, dello Zimbabwe: "Il mondo non ha bisogno di carità, ma di giustizia. Non ha molto senso elencare quanti soldi si spendono contro la lebbra in India, o contro la poliomelite, mentre si sostengono regimi commerciali assolutamente iniqui che creano miseria. Ha poco senso prendersela con i governi africani". L'Africa è strozzata da un debito di 300 miliardi di dollari (367 dollari per africano) e per ogni dollaro concesso al continente, l'Africa deve restituirne 3 in servizio del debito.
"Forse nessuna medicina è meglio della medicina sbagliata", ribatte Antonio Tujan delle Filippine, sottolineando come, dei quasi due miliardi di dollari prestati al suo paese nel 1999, solo il 3% era destinato alla salute. La razionalizzazione dei servizi sociali comporta la mercificazione della sanità e la privatizzazione delle cure. Siamo noi Ong che sostituiamo i governi in quelle che sarebbero le loro mansioni e responsabilità.
La partnership con le Ong, più volte ricordata da Richard Lee Skolnik nel suo intervento, altro non è che una forma di inaccettabile cooptazione, ha incalzato Muzzafer Ahmad, professore di business administration all'Università di Dakha. "La Banca Mondiale lo ha fatto prima con i burocrati, poi con i politici, adesso ci prova con la società civile". Ma non trova terreno fertile all'Assemblea di Savar. Uno dopo l'altro, si sono succeduti gli interventi dal pubblico. Pieni di emozione. Forti dell'esperienza diretta con le popolazioni povere. Carichi, soprattutto, delle frustrazioni che questo lavoro comporta ogni giorno, a fronte della sofferenza silenziosa di miliardi di persone.

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