Le voci misteriose di Sally Nyolo
A Torino l'unica esibizione della cantante africana, in alcuni
brani con Archie Shepp al sax tenore
MARCELLO LORRAI -
TORINO
In compenso si può assistere a fenomeni meno appariscenti ma
indicativi di una maturazione in corso. Estremamente confortante
è, per esempio, l'emergere di una nuova generazione - giovane
anche se non giovanissima - di musicisti africani che operano
avendo d'occhio un mercato globale ma che sembrano aver
sviluppato forti anticorpi contro quello che potremmo chiamare il
virus Yeke Yeke.
Spregiudicati, dotati di una mentalità aperta, paiono però
vaccinati nei confronti del miraggio del super-hit che conquista
la vetta delle classifiche internazionali. Disincantati, sanno
che è tutt'altro che facile mettere a segno il colpo, tanto è
vero che neanche a Mory Kante è riuscito di bissare il suo
clamoroso successo, e che ammesso e non concesso che si abbia la
fortuna di riuscirci il prezzo da pagare, in termini di
compromessi che costano cari, di rischio di distorsione della
propria carriera, è troppo alto.
Camerunese di origine ma parigina di adozione dall'età di tredici
anni, Sally Nyolo è fra gli artisti che rappresentano meglio
questa nuova generazione di musicisti senza grilli per la testa,
che si sono costruiti una robusta professionalitàlavorando sodo,
che puntano a definire sobriamente una propria autonomia
espressiva e a crearsi un pubblico con un paziente lavoro di
lungo periodo.
A partire dall'82 Sally Nyolo ha fatto gavetta nella capitale
francese in studio e dal vivo come corista per diversi artisti
(Toure Kunda, Jacques Higelin, Sixun fra gli altri); dal '91 ha
cominciato a lavorare per conto proprio, anche come compositrice
per programmi radiofonici e film, e ha aggiunto al proprio
curriculum la partecipazione per un certo periodo al popolare
gruppo vocale femminile afrobelga Zap Mama.
Ascoltando i tre album a suo nome, Tribu, Multiculti e Béti,
veniva da domandarsi se la originale cifra stilistica della
Nyolo, con le sue eleganti tessiture vocali e la sua vivacità
frutto di una lucida messa a punto, avrebbe retto dal vivo. Una
prova che Sally Nyolo, evidenziando il suo disinvolto mestiere,
supera invece senza difficoltà, come si è visto a Torino, in una
delle finora rare apparizioni della cantante in Italia, per
l'ultimo appuntamento della rassegna "Dalle nuove musiche al
suono mondiale".
Bianco e caffelatte, il gruppo che la affianca funziona
egregiamente. Basso, chitarra, batteria, percussioni e una
corista in aggiunta alla voce della Nyolo: della quale colpisce
la capacità di creare uno spazio sonoro molto denso con
pochissimi elementi e un organico quasi acustico, senza ricorso
all'elettronica. Colpisce anche la distanza dei brani dalla forma
canzone convenzionale: le voci occupano dall'inizio alla fine
tutto l'arco dei brani, con una presenza insistente, che ha
qualcosa di ipnotico, e che più che il respiro melodico che siamo
abituati a trovare in una canzone richiama un andamento di tipo
percussivo.
Il gioco delle voci si distende all'interno dei pezzi un po' come
la fitta elaborazione di un motivo grafico potrebbe riempire
tutta la superficie di un foglio. L'impressione è che il portato
della cultura musicale non occidentale da cui la Nyolo proviene,
e in cui è tornata ad immergersi per il suo ultimo disco, entri
in maniera costitutiva, non esteriore, a determinare la
conformazione delle canzoni.
Dopo aver lasciato il posto ad uno stanco Archie Shepp, con cui
la cantante camerunese divideva la serata, il gruppo di Sally
Nyolo è tornato per unirsi al quartetto del glorioso alfiere del
free: alcuni brani del repertorio della Nyolo hanno prestato una
base, e Shepp - ormai lontani i tempi in cui l'Africa era un
formidabile reagente per la sua poetica - si è limitato senza
troppo impegno a sovrapporvi il proprio sax tenore.
Indulgente con la vecchia icona, il pubblico torinese avrebbe
potuto essere più generoso di applausi con Sally Nyolo, anche se
certamente una raggelante sala come quella del Teatro Nuovo non
si intiepidisce facilmente neanche al calore del ritmo bikutsi.