Puzzle elettorale

GIACOMO SCOTTI - FIUME

Puzzle elettorale
BOSNIA Una selva di partiti rompe i "monopoli etnici"
GIACOMO SCOTTI - FIUME

Palcoscenico affollatissimo in Bosnia per le elezioni parlamentari di sabato 11 novembre. I candidati in gara sono seimila e portano i colori di tre liste indipendenti, di una coalizione di partiti e di 44 partiti. Dopo la firma degli accordi di Dayton, sono le terze elezioni politiche in Bosnia-Erzegovina; ma le prime, probabilmente, a segnare la fine del monolitismo dei tre principali partiti etnici: lo Sda di Alija Izetbegovic che raccoglieva i musulmani (mentre ora ne calamita poco più della metà) l'Hdz croato in corso di frantumazione e l'Sds o Partito democratico serbo fondato a suo tempo da Radovan Karadzic, anch'esso ora spaccato in due tronconi e con molte schegge pazze che roteano intorno ad essi.
Fra l'elettorato croato, il partito maggiore resta il nazionalista Hdz di Ante Jelavic, già pupillo di Tudjman in Bosnia-Erzegovina, ma proprio in questa campagna elettorale l'Hdz ha richiamato pochissima gente ai suoi comizi, mentre in passato calamitava le grandi folle. Sulla destra di questo partito di destra si sono create quattro formazioni in camicia nera che si richiamano all'ideologia ustascia, mentre altre formazioni, sempre etnicamente croate, la osteggiano sul fronte di centro-sinistra: Partito contadino, Nuova iniziativa e Partito repubblicano, più una Lista indipendente in Erzegovina.
L'Hdz ha tentato di risalire la china convocando un Congresso pancroato a Novi Travnik, dove qualche giorno prima era nato il "Parlamento pancroato" della Bosnia-Erzegovina - alla ricerca di una terza entità statale in Bosnia. Il che vorrebbe dire distruggere l'attuale Federazione musulmano-croata che, insieme all'entità serba, la Republika Srpska bosniaca, forma lo stato bosniaco-erzegovese. La manovra di Jelavic potrebbe essere pericolosa, al di là dei risultati elettorali, per i futuri assetti del paese.
Il partito che romperà le uova nel paniere a tutti i partiti etno-nazionalisti, soprattutto sul territorio della Federazione musulano-croata, è l'Sdp socialdemocratico, che ha già fatto man bassa di voti nelle scorse elezioni amministrative, conquistando favori soprattutto fra i musulmani ma anche fra i croati. Il fenomeno dello sgretolamento dei partiti nazionalisti viene accentuato in queste elezioni da due partiti dei pensionati che sono anche i partiti di una parte degli ex partigiani.
Le sigle più numerose sono presenti nella Federazione musulmano-croata, mentre nella Repubblica serba gareggiano quasi esclusivamente partiti fortemente nazionalisti (milosceviciani contro i più moderati seguaci del premier Dodik) fiancheggiati da cinque movimenti di nuovo conio che si chiamano: "Per il re e la patria!", "Partito patriottico serbo della salvezza-Spas", "Col lavoro per il benessere", "La donna della Bosnia-Erzegovina" e "Democratici della Bosnia-Erzegovina", gli ultimi tre della sinistra democratica ma con scarse probabilità di ottenere consensi significativi.
I due milioni e mezzo di elettori bosniaco-erzegovesi, di cui 230.000 sparsi in più di 70 paesi del mondo come profughi, sono chiamati a votare per tre livelli di corpi legislativi, ovvero per il rinnovo di tredici parlamenti. Nella Federazione musulmano-croata si eleggono i parlamenti di dieci cantoni, 140 deputati alla camera dei rappresentanti della Federazione e 28 deputati alla camera dei rappresentanti del parlamento unitario dello stato bosniaco-erzegovese. Altri 14 deputati di questa camera saranno eletti nella Repubblica serba in rappresentanza di quell'entità. Gli elettori della Repubblica serba eleggeranno inoltre 83 deputati nel proprio parlamento repubblicano nonché il presidente e il vicepresidente della propria repubblica.
Dopo la costituzione dei parlamenti cantonali nella Federazione musulmano-croata, questi eleggeranno 80 deputati alla "Camera dei Popoli", secondo ramo del parlamento federale musulmano-croato, e precisamente 30 croati, 30 musulmani e 20 di altre etnìe. Quindi, ad eleggere i trenta musulmani e i venti altri saranno anche i croati, e ad eleggere i trenta croati ed altri saranno anche i musulmani. I grandi elettori apparterranno, inoltre a tutti i partiti parlamentari. E' un sistema, questo, imposto dai governatori dell'Osce e dell'Onu (non piace ai croati) con l'intento di dare un ulteriore colpo ai monopoli nazionalistici. Si tratta, dunque, di un altro passo avanti, sia pure attraverso un meccanismo tecnicamente e volutamente complicato, per appianare i fossati scavati dalla guerra.
Le circoscrizioni elettorali sono 18: dodici nella Federazione e sei nella Repubblica serba; anche tale suddivisione è stata attuata in modo da spezzare i blocchi etnici sul territorio e, quindi, erodere l'egemonia dei partiti nazionali. Queste elezioni, infine, dovrebbero essere le ultime organizzate dall'Osce.

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