La Bosnia-Erzegovina al voto

GIACOMO SCOTTI - SARAJEVO

La Bosnia-Erzegovina al voto
Giorno fatidico l'11 novembre, ma sabato prossimo l'Hdz fa il referendum dei croati secessionisti
GIACOMO SCOTTI - SARAJEVO

Per la Bosnia-Erzegovina si avvicina un altro "giorno della verità": l'11 novembre i cittadini del martoriato paese a indipendenza limitata eleggeranno il parlamento dello Stato, e i parlamenti delle due entità che lo compongono, la Repubblica Serba e la Federazione musulmano-croata - quest'ultima ancora politicamente e territorialmente divisa. Due sono le novità politiche (rispetto alle ultime elezioni politiche) che influiranno sull'esito del voto: la svolta democratica in Croazia con la morte del dittatore Tudjman e la sconfitta elettorale del suo partito-regime Hdz, e i recenti cambiamenti in Serbia. Cambiamenti che lo stesso neopresidente jugoslavo Kostunica ha voluto sottolineare subito con la visita a Sarajevo: una vittoria politica della Bosnia, cui Belgrado, con questo atto, riconosce la piena indipendenza e integrità territoriale. Kostunica ha anche incoraggiato le forze serbe democratiche nella Republica di Banja Luka.
Sul piano politico interno, le note salienti sono tre: il partito musulmano di Izetbegovic continua a sgretolarsi dopo l'uscita del suo leader dalla presidenza della Bosnia-Erzegovina; il partito socialdemocratico bosniaco-erzegovese punta in alto dopo il grande successo nelle recenti elezioni amministrative, pescando voti in tutti i partiti nazionali(sti) e confermandosi la principale forza interetnica del paese; infine il partito nazionale croato Hdz accusa la sconfitta subita a Zagabria e va frantumandosi - pur se mantiene alta la temperatura politica con iniziative al limite della legalità, e oltre.
Ne è esempio il "referendum del popolo croato" per la modifica della Costituzione bosniaco-erzegovese che si terrà sabato prossimo, due settimane prima delle elezioni, organizzato dall'Hdz e dal suo leader Ante Jelavic - che è anche membro della tripartita presidenza della Repubblica di Bosnia Erzegovina. "Una mossa propagandistica a fini politici, con effetti illegali", secondo l'ambasciatore Barry, il referendum, chiamato da Jelavic "Congresso nazionale pancroato", che si terrà nella cittadina di Novi Travnik. Certo non vi si recheranno tutti i 500mila croati della Bosnia, la cui "monoliticità" è da tempo frantumata, come ha dimostrato lo scarso pubblico al comizio dei massimi dirigenti dell'Hdz bosniaco-erzegovese a Tomislavgrad.
Ai pochi presenti il vicepresidente dell'Hdz Marko Tokic ha promesso l'unificazione alla Croazia dei territori bosniaci abitati prevalentemente da croati, "realizzando le secolari aspirazioni dei croati della Bosnia-Erzegovina a unirsi alla Croazia, l'unica, eterna madrepatria". Un discorso accompagnato dal saluto nazista-ustascia, poi il leader Jelavic ha invitato i suoi connazionali a partecipare al referendum del 28 dove "diremo quale Bosnia vogliamo". Vorrebbero la "terze entità", uno staterello croato bosniaco che un domani dovrebbe unirsi alla Croazia.
L'Hdz bosniaco-erzegovese, rinverdendo le radici di tipo ustascia, è un movimento nazionalista isolazionista pancroato che, facendo leva sul vittimismo, la "croaticità minacciata", tende a radicalizzare la lotta politica, alimentando le occasioni di un terrorismo mai spentosi in quelle regioni. Stavolta però, questa politica potrebbe portare al suicidio dell'Hdz. Oltre a trovarsi il vuoto alle spalle da parte del governo di Zagabria, l"Hdz bosniaca dovrà fare i conti con la disastrosa situazione economica nei territori dell'Erzegovina in cui governano i gerarchi neoustascia, con il crollo dell'Hdz-madre in Croazia, e con il mutato clima politico nei Balcani - dove inarrestabile è l'avanzata dei socialdemocratici anche nei territori abitati dai croati.
Il più grande partito multinazionale ha costituito ultimamente le proprie organizzazioni nella maggior parte delle città dell'Erzegovina, già raccaforte dell'Hdz: nella regione "croata" dell'Erzegovina spera di raccogliere l'11 novembre il 30% dei voti, e nella parte "serba" almeno il 10%. La stessa percentuale dovrebbe registrarsi sull'intero territorio della Repubblica serba di Bosnia. L'"uomo forte" del partito socialdemocratico subito dopo il leader Lagumdzija, Ivo Komsic (di etnìa croata), in un recente comizio ha detto: "Il partito Sda di Izetbegovic non è più un avversario di rilievo, è in sfacelo; ora dobbiamo sbaragliare l'Hdz. Alle elezioni dell'11 novembre i cittadini della Bosnia-Erzegovina strapperanno lo Stato dalle mani dei ladri".

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