La Bosnia-Erzegovina al voto
Giorno fatidico l'11 novembre, ma sabato prossimo l'Hdz fa il
referendum dei croati secessionisti
GIACOMO SCOTTI -
SARAJEVO
Sul piano politico interno, le note salienti sono tre: il partito
musulmano di Izetbegovic continua a sgretolarsi dopo l'uscita del
suo leader dalla presidenza della Bosnia-Erzegovina; il partito
socialdemocratico bosniaco-erzegovese punta in alto dopo il
grande successo nelle recenti elezioni amministrative, pescando
voti in tutti i partiti nazionali(sti) e confermandosi la
principale forza interetnica del paese; infine il partito
nazionale croato Hdz accusa la sconfitta subita a Zagabria e va
frantumandosi - pur se mantiene alta la temperatura politica con
iniziative al limite della legalità, e oltre.
Ne è esempio il "referendum del popolo croato" per la modifica
della Costituzione bosniaco-erzegovese che si terrà sabato
prossimo, due settimane prima delle elezioni, organizzato
dall'Hdz e dal suo leader Ante Jelavic - che è anche membro della
tripartita presidenza della Repubblica di Bosnia Erzegovina. "Una
mossa propagandistica a fini politici, con effetti illegali",
secondo l'ambasciatore Barry, il referendum, chiamato da Jelavic
"Congresso nazionale pancroato", che si terrà nella cittadina di
Novi Travnik. Certo non vi si recheranno tutti i 500mila croati
della Bosnia, la cui "monoliticità" è da tempo frantumata, come
ha dimostrato lo scarso pubblico al comizio dei massimi dirigenti
dell'Hdz bosniaco-erzegovese a Tomislavgrad.
Ai pochi presenti il vicepresidente dell'Hdz Marko Tokic ha
promesso l'unificazione alla Croazia dei territori bosniaci
abitati prevalentemente da croati, "realizzando le secolari
aspirazioni dei croati della Bosnia-Erzegovina a unirsi alla
Croazia, l'unica, eterna madrepatria". Un discorso accompagnato
dal saluto nazista-ustascia, poi il leader Jelavic ha invitato i
suoi connazionali a partecipare al referendum del 28 dove "diremo
quale Bosnia vogliamo". Vorrebbero la "terze entità", uno
staterello croato bosniaco che un domani dovrebbe unirsi alla
Croazia.
L'Hdz bosniaco-erzegovese, rinverdendo le radici di tipo
ustascia, è un movimento nazionalista isolazionista pancroato
che, facendo leva sul vittimismo, la "croaticità minacciata",
tende a radicalizzare la lotta politica, alimentando le occasioni
di un terrorismo mai spentosi in quelle regioni. Stavolta però,
questa politica potrebbe portare al suicidio dell'Hdz. Oltre a
trovarsi il vuoto alle spalle da parte del governo di Zagabria,
l"Hdz bosniaca dovrà fare i conti con la disastrosa situazione
economica nei territori dell'Erzegovina in cui governano i
gerarchi neoustascia, con il crollo dell'Hdz-madre in Croazia, e
con il mutato clima politico nei Balcani - dove inarrestabile è
l'avanzata dei socialdemocratici anche nei territori abitati dai
croati.
Il più grande partito multinazionale ha costituito ultimamente le
proprie organizzazioni nella maggior parte delle città
dell'Erzegovina, già raccaforte dell'Hdz: nella regione "croata"
dell'Erzegovina spera di raccogliere l'11 novembre il 30% dei
voti, e nella parte "serba" almeno il 10%. La stessa percentuale
dovrebbe registrarsi sull'intero territorio della Repubblica
serba di Bosnia. L'"uomo forte" del partito socialdemocratico
subito dopo il leader Lagumdzija, Ivo Komsic (di etnìa croata),
in un recente comizio ha detto: "Il partito Sda di Izetbegovic
non è più un avversario di rilievo, è in sfacelo; ora dobbiamo
sbaragliare l'Hdz. Alle elezioni dell'11 novembre i cittadini
della Bosnia-Erzegovina strapperanno lo Stato dalle mani dei
ladri".