Le aperture del "Caro Leader"

PIERGIORGIO PESCALI - DI RITORNO DA PYONGYANG

NORDCOREA-USA
Le aperture del "Caro Leader"
PIERGIORGIO PESCALI - DI RITORNO DA PYONGYANG


Kim Il Sung, il padre fondatore della Corea del Nord, il "Grande Leader", è morto l'8 luglio del 1994. Quel giorno di sei anni fa, apriva interrogativi ben più pressanti: data per scontata la successione al potere di Kim Jong Il, ci si accorse improvvisamente di quanto fosse sconosciuto il "Caro Leader". I mass media di mezzo mondo riempivano pagine di aneddoti biografici. Così Kim Jong Il poteva essere dipinto come un alcolizzato all'ultimo stadio, per poi trasformarsi all'improvviso in un genio della politica, timido e introverso, morigerato nella vita privata e disponibile ai cambiamenti sociali imposti dai tempi.
Alcuni analisti ipotizzavano anche un colpo di stato incruento all'interno del Partito da parte dei militari, che avrebbero relegato Kim Jong Il ad un ruolo secondario o addirittura subalterno ad essi.
Oggi, dopo sei anni di governo, è possibile analizzare i risultati ottenuti dalla gestione del "Caro Leader". "Che sono sorprendentemente positivi, dal punto di vista politico", mi dice Kim Woon-kyu, Presidente della "Hyundai Engineering and Costruction", il chaebol sudcoreano presente nel Nord con un complesso turistico nella regione di Kumgang e che spera di installare nella Corea del Nord i suoi stabilimenti produttivi. Il consolidamento e il riconoscimento della leadership di Kim Jong Il a Pyongyang, non è mai stato scontato, come molti media occidentali assicuravano. Solo con un'accorta politica di avvicendamento di persone a lui fedeli nei posti chiave dell'esercito e del Partito dei Lavoratori, il Caro Leader ha potuto evitare di essere estromesso.
"Per salire i gradini del potere in un Paese come la Corea del Nord, non basta avere il pedigree di famiglia", afferma Noriyuki Suzuki, direttore di Radiopress, l'agenzia giapponese che monitorizza ed analizza tutti i dispacci e i comunicati ufficiali di Pyongyang, "La concorrenza al posto di segretario generale del Partito era spietata e sarebbe bastato un minimo passo falso perché Kim fosse spodestato. Un pazzo o un burocrate robotizzato non avrebbe certo potuto giocare le sue carte con oculata saggezza come ha fatto lui",
Sulla stessa linea è il parere di uno dei maggiori analisti sudcoreani del Nord, Lee Jong Suk dell'Istituto Sejong di Seoul: "Leggendo gli articoli dei mass media occidentali sembrava che si stesse giocando una partita a scacchi tra concorrenti a cui erano rimasti solo i pedoni e Kim Jong Il, che aveva a disposizione la Regina, le Torri, i Cavalli e gli Alfieri. In realtà la successione non è mai stata sicura e sono note le divisioni all'interno della famiglia stessa di Kim Il Sung, con la potente alleanza tra la seconda moglie del Grande Leader, Kim Song Ae che premeva per favorire il suo figlio naturale, Kim Pyong Il e il fratello di Kim Il Sung, Kim Yong Ju. Il fatto che Jong Il sia riuscito a sconfiggere le opposizioni gioca a favore della sua abilità come politico".
E' comunque opinione di tutti gli osservatori che la Corea del Nord ha imboccato la via d'uscita dall'isolamento internazionale a cui era, volontariamente o no, relegata. Il principale catalizzatore di questa apertura è stata la carestia che per tre anni, dal 1995 al 1997, ha decimato i raccolti di grano e riso, ma non c'è dubbio che i segni premonitori del nuovo corso nordcoreano si erano già presentati mesi prima, con l'accordo nucleare con gli Stati Uniti nel 1994, che aveva garantito la fornitura di ingenti quantità di combustibile e la costruzione di nuovi reattori nucleari più moderni e sicuri.
Dalla firma di quel trattato, conclusasi poche settimane dopo la morte del padre, Kim Jong Il si è guadagnato sempre più la stima e la simpatia dei governi amici e non: ha allacciato relazioni con Giappone, Australia, Canada, USA, Italia e, naturalmente, soprattutto con la Corea del Sud, riaprendo l'ufficio di rappresentanza a Panmunjom, incontrando il Presidente sudcoreano Kim Dae-jung, organizzando gli incontri tra le famiglie coreane divise dalla guerra. Da parte loro gli Stati uniti hanno finalmente tolto parte delle sanzioni in vigore dal 1953 ed il 30 luglio il Segretario di Stato Madeleine Albright, ha sostenuto la candidatura della Corea del Nord al Fondo monetario internazionale e alla Banca Mondiale.
Ma basta l'appoggio internazionale per garantire al leader nordcoreano il mantenimento delle redini del governo? Se da una parte la dirigenza attualmente al vertice a Pyongyang ha bisogno di un riconoscimento esterno, dall'altro questo potrebbe volere come contropartita la diminuzione delle spese militari e dell'esportazioni di missili, esponendo Kim Jong Il al rischio di un indebolimento interno. "E questo - dice Suh Jae Jean, capo analista dell'Istituto di Ricerca sull'Unificazione Nazionale di Seoul, - non è conveniente per nessuno dei Paesi che si affacciano sul Pacifico".
Una guerra, per di più nucleare, non è ipotizzabile, ma oggi le guerre non si fanno solo con le armi.

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