I disonesti paperoni di Zagabria

GIACOMO SCOTTI - FIUME

I disonesti paperoni di Zagabria
Indagine sulle enormi ricchezze dei Tudjman, accumulate sotto la dittatura del "Supremo"
GIACOMO SCOTTI - FIUME

Promossa da una commissione parlamentare, in Croazia è in corso un'indagine conoscitiva per appurare l'origine eventualmente illecita del patrimonio accumulato nel giro di pochi anni dalle 200 famiglie più ricche del paese, che il defunto dittatore Franjo Tudjman nei suoi discorsi considerava "il fondamento della prosperità dell'intera nazione". Sulla scia di questa indagine, alcuni giornali hanno indicato la famiglia più ricca: è quella di Tudjman - la vedova Anka, i figli Miroslav, Stjepan e Nevenka e il nipote Dejan Kosutic. Secondo il quotidiano Novi List di Fiume, il patrimonio accumulato dai Tudjman nei dieci anni di dittatura del "Supremo" vale intorno ai 700 milioni di dollari.
Ankica Tudjman, vedova del "Supremo", dispone di undici libretti bancari in valuta estera e cinque in valuta nazionale; del palazzo in cui vive del valore di 3 milioni di dollari (fu acquistato nel 1992 per soli 214 mila marchi tedeschi), di una villa negli Stati uniti e di una seconda a Nizza, ambedue acquistate all'epoca della dittatura di suo marito. Infine, Anka Tudjman dispone senza alcun controllo di incalcolabili mezzi finanziari della Fondazione "Bambini della Croazia", un'organizzazione "umanitaria" di cui è presidentessa. All'epoca in cui suo marito era onnipotente, costrinse le principali banche del paese ad acquistare per somme favolose, a "beneficio della Fondazione umanitaria", le croste dipinte da sua figlia Nevenka.
Miroslav Tudjman, primogenito del dittatore, è docente universitario. Dice che il denaro non lo ha mai interessato, e di vivere dello stipendio di professore: ma è riuscito ugualmente a costruirsi una lussuosa villa sull'isola di Brazza in Dalmazia, dove trascorre i mesi estivi. Dice di essersela costruita con lo stipendio percepito per diversi anni di seguito quale capo dei servizi segreti della presidenza.
A differenza del fratello intellettuale, Nevenka Tudjman, detta Seka, è un'affarista di prim'ordine. Prima che il padre salisse al potere era un'umile impiegata, poi si è sfrenata: cominciò, col sostegno del ministero della Difesa, impossessandosi di lussuosi negozi nel centro di Zagabria; fondò l'azienda "Netel", poi la "Kornet" ed altre; ha le mani in pasta in centinaia di affari ed ha guadagnato somme favolose anche per "risarcimento di danni morali" intentando cause civili contro giornali dell'opposizione che di volta in volta rivelavano episodi della sua carriera, facendoli condannare dai tribunali di regime. Era la beniamina del "Supremo".
Stjepan Tudjman, terzogenito di Franjo, era un impiegatuccio presso un'azienda agricola, scansafatiche ed ozioso, passava il tempo libero giocando a carte. Salito al potere il padre, divenne direttore dell'azienda "Domovina" (La Patria) specializzata nella produzione e commercio di distintivi, emblemi, bandiere ed altri oggetti "patriottici". Fu il primo dei Tudjman a "convertirsi" al cattolicesimo, in età più che matura, battezzandosi, cresimandosi e sposandosi (con una donna di 24 anni più giovane di lui) secondo il rito della romana chiesa; nel 1994 ampliò l'attività nel campo dell'industria alberghiera, diventando proprietario di una catena di bar e caffetterie nella capitale. Estesi poi gli affari al commercio di generi alimentari, assunse la rappresentanza in Croazia di una corporation Usa; gestisce alberghi in varie località, è proprietario di una cava, ha fondato la casa cinematografica "Patria film", ha messo le mani su una tv privata e... continua a giocare alle carte.
Dejan Kosutic, figlio di Nevenka: quando suo nonno prese il potere, era uno svogliato studente universitario e subito abbandonò gli studi per convertirsi agli affari. Cominciò commerciando con succhi di frutta; poi costruì e gestì un campo di tiro a segno, estendendo nel contempo il commercio ai ferri da stiro ed altri articoli; infine ha fondato una delle più potenti banche della Croazia, la "Kapitol Banka". Appassionato di motociclette di grossa cilindrata, raggiungeva i circuiti di gara in elicottero, accompagnato dalla nonna, a spese dello stato. Ama farsi chiamare "il piccolo Berlusconi".

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