Croazia a caccia di stragisti
Gospic, la città di Milan Levar dilaniato in un attentato
terroristico di marca fascista due settimane fa, la città nella
quale furono massacrati centinaia di civili serbi fra l'autunno
'91 e la primavera '92, è presidiata da reparti speciali di
polizia che danno la caccia agli assassini del supertestimone
d'accusa del Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di
guerra. Il primo ministro Racan, interrogato in merito, ha
ribadito che "piaccia o no, la Croazia diventerà uno Stato di
diritto", e che il governo di centro-sinistra è determinato a
combattere il terrorismo e assicurare alla giustizia i criminali.
"E' un processo che nessuno potrà più fermare", ha aggiunto.
Arrestati generali e capi dei servizi segreti per i massacri a
Gospic e in Bosnia
GIACOMO SOTTI -
ZAGABRIA
Si sono appresi anche i primi risultati dell'operazione congiunta
delle forze di polizia civile e militare: tredici persone, fra
cui il generale Tihomir Oreskovic, sono state arrestate e
incarcerate nella notte fra lunedì e martedì - sospettate di
essere implicate nell'assassinio di Levar. Tihomir Oreskovic fu
più volte indicato da Levar come il mandante e in certi casi
l'esecutore delle stragi nella città in cui egli comandava il
cosiddetto "staff di crisi" nel 1991. Fra gli altri arrestati
troviamo: Milan Karic, ufficiale dei servizi segreti Sis
, e gli ufficiali in congedo dell'esercito croato Ivan Rozic
e Ivica Cacic.
Gli arresti fanno seguito a un'ampia indagine in atto da due
settimane, nel corso della quale sono state interrogate a Gospic
più di 300 persone. Pare che l'operazione di polizia abbia
incontrato resistenze, anche armate, perché in città sono
riecheggiate sparatorie nel corso della notte. La presenza fra
gli arrestati di alcuni agenti segreti conferma tutti i sospetti
che l'attentato dinamitardo di Gospic, e la protezione goduta per
anni e fin in questi ultimi giorni dagli autori delle stragi nel
corso della guerra e dopo, siano stati organizzati dagli uomini
dei servizi speciali di Tudjman rimasti a operare nelle strutture
dello Stato, della polizia e dell'esercito anche dopo la morte
del dittatore e la vittoria delle forze democratiche.
Da fonti bene informate apprendiamo che nel corso dell'operazione
"Gospic", perquisendo le abitazioni degli arrestati, sono stati
rinvenuti notevoli quantitativi di armi e munizioni. Tutti gli
arrestati avevano partecipato alla "guerra patriottica"
distinguendosi per la loro ferocia. All'indomani dell'assassinio
di Levar, intervistato da giornalisti, il generale Oreskovic
commentò l'attentato così: "E' morto? Bene, mi aveva cacato il
c...". In segno di solidarietà con gli assassini, il sindaco
tudjmaniano di Gospic disertava i funerali di Levar, e l'intera
popolazione seguiva il suo esempio. Al rito funebre, con i
familiari, c'erano una ventina di persone in tutto.
Insieme a Oreskovic, il massimo responsabile militare di Gospic
all'epoca della sanguinosa "caccia al serbo" tra il '91 e il '92
era il generale Mirko Norac: anch'egli accusato per le stragi da
Milan Levar. Nelle retate delle ultime ore pare che anche lui sia
stato arrestato, ma poi rilasciato.
Parallelamente all'operazione "Gospic" collegata all'assassinio
di Levar, in varie città della Croazia - a Zagabria, Karlovac e
nel territorio di Knin (ex Krajina) - le forze speciali di
polizia stanno procedendo alla cattura di una mezza dozzina di
presunti criminali di guerra le cui azioni portano a stragi
compiute dai miliziani croati in Bosnia. A Karlovac è stato
arrestato il generale Ivan Andabak, che comandò reparti dell'Hvo,
l'esercito croato che operò in Bosnia tra il 1992 e il 1995; a
Knin è finito in manette Ignac Kostroman, ex vicepresidente del
partito tudjmaniano (Hdz) in Bosnia-Erzegovina. Entrambi
ricercati dal Tribunale dell'Aja.
Già nel 1998 il settimanale di Sarajevo Slobodna Bosna
informò che il nome di Andabak figurava in un lungo elenco di
persone ricercate dal Tribunale dell'Aja per crimini di guerra.
Si trattava in verità di 18 nomi, fra cui Mladen Naletilic-Tuta e
Vinko Martinovic, già all'Aja in attesa del processo. Un altro
noto personaggio dell'elenco è il generale Milivoj Petkovi, che
oggi vive a Zagabria.
Pare che a carico di Andabak vengano messi i massacri compiuti
dai miliziani dell'Hvo sotto il suo comando contro i musulmani
della Bosnia-Erzegovina nel corso del '92-'93. Il generale
Andabak ha alle spalle un lungo passato di terrorista
neoustascia. Fuggì dalla Jugoslavia all'età di 17 anni in
Germania dove raccolse diversi fuoriusciti anticomunisti,
arruolandoli nell'organizzazione terroristica "Fratellanza
rivoluzionaria croata". Poi passò in Canada, servì nell'esercito
di quel paese, quindi tornò in Germani e a Capodanno del 1972
organizzò un attentato contro l'agenzia della compagnia aerea
jugoslava a Francoforte, incendiandola. Seguirono altri atti
terroristici, cui partecipò anche Mladen Naletilic-Tuta. Ambedue
furono chiamati in patria da Tudjman che li promosse generale e
colonnello affidandogli compiti "speciali" in Bosnia.
Prima di Andabak e Kostroman, la polizia aveva arrestato nei
dintorni di Zara, dove si nascondevano da sette anni in una "casa
sicura" sotto false generalità procurategli dai servizi segreti
del passato regime, due di sei ufficiali croati sospettati di
essere i veri artefici e responsabili della strage di Ahmici
(Bosnia centrale), dove la mattina del 16 aprile 1993 furono
massacrati 116 civili musulmani e rasi al suolo i loro villaggi.
Si tratta di Anto Sliskovic e Tomo Vlajic, ex dirigenti dei
servizi segreti dell'Hvo, all'epoca operanti a Kiseljak, sede del
quartier generale delle milizie manovrate in Bosnia da Zagabria.
Lapolizia sta dando la caccia agli altri quattro - i colonnelli
Pasko Ljubicic, Vlado Cosic, Miroslav Brale Cicko e Sjano
Antonovic -ancora latitanti e coperti da generalità false, ma
almeno due di loro, Cosic e Ljubicic - sotto i nomi di Ivan
Vuleta e Toni Rajic - dovrebbero trovarsi ancora sul territorio
di Zara dove è in corso la vasta operazione di rastrellamento
condotta da reparti della polizia speciale di Zagabria e Zara.
Da un comunicato della questura zaratina si apprende che l'azione
per la cattura dei latitanti è stata intralciata da "interventi
di singoli funzionari" annidati nelle istituzioni statali, che
"hanno mantenuto contatti con i ricercati aiutandoli nella fuga e
nella ricerca di nascondigli".
Al riguardo, alcuni giorni fa il premier Racan ebbe ad ammettere
che - a nove mesi dall'insediamento al governo - l'esapartito di
centro-sinistra non era riuscito ancora ad assumere il pieno
controllo sui servizi segreti. Nelle strutture dei ministeri
dell'interno e della difesa, gli agenti di Tudjman pullulano. Per
questo i massimi responsabili dei due dicasteri sono impegnati da
qualche giorno in un'opera di riorganizzazione, soprattutto nelle
file della polizia e in primo luogo nei vertici delle questure,
dei commissariati e dei servizi speciali. Che qualche risultato
sia stato già ottenuto lo dimostrano gli arresti delle ultime
ore. Ma anche gli ostacoli continuano a farsi sentire.