La destra slovena si rifa il trucco

GIACOMO SCOTTI

La destra slovena si rifa il trucco
Nasce un nuovo partito conservatore: ma alle elezioni d'ottobre ora è favorito il centrosinistra
GIACOMO SCOTTI

In Slovenia succede un fatto strano: governa un governo inesistente, un governo di destra con una destra in frantumi. Il governo provvisorio del premier Andrej Bajuk resta al potere nonostante sia stato sconfitto recentemente in parlamento sulla legge elettorale, perdendo la maggioranza peraltro risicata che in assemblea gli aveva permesso di ottenere l'investitura, qualche mese addietro, con due soli voti in più sul piatto della bilancia. Resta in piedi perché dall'opposizione nessuno ne ha chiesto le dimissioni visto che si avvicina rapidamente il giorno delle elezioni parlamentari fissate per il 15 ottobre. Resta in piedi e vivacchia (andando avanti a forza di decreti ministeriali grazie ai quali gli uomini della destra stanno occupando le poltrone di tutti gli enti statali) nonostante fra i ministri che lo compongono e i partiti che dovrebbero sostenerlo sia scoppiata una vera guerra. Al punto che il presidente del governo e il ministro degli esteri Lojze Peterle, che è anche leader del Partito popolare cristiano, hanno creato un partito nuovo, denominato "Nuova Slovenia", alla cui testa intendono presentarsi alle elezioni e che ieri ha avviato il suo congresso costitutivo.
Adesioni, però, non ne sono venute: e il fatto è grave specie per Peterle, cui hanno voltato le spalle tutti i democristiani, il partito da lui stesso fondato e che ha finora guidato. Per quanto riguarda Bajuk, siamo in presenza di un banchiere latino-americano che ha cercato di far carriera politica cominciando subito dall'alto, ma fallendo quasi subito, restando anche lui completamente isolato politicamente e con un partito per ora inesistente. Una circostanza, questa, che è il miglior giudizio su questo governo transitorio sloveno guidato da uno slavo-argentino, che - arrivato come un "salvatore" da oltre oceano - tuttora alloggia a Lubiana (albergo "Slon") con un documento di residenza provvisoria. Potrebbe anche non essergli rinnovato allo scadere di quest'anno.
Per ciò che riguarda il clima generale, dice un autorevole commentatore politico sloveno, Ivo Botteri: "La più violenta battaglia politica attualmente in corso in Slovenia avviene fra i partiti governativi e non fra quelli dell'opposizione e quelli al governo". E il più feroce fra i contendenti è il ministro della difesa Janez Jansa, leader del partito socialdemocratico (ad onta del nome, il partito più destrorso del paese). divenuto famoso in questi ultimi anni per i suoi intrighi e macchinazioni politiche, Jansa punta chiaramente alla leadership dell'intera destra e, quindi, della presidenza di un nuovo governo che dovrebbe uscire dalle prossime elezioni. Il guaio è che la destra, nel suo insieme, va perdendo terreno sempre di più, giorno dopo giorno.
Lo "straniero slavo-argentino", come il premier Bajuk viene chiamato a Lubiana (strano capo di governo, che insieme alla cittadinanza slovena ereditata dal padre fuoriuscito politico anticomunista, mantiene quella argentina, acquisita per nascita e lunga residenza) ha annunciato che "Nuova Slovenia" nascerà ufficialmente dal congresso costitutivo, iniziato ieri. La domanda che si pone a questo punto è: ce la farà un partito che non è riuscito a raccogliere finora le prescritte 2.000 adesioni iniziali a diventare veramente un fattore politico nel giro di due mesi? E quanti degli 88 seggi disponibili in parlamento (altri 2 spettano alle minoranze nazionali italiana e ungherese) riuscirà a conquistare? Bajuk e Peterle hanno troppo lavoro da fare in pochissimo tempo e con pochissimi sostenitori. La destra slovena, questo è certo, si è spappolata, il centro-sinistra è più forte di quattro mesi fa, quando dovette cedere il timone governativo.

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