Tre generali croati alla sbarra
Tre generali croati i cui nomi (insieme ad altri due-tre
pari grado) spuntano fuori da anni ogni qualvolta il discorso
cade sulle responsabilità per i crimini di guerra compiuti
dall'esercito di Tudjman nel corso dell'"Operazione Tempesta"
nell'ex Krajina, entro la fine di agosto dovranno far le valige
e, con o senza manette ai polsi, presentarsi davanti ai giudici
del Tribunale internazionale dell'Aja. Si tratta di Ivan Cermak,
Ante Gotovina e Mirko Norac: il processo istruttorio nei loro
confronti si è concluso tre mesi fa e l'atto di accusa sarà
presentato alla Corte dai giudici istruttori nelle prossime
settimane, "quando in Croazia ci saranno meno possibilità per le
forze di estrema destra di mobilitarsi e inscenare manifestazioni
di protesta contro il governo" di Zagabria, come ha detto un alto
funzionario molto vicino al Tribunale. La medesima fonte ha
fornito le notizie di cui sopra al settimanale spalatino
Feral Tribune.
Per i massacri nell'ex Krajina il tribunale dell'Aja
incrimina gli ufficiali di Tudjman
GIACOMO SCOTTI -
ZAGABRIA
Secondo la procura del Tribunale per i crimini di guerra nell'ex
Jugoslavia, presieduta dalla svizzera Carla Del Ponte, gli ordini
di arresto per i tre generali saranno spiccati immediatamente
dopo la visita a Washington del presidente e del premier croati,
Stipe Mesic e Ivica Racan, il 9 e 10 agosto.
I generali Cermak, Norac e Gotovina dovranno rispondere di
crimini compiuti nell'ex settore sud della Krajina e cioè sul
territorio della Lika, alle spalle della Dalmazia, dove i
massacri della popolazione civile di etnia serba furono ben più
numerosi che nel settore nord e le abitazioni furono distrutte
sistematicamente, quasi tutte. I crimini che ricadono sui tre
generali, secondo l'accusa, sono appunto l'uccisione dei civili
di etnìa serba durante ma anche dopo la conclusione delle
operazioni militari. Nei soli quattro giorni dell'"Operazione
Tempesta", stando alla Croce rossa jugoslava, sarebbero state
massacrate alcune migliaia di persone delle quali 2700 risultano
"disperse", non essendo stati ritrovati ancora i loro cadaveri.
A proposito dell'"Operazione Tempesta" e della Krajina ricordiamo
che alcuni giorni addietro il Comitato croato di Helsinki per i
diritti umani ha presentato una dettagliata denuncia sul massacro
di circa 300 civili serbi nel settore nord di quella regione, sui
territori delle provincie della Banovina e del Kordun, dove
comunque uccisioni, rapine e incendi di case furono meno numerosi
che nel settore sud. Su quest'ultimo settore un rapporto del
Comitato di Helsinki fu presentato nell'aprile dello scorso anno.
Purtroppo né le autorità tudjmaniane del tempo né quelle odierne
hanno fornito spiegazioni sui responsabili di quegli eccidi,
cominciati nell'estate 1995, continuati per tutto il 1996 e per
buona parte del 1997.
Come il secondo rapporto del 21 luglio 2000, anche il primo
dell'aprile 1999 fu inviato a tutte le istituzioni statali della
Croazia, agli organi della magistratura e al Tribunale
internazionale dell'Aja. Il ministero degli interni croato non si
è ancora preoccupato di verificare i fatti denunciati per
individuare esecutori dei crimini, mandanti e circostanze.
Sia al tempo del regime nazionalistico che dopo, le forze
dell'estrema destra croate hanno sempre contrastato qualsiasi
iniziativa che portasse alla scoperta dei responsabili,
dichiarando che "non si può permettere di criminalizzare la sacra
guerra patriottica". Lo stesso avvocato di stato che ha il
compito istituzionale di avviare le indagini dichiarò alla fine
di maggio dello scorso anno che "bisogna rispettare la dignità
dell'uniforme e dei patrioti croati", e con questo pretesto
finora tutto è stato messo a tacere. Fu addirittura inventato uno
slogan, ripetuto in tutti i raduni dei veterani della "guerra
patriottica", che diceva: "Nessuno osi toccare i generali
dell'esercito croato!". Staremo a vedere che faranno i
neo-ustascia e i "veterani" ora che tre di questi generali
saranno toccati.