Fantasmi di Krajina

GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

Fantasmi di Krajina
Un nuovo rapporto croato sui massacri di civili compiuti nell'agosto '95 dall'esercito di Zagabria durante la "riconquista" della Krajina
GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

Il Comitato croato di Helsinki (Hho) per i diritti umani ha pubblicato un elenco nominativo di 267 civili uccisi e/o scomparsi nel nulla nel corso dell'Operazione Tempesta (4-6 agosto 1995) e nei giorni immediatamente successivi alla penetrazione dell'esercito croato nel territorio dell'ex Krajina, una regione che fino a quell'epoca era prevalentemente abitata da cittadini croati di religione ortodossa e di etnia serba. Poi fu il deserto.I nomi delle vittime vengono forniti nel quadro di una dettagliata descrizione (150 pagine suddivise in otto capitoli) degli eccidi avvenuti prima che quel territorio venisse affidato all'amministrazione civile nella seconda metà di agosto. Nel presentare ai giornalisti questo ennesimo "libro nero" dei misfatti del regime di Tudjman, gli autori hanno precisato alcune cose importanti.
Primo, fra le vittime non sono compresi i civili morti sotto i bombardamenti delle artiglierie e dei carri armati nel corso delle operazioni belliche, né quelli rimasti uccisi sotto i bombardamenti aerei e dei carri armati sulle colonne dei profughi, come quella che si trovò a transitare tra il 6 e il 9 agosto sulla strada Topusko-Dvor, venendo a trovarsi tra fuochi incrociati. E questo perché - ha detto l'esponente dell'Hho Zasrko Puhovski, filosofo e professore universitario, "non li consideriamo vittime di crimini di guerra, anche se sappiamo bene che in alcuni casi il fuoco sulle colonne dei profughi fu deliberatamente aperto con i mortai dai reparti croati".
Secondo, l'indagine riguarda unicamente il "Settore Nord" dell'ex Krajina e quindi il numero delle vittime va ad aggiungersi a quello di un precedente elenco di alcune centinaia di massacrati fornito lo scorso anno dallo stesso Comitato per il "Settore Sud".
Terzo, la relazione si limita, come accennato all'inizio, a un breve periodo di una quindicina di giorni, mentre i massacri compiuti successivamente da bande paramilitari di neoustascia ed altri "vendicatori" continuarono per circa due anni: fin quando ci furono case di serbi da saccheggiare e da incendiare, e civili serbi da ammazzare - le poche migliaia di vecchi e ammalati rimasti nel territorio.
Infine, come il precedente, questo elenco riporta i nomi delle vittime che è stato possibile identificare; ulteriori indagini, sempre per il Settore Nord e limitatamente all'agosto '95, potrebbero portare a trecento il numero dei massacrati. Lo ha detto Bozica Ciboci, collaboratrice di Puhovski nell'Hho.
Questa ennesima relazione sui massacri riguarda il territorio di undici comuni, dei quali cinque erano totalmente inseriti nella cosiddetta "Repubblica serba di krajina" separatasi dalla Croazia sul finire del 1991 (Kostajnica, Dvor, Glina, Vojnic e Gvozd) ed altri sei che ne fecero parte parzialmente: Karlovac, Duga Resa, Ogulin, Slunj, Petrinja e Sisak. Per decisione dell'Onu e per impedire eccidi ai danni della popolazione, all'inizio del 1992 in quei territori fu inviato un contingente di truppe internazionale (Unprofor) che fu travolto all'inizio di agosto '95 dalle truppe di Tudjman in quell'operazione che - si seppe già allora - era stata programmata e fu eseguita con l'aiuto di generali americani e con il consenso degli Stati uniti.
Zarko Puhovski ha spiegato che le vittime civili indicate nell'elenco furono uccise "per odio nazionale e per abietti motivi di rapina" mentre si trovavano ancora nelle loro case, nel corso dei primi saccheggi, o furono prese deliberatamente di mira dai soldati croati mentre fuggivano per raggiungere le colonne dei profughi. I soldati separavano dalle loro famiglie i maschi (si parla sempre di civili) che venivano portati via, dopodiche di essi si perdeva ogni traccia.
"Questi crimini - ha detto Puhovski - sono crimini croati, e continueranno a pesare sulla coscienza di tutti i croati fino a quando le autorità della Croazia non indicheranno responsabilità individuali, fornendo nomi e cognomi degli assassini, e fino a quando i colpevoli non saranno stati processati. Finora, purtroppo, né le autorità del precedente regime né quelle attuali hanno fatto sapere quante e quali persone sono state processate per questi delitti".
Come risulta dalle testimonianze raccolte dai ricercatori dell'Hho (che hanno speso tre mesi nelle ricerche), a compiere la maggior parte dei crimini furono uomini che vestivano l'uniforme dell'esercito croato; sono stati registrati anche casi di assassini di civili croati e serbi compiuti nel territorio del Comune di Dvor da bande paramilitari serbe. Nel medesimo territorio uccisero civili e si diedero al saccheggio anche militari musulmani del V Corpo d'armata bosniaco che avevano varcato il confine.
Coloro i quali accusano l'Hho di voler "criminalizzare la guerra patriottica" e di "reinterpretare la storia" (i neoustascia) operano in realtà - ha detto Puhovski - per occultare i crimini di guerra e i loro responsabili. Da ricercare proprio nelle file di questi "superpatrioti".

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