Slovenia, vento revisionista
FASCISTI Governo e chiesa cercano la riabilitazione delle milizie
pro-nazi
GIACOMO SCOTTI -
FIUME
La rivolta delle sinistre e delle altre forze democratiche
slovene è stata provocata, tra l'altro, da un discorso
pronunciato dall'arcivescovo di Lubjana e primate della chiesa
cattolica slovena France Rode, il quale si è presentato a
braccetto con caporioni fascisti vecchi e nuovi a una cerimonia
commemorativa svoltasi a Kocevski Rog. Qui, nella seconda guerra
mondiale, in un combattimento tra formazioni partigiane e i
domobrani, questi subirono durissime perdite. Nel suo discorso,
l'arcivescovo ha esaltato il "sacrificio" dei domobrani,
paragonandolo al "martirio dei santi". "Essi hanno sacrificato le
loro vite - ha detto - per cementarle nelle fondamenta della
civiltà europea e della chiesa di Cristo"!
Nel contesto ha pure rievocato la figura di Grigorje Rozman,
arcivescovo di Lubjana durante la seconda guerra mondiale,
stretto collaboratore delle autorità italiane di occupazione
della "Provincia di Lubiana" e fondatore delle milizie fasciste -
i domobrani, appunto - usate nella lotta contro i "banditi
comunisti", come venivano etichettati i combattenti della
Resistenza. Quelle milizie, organizzate da Rosman, addestrate
dagli ufficiali della Mvsn di Mussolini ed armate dai tedeschi,
oggi vengono benedette e santificate dall'arcivescovo Rode al
cospetto degli anziani superstiti e dei continuatori.
Polemizzando con Rode, lo storico Anton Bebler, professore di
scienze politiche all'università di Lubjana e presidente
dell'associazione "Consiglio atlantico sloveno", ha dichiarato
che l'arcivescovo ha falsificato i fatti storici ed offeso la
memoria dei partigiani cattolici caduti per la libertà della
patria combattendo nei ranghi della Resistenza antifascista;
molti di loro furono massacrati dai domobrani. Bebler ha tenuto
il suo discorso durante un raduno di veterani partigiani sul
monte Triglav (Tricorno), al quale ha preso parte anche il capo
dello stato Milan Kucan. Bebler ha ricordato che perfino un
ministro sloveno del governo monarchico jugoslavo in esilio a
Londra nella seconda guerra mondiale, Izidor Cankar, ebbe a
denunciare nel 1944 i domobrani come traditori, "vergogna del
popolo e della chiesa slovena". E quel ministro, ha notato, era
un feroce anticomunista.
Da tempo in Slovenia le alte gerarchie della chiesa cattolica
conducono una politica filofascista, osteggiando i governi
democratici; anche perché questi non hanno ceduto alle pretese
dell'arcivescovo Rode di imporre un concordato che obbligasse lo
stato a restituire alla chiesa tutti i beni nazionalizzati
durante il regime di Tito. Va ricordato che in Slovenia la chiesa
era proprietaria di quasi tutti i boschi; con la loro
restituzione la chiesa cattolica diverrebbe il più grande
latifondista del paese. A causa di questi attriti, le gerarchie
cattoliche hanno provocato recentemente la caduta del governo di
centro-sinistra di Drnovsek e la costituzione del governo di
centro-destra, il cui premier Bajkuk, figlio di fuoriusciti
politici anticomunisti e vissuto per gran parte della sua vita
all'estero, viene accusato da più parti di simpatie per
l'ideologia fascista. Suo padre era stato domobrano.