La banda degli habaneri
NG, l'orchestra più amata e ostacolata, in concerto a Milano
MARCELLO LORRAI -
MILANO
Potrebbe sembrare soltanto una simpatica trovata, ma la formula è
il ritornello di Santa Palabra, uno dei cavalli di
battaglia della formazione guidata da Cortes, un brano che nel
decennio scorso a Cuba fece epoca, e non fu gradita da tutti,
perché invitava ad uscire allo scoperto i seguaci della santeria.
Non a tutti piacque neppure la rivisitazione che Ng La Banda fece
di Que Viva Chango: fin che rimaneva una vecchia,
gloriosa canzone interpretata dalla leggendaria Celina Gonzales
si poteva far finta che fosse un innocuo residuato di tradizione,
ma che fosse una orchestra le cui iniziali stanno per Nuova
Generazione a riesumare con una travolgente versione l'evviva a
Santa Barbara significava che le campagne per l'ateismo avevano
lasciato qualcosa più che delle sacche di resistenza.
La rivendicazione delle pratiche legate all'universo degli
orishas non è stato l'unico motivo della popolarità di NG La
Banda, che raggiunse il suo culmine alla metà degli anni novanta.
Nessun gruppo cubano ha avuto la stessa capacità di rappresentare
il sentirsi habaneri tre decenni dopo la rivoluzione, l'orgoglio
di chi viveva nei barrios più caldi e proletari della capitale.
NG La Banda è la miscela di smagliante innovazione musicale, di
ironia, di humour e di realismo e critica sociale che ha aperto
la strada ad orchestre come quelle di Manolin El Medico de la
Salsa, Charanga Habanera, Paulito FG.
In un articolo pubblicato tempo addietro dal New York
Times e tradotto mesi fa dal settimanale
Internazionale, David Byrne sosteneva con lucida perfidia
che siccome gli occidentali hanno la paranoia dell'"autenticità",
ecco spiegato il motivo che soggiace al clamoroso successo dei
vecchietti di Buena Vista Social Club: visto che sono come minimo
ottuagenari devono essere "autentici" per forza. Insomma l'età
pensionabile come marchio di garanzia. Risultato: adesso la
musica cubana fatta da musicisti meno che vegliardi fa fatica a
trovare udienza. Come segnala giustamente Roberta Begnoni (Besito
de Coco) nell'ultima pagina del suo recentissimo Corazòn. Il
cuore della musica cubana (Minimum Fax), le orchestre di
musica cubana attuale sono da noi un frutto di stagione, che
sparisce a fine agosto, confinate nel ghetto degli appassionati
di salsa, mentre le star di Buena Vista Social Club possono
contare su costanti passaggi lungo tutto l'anno, spazi più
prestigiosi, bagni di folla, sostegno mediatico.
Anche se personalmente non può lamentarsi più di tanto (un album
di NG La Banda è da poco approdato alla collana Hemisphere,
pubblicata da una major), Cortes ha ragione a dire che non è
giusto che la musica come quella delle orchestre sul tipo di NG
La Banda abbia difficoltà a trovare spazio nel mercato
discografico internazionale. E a protestare perché Cuba è piena
di giovani talenti costretti per vivere a riciclare la musica di
altri tempi. C'è da questo punto di vista l'effetto negativo, con
relativa pressione turistica, del fenomeno Buena Vista, ma c'è
anche un certo ostracismo che la musica di NG e dei suoi epigoni
ha conosciuto in patria. Cortes ricorda che lui, per quanto
l'ufficialità non lo ami, è uno di quelli che potevano andarsene
e non se ne sono andati.
La timba, questo il nome del genere di NG, ha messo al passo dei
tempi la grande tradizione orchestrale cubana, con sonorità
aggiornate, arrangiamenti di grande presa ma anche molto
sofisticati, grazie alla straordinaria perizia tecnico-musicale
di Cortes e dei suoi. La timba di NG La Banda ha saputo incarnare
l'Avana profonda, nuova, giovane, spregiudicata. E autentica. Uno
dei più appassionanti prodotti musicali che gli anni novanta ci
hanno regalato. Meglio accorgersene subito, senza aspettare che
José Luis Cortes si incartapecorisca.