La banda degli habaneri

MARCELLO LORRAI - MILANO

La banda degli habaneri
NG, l'orchestra più amata e ostacolata, in concerto a Milano
MARCELLO LORRAI - MILANO

"I babalao di Cuba vogliono fare un regalo ai milanesi: e attraverso di noi vogliono darvi salute, fortuna e denaro". Siamo ad Isla Tropical, cioè ad Acquatica (periferia di Milano), un riferimento per chi vuole fare un'immersione nella musica da ballo cubana. José Luis Cortes mostra i movimenti che corrispondono a una serie di operazioni rituali: "Spogliati, levati il male di dosso, buttalo dietro le spalle, purificati, fratello mio".
Potrebbe sembrare soltanto una simpatica trovata, ma la formula è il ritornello di Santa Palabra, uno dei cavalli di battaglia della formazione guidata da Cortes, un brano che nel decennio scorso a Cuba fece epoca, e non fu gradita da tutti, perché invitava ad uscire allo scoperto i seguaci della santeria. Non a tutti piacque neppure la rivisitazione che Ng La Banda fece di Que Viva Chango: fin che rimaneva una vecchia, gloriosa canzone interpretata dalla leggendaria Celina Gonzales si poteva far finta che fosse un innocuo residuato di tradizione, ma che fosse una orchestra le cui iniziali stanno per Nuova Generazione a riesumare con una travolgente versione l'evviva a Santa Barbara significava che le campagne per l'ateismo avevano lasciato qualcosa più che delle sacche di resistenza.
La rivendicazione delle pratiche legate all'universo degli orishas non è stato l'unico motivo della popolarità di NG La Banda, che raggiunse il suo culmine alla metà degli anni novanta. Nessun gruppo cubano ha avuto la stessa capacità di rappresentare il sentirsi habaneri tre decenni dopo la rivoluzione, l'orgoglio di chi viveva nei barrios più caldi e proletari della capitale. NG La Banda è la miscela di smagliante innovazione musicale, di ironia, di humour e di realismo e critica sociale che ha aperto la strada ad orchestre come quelle di Manolin El Medico de la Salsa, Charanga Habanera, Paulito FG.
In un articolo pubblicato tempo addietro dal New York Times e tradotto mesi fa dal settimanale Internazionale, David Byrne sosteneva con lucida perfidia che siccome gli occidentali hanno la paranoia dell'"autenticità", ecco spiegato il motivo che soggiace al clamoroso successo dei vecchietti di Buena Vista Social Club: visto che sono come minimo ottuagenari devono essere "autentici" per forza. Insomma l'età pensionabile come marchio di garanzia. Risultato: adesso la musica cubana fatta da musicisti meno che vegliardi fa fatica a trovare udienza. Come segnala giustamente Roberta Begnoni (Besito de Coco) nell'ultima pagina del suo recentissimo Corazòn. Il cuore della musica cubana (Minimum Fax), le orchestre di musica cubana attuale sono da noi un frutto di stagione, che sparisce a fine agosto, confinate nel ghetto degli appassionati di salsa, mentre le star di Buena Vista Social Club possono contare su costanti passaggi lungo tutto l'anno, spazi più prestigiosi, bagni di folla, sostegno mediatico.
Anche se personalmente non può lamentarsi più di tanto (un album di NG La Banda è da poco approdato alla collana Hemisphere, pubblicata da una major), Cortes ha ragione a dire che non è giusto che la musica come quella delle orchestre sul tipo di NG La Banda abbia difficoltà a trovare spazio nel mercato discografico internazionale. E a protestare perché Cuba è piena di giovani talenti costretti per vivere a riciclare la musica di altri tempi. C'è da questo punto di vista l'effetto negativo, con relativa pressione turistica, del fenomeno Buena Vista, ma c'è anche un certo ostracismo che la musica di NG e dei suoi epigoni ha conosciuto in patria. Cortes ricorda che lui, per quanto l'ufficialità non lo ami, è uno di quelli che potevano andarsene e non se ne sono andati.
La timba, questo il nome del genere di NG, ha messo al passo dei tempi la grande tradizione orchestrale cubana, con sonorità aggiornate, arrangiamenti di grande presa ma anche molto sofisticati, grazie alla straordinaria perizia tecnico-musicale di Cortes e dei suoi. La timba di NG La Banda ha saputo incarnare l'Avana profonda, nuova, giovane, spregiudicata. E autentica. Uno dei più appassionanti prodotti musicali che gli anni novanta ci hanno regalato. Meglio accorgersene subito, senza aspettare che José Luis Cortes si incartapecorisca.

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