Due litri d'acqua
al fiume del Garda
Prima con la mascherina antigas a bordo di canoe, poi con un
messaggio lanciato in rete "Ridate l'acqua al Sarca", rimbalzato
come un tam tam per chiedere solidarietà e sostegno alla lotta
per la ripresa del più grande immissario del lago di Garda.
AMBIENTE Il 22 giugno "per salvare il Sarca"
NICOLETTA NOVELLO -
ARCO (Trento)
L'ultimo atto di protesta degli ambiental-canoisti trentini
contro lo sfruttamento dell'Enel ai danni delle acque del Sarca
ha visto arrivare in provincia centinaia di e-mail solidali
(l'indirizzo è segr.press@provincia.tn.it) da
associazioni e comitati (quello per il Chiusella, il Sesia, il
Seveso) mobilitati contro lo scempio di fiumi in via di
estinzione.
Nasce dal massiccio dell'Adamello Brenta, ma dopo pochi
chilometri il Sarca va già in secca. Dagli anni '60 lo
sfruttamento idroelettrico ha estorto ai suoi 77 chilometri (con
un bacino che si estende su una superficie di 1.017 km) tanta
energia da poterla esportare, con una centrale, quella di Santa
Massenza, tra le più grandi d'Europa. Dai 25 metri cubi al
secondo di portata degli anni Cinquanta, il Sarca oggi è ridotto
allo 0,7 (diventano 3 metri cubi solo il mercoledì dalle 9,30
alle 11). Le foto dei pescatori con trote da guinness dei primati
stanno solo nell'album dei ricordi, mentre un club di canoa si è
visto chiedere 70 milioni dall'Enel per avere acqua a sufficienza
per una gara.
"Meno del 10 per cento dei corsi d'acqua alpini sono in
condizioni naturali, e il Sarca non fa eccezione", ci spiega
Fulvio Forrer, urbanista e promotore del comitato permanente di
difesa delle acque. "Oltre alla mancanza d'acqua, a degradare il
fiume c'è lo scarico dell'industria turistica e le opere di
regimazione idraulica che hanno inaridito il fiume, spezzandone
il corso naturale".
Per la rinascita del Sarca, però, oggi forse un'occasione c'è.
L'attenzione di ambientalisti, assessori comunali e provinciali è
puntata al 22 giugno, data in cui per la prima volta nel Trentino
sarà rilasciato da ognuna delle 14 prese sul Sarca, il minimo
deflusso vitale, così come sancito dal decreto 152 dell'ex
ministro Ronchi, quantificato in 2 litri al secondo per
chilometri quadrato di bacino sotteso.
"E' un embrione rivoluzionario, a cui siamo arrivati dopo anni di
proteste, lotte e petizioni", commenta Forrer, che è anche nel
direttivo della Commissione internazionale per la difesa delle
Alpi, "ma se il criterio è buono la quantità è una presa in giro:
il quantum va determinato su ogni singolo segmento di
fiume". Di "passo in avanti" parla l'assessora provinciale verde
all'Ambiente Isa Berasi, il cui dipartimento ha dichiarato il
2000 l'anno dell'acqua. "Finora bisognava fare ingiunzione
all'Enel per avere un rilascio, adesso non più, e per i prossimi
due anni non daremo più concessioni per dedicarci allo studio e
al controllo delle risorse idriche sul territorio". Definisce il
rilascio sperimentale "una conquista storica" il vicepresidente
della giunta provinciale, il diessino Roberto Pinter, a capo
anche di quel comitato per l'indirizzo del piano di utilizzazione
delle acque che, in accordo col governo, andrà a definire in
futuro la quantità di deflusso minimo vitale. Superiore,
ovviamente, ai 2 litri al secondo.
Se attenzione c'è e risorse anche (la giunta provinciale ha
appena varato un piano da 130 miliardi per la depurazione di
acque che da sole non si depurano più), rimangono dubbi e
interrogativi. "Il 22 giugno rinasce il Sarca? No, si gira nella
tomba. Per farlo resuscitare serve ben altro: lo sanno anche i
pesci. L'acqua è vita", denuncia il volantino distribuito in
scuole e università dagli ambientalisti. Attendono al varco la
scadenza di giovedì prossimo, già pronti a protestare e munire di
rotelle, se l'acqua non bastasse, le loro canoe.