Sotto esame
il neogoverno
di Lubiana
Tutti i partiti politici della Slovenia, ad eccezione,
ovviamente, di quelli che il premier incaricato Andrej Bajuk ha
inserito nella propria coalizione di centro-destra, voteranno
compatti contro il governo che si presenterà in parlamento per il
voto di fiducia sul finire di questa settimana.
Le critiche più pesanti riguardano la composizione del gabinetto.
"Questo non è un governo di tecnici, come Bajuk aveva promesso,
ma un vero e proprio governo politico - ha dichiarato Igor
Bavcar, leader dei liberaldemocratici. La sua composizione
rispecchia i conflitti che dilaniano la destra, ma anche il
proposito di conquistare ad ogni costo il potere e mantenerlo".
Nel novero dei nuovi ministri vi sono tre ex giudici
costituzionali, e ciò dimostra, secondo Bavcar, che costoro
vogliono fare carriera politica ottenendo dalla destra il
compenso per favori fatti in passato.
Più o meno identiche sono le valutazioni del leader della Lista
unica dei socialdemocratici Borut Pahor, il quale ha aggiunto che
per la Slovenia sarebbe una soluzione migliore andare alle
elezioni anticipate piuttosto che darsi un governo che, comunque,
non potrà durare oltre l'autunno.
A sua volta Janez Drnovsek, premier uscente, ha dichiarato che
"se Bajuk dovesse ricevere la fiducia per il suo governo
transitorio, non potrà fare molto fino alle elezioni regolari".
Drnovsek ha poi sconsigliato a Bajuk e al nuovo esecutivo
"qualsiasi politicizzazione e tanto meno revanscismi o repulisti
dei quadri", perché altrimenti sarebbero guai.
Pieno appoggio al centro-destra invece dal leader dei neofascisti
Zmago Jelincic, che ha suggerito al premier incaricato di
rinunciare alla cittadinanza argentina, perché con la doppia
cittadinanza non potrebbe esercitare alcuni poteri nel campo
della difesa nazionale. Andrej Bajuk, figlio di un fuoriuscito
anticomunista, ha trascorso gran parte della sua vita in
Argentina dove si è arricchito come banchiere.
(g.sco.)