Elezioni anticipate?
BOSNIA-ERZEGOVINA Verso una riforma elettorale
e la creazione di un corpo di polizia multietnico
GIACOMO SCOTTI
I rappresentanti dell'Osce a Sarajevo hanno incontrato in questi
giorni quasi tutti i leader dei principali partiti politici,
prospettando quale possibile data delle elezioni l'11 novembre.
Non hanno incontrato ostacoli nei leader della Repubblica serba e
pochi da parte degli esponenti dell'Hdz, il partito nazionale
croato che, sebbene non concordino sulla necessità di elezioni
anticipate, si dicono comunque pronti ad "accettare qualsiasi
data venga proposta dalla missione dell'Osce". Decisamente
contrari alle elezioni si dichiarano invece i leader del partito
musulmano Sda, duramente provato nelle recenti elezioni comunali,
a favore del partito interetnico e socialdemocratico Sdp. "In un
periodo contrassegnato da risultati catastrofici nella
realizzazione del programma di rientro dei profughi - ha detto un
portavoce dell'Sda - non ha senso impegnare il paese in elezioni
politiche straordinarie che porterebbero all'ulteriore
cementazione della pulizia etnica". D'altra parte sono in molti
in questo paese a ritenere, soprattutto nelle file delle forze
progressiste ed interetniche, che senza nuove elezioni continuerà
la paralisi legislativa a livello delle due entità e dello Stato
formalmente unitario. Le elezioni, secondo le loro aspettative,
dovrebbero portare all'ulteriore indebolimento dei partiti etnici
e sbloccare una situazione politica di immobilismo. Le recenti
elezioni comunali avrebbero dimostrato che gli elettori sono
sempre meno inclini alle forze politiche che esercitano
attualmente il potere ai "livelli alti", colpevoli dell'attuale
paralisi del sistema.
Alcuni partiti alternativi, quali la "Nuova iniziativa croata" di
Kresimir Subak e il partito socialdemocratico di Zlaiko
Lagumdzija, propongono che le elezioni politiche generali
comprendano anche il rinnovo della Presidenza della repubblica.In
ogni caso, le elezioni parlamentari anticipate sono necessarie
perché - a dirla con Sejfudin Tokic, vicepresidente del partito
socialdemocratico - "l'attuale situazione nel paese allontana
ogni giorno di più la Bosnia-Erzegovina dalle integrazioni
europee".
Intanto presso la sede della Missione Onu in Bosnia è stato
firmato un accordo sul "dislocamento volontario" dei poliziotti
fra le due entità statali bosniaco-erzegovesi. In base
all'intesa, la Federazione croato-musulmana e la Repubblica serba
di Bosnia garantiscono uguali condizioni, diritti e doveri
nell'assunzione di poliziotti scelti nelle file dei profughi
delle varie etnie. E' un primo passo, si è detto, verso la
creazione di una polizia democratica e multietnica, per
contribuire al rafforzamento della pace e della legalità, per la
promozione dei principi democratici e dei diritti umani in
Bosnia. E, soprattutto, per accelerare il processo di rientro dei
profughi.