Bosnia mezza etnica
Nell'Entità serba vince l'Sds di Karadzic
GIACOMO SCOTTI -
ZAGABRIA
Comincio questo servizio chiedendo scusa ai lettori de il
manifesto per aver fornito loro ieri un'informazione
parzialmente errata sui risultati elettorali in una delle due
entità della Bosnia-Erzegovina, la Repubblica Serba .
L'errore è scaturito dall'incompletezza dei dati.
Ora precisiamo, sulla base dei risultati, parziali, forniti dalle
commissioni locali che sul territorio dell'entità serba di
Bosnia-Erzegovina il maggior numero di consigli comunali avrà il
colore dell'Sds, il Partito democratico serbo fondato dall'ex
presidente di quell'entità, Radovan Karadizic (ricercato per
crimini di guerra con il generale Ratko Mladic), un partito che,
pur essendosi affermato nel 1997, quando a vincerle erano stati i
Radicali di Seselj, con il leader Poplasen poi diventato
presidente del parlamento, aveva subito la sospensione e
l'esclusione da parte dell'Alto commissario per la Bosnia,
Westendorp, dalle istituzioni (allora Dodik arrivò solo in quarta
posizione). In queste elezioni amministrative è risorto sotto la
guida del nuovo leader Dragan Kalinic, il "partito di Karadzic"
ha vinto nel 90 dei comuni dell'Entità serba, raccogliendo
intorno al 40-50 dei voti. Al secondo posto, ma fortemente
distaccato per numero di comuni conquistati è il Partito
socialdemocratico indipendente di Milorad Dodik i cui partner
della precedente "Coalizione Sloga", il Partito socialista serbo
e la Lega nazionale serba, sono pressoché scomparsi. Un certo
successo l'ha ottenuto il neocostituito Partito del progresso
democratico con l'8, e ben il 14 nella capitale della Srpska,
Banja Luka.
Il leader del partito vincente, Kalinic, ha detto che l'obiettivo
principale dell'Sds sarà il rinnovamento economico di paese,
l'attuazione degli accordi di Dayton e la creazione di buoni
rapporti con la comunità internazionale, facendo capire che il
"partito di Karadzic" ha rinunciato per sempre alle posizioni
ultranazionaliste. Trovano conferma invece i risultati della
Repubblica di Bosnia-Erzegovina, parte della Federazione
croato-musulmano, dove il partito etnico e nazionalista musulmano
Sda è stato fortemente ridimensionato dal trionfo dell'emergente
Partito socialdemocratico, interetnico e di sinistra. Il suo
leader, Zlatko Lagumdzija ha promesso che dove i
socialdemocratici governeranno (le maggiori città e i comuni più
grandi), i socialdemocratici permetteranno "il rientro
incondizionato dei profughi di qualsiasi etnia".