Tutto vero, meno la pubblicità

SI. NA.

Tutto vero, meno la pubblicità
Il sesso fatto al telefono. E raccontato da una telefonista
SI. NA.

Chicca ha una faccia da ragazzina, come e meglio di quel che fa pensare lo pseudonimo. Accento forte e meridionale. Piccola ma orgogliosa di essere indipendente dalla famiglia, di continuare a studiare come le va e di fare della propria vita quel che vuole. Lavora in una hot line e il suo giorno libero lo passa a comprare scarpe per le vie del centro.

Come hai cominciato a fare questo lavoro?

Per scherzo, grazie a un'amica del mio paese. Mi dice "vieni su che c'è un lavoro fatto apposta per te che sei una chiacchierona", e io contenta sono partita, convinta di fare la segretaria. Poi, quando ho visto tutte quelle ragazze con le cuffie, che si facevano le smorfie, sono scoppiata a ridere tanto forte che m'hanno dovuto portare un bicchiere d'acqua.

E come è continuato?

All'inizio non ci riuscivo, mi veniva da ridere, non riuscivo a fare nemmeno una registrazione. Solo storielle leggendo una specie di copione. Ed era dura, perché quei servizi non li chiama nessuno. I clienti vogliono l'interazione e, se non gliela dai, attaccano e non richiamano.

Che idea ti sei fatta di chi chiama?

Il mio capo dice sempre che chi chiama è il padrone indiscusso della tua voce, perciò lo devi accontentare e non innervosire. Perché ormai le telefonate sono poche, e se quelli che puoi considerare abituali non ti richiamano, nel giro di poco tempo non ti chiama più nessuno.

Quanto ti senti vicina alla pubblicità che va in televisione?

Lontanissima. Che più lontano non si può. Io sono una persona normale, che passa del tempo al telefono con della gente, non sono certo una prostituta. Quelle si dimenano come delle pazze per far vedere quanto sono eccitate mentre io, se proprio devo dirlo, forse sono brava a far venire voglia al telefono.

C'è un cliente che ti mette a tuo agio e uno che non lo fa?

Non esistono quelli che mi piacciono e quelli che non mi piacciono. Tutti possono risultare interessanti o piatti. Anche se quelli che sono muti per tutto il tempo dovrebbero fare pena.

Secondo te perché non parlano?

Sono soli, terribilmente soli. Disperati come cani, senza nessuno che gli rivolga una parola dolce o un complimento. Questi dovrebbero far pensare, perché forse il mondo non è così perfetto come ce lo raccontano. Anche io che sono là per ascoltare i loro terrori, sono sicura che ne hanno altri millecinquecento che non racconterebbero mai a nessuno.

Cosa non ti piace di quel che fai?

E' che non puoi dimenticarti niente, perché ogni cosa è verissima o lo sembra. Di virtuale c'è solo quello che fai, ma quel che ti dicono o quel che senti sembra saltare agli occhi.

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