Un paese, tanti governi

SCOTTI GIACOMO

SCHEDA
Un paese, tanti governi

Non si sa quanti sono i cittadini bosniaci all'estero. La guerra ne ha sparpagliati quasi 2 milioni in Europa e negli altri continenti. Sono 3 milioni quelli rimasti nel loro paese, formalmente indipendente, ma a sovranità limitata dalle divisioni interne, e dall'autorità di un supremo Ufficio dell'Onu con forti poteri malvisto dalle forze politiche presenti sul territorio. Ma la situazione è in evoluzione. In gioco c'è la ristrutturazione dell'intera Bosnia-Erzegovina come Stato unitario, con una suddivisione in cantoni (già presenti nella Federazione musulmano-croata) e un unico governo centrale. Una prospettiva che al momento suscita forti preoccupazioni interne tra le varie etnie, e chiama in causa i paesi vicini più direttamente interessati: Croazia e Serbia. Secondo i partiti democratici interetnici, che vanno rafforzandosi, il processo di ristrutturazione costituzionale dovrebbe avvenire per vie naturali interne, non imposto da fuori, supportato da un clima di reciproca fiducia fra i tre popoli costituenti. Le speranze vengono riposte anche nell'auspicato ingresso del paese nell'Unione europea. A quel punto la Costituzione bosniaca dovrà essere modificata, le varie etnie non potranno essere più discriminate, come oggi avviene, su determinati territori delle due entità, e dovrà funzionare un vero Stato unitario. Non si tratterà più di una revisione degli accordi di Dayton, ma dell'europeizzazione della Bosnia-Erzegovina attraverso normali procedure, peraltro previste dalla Costituzione imposta da Dayton. Attualmente la Bosnia-Erzegovina è uno Stato "unitario" suddiviso in due entità-stati: la "Repubblica Serba" e la Federazione musulmano-croata. Questa, a sua volta, è territorialmente divisa secondo realtà etniche in continuo contrasto. Così lo Stato "unitario" ha tre diversi eserciti etnicamente caratterizzati, finanziati uno dalla Croazia, l'altro dalla Serbia e quello musulmano dai paesi arabi. E nella Federazione musulmano-croata circolano due valute: il marco e la kuna. C'è una presidenza della Repubblica tripartita che esprime questa "trinità" etnico-territoriale, ma è priva di reali poteri; c'è un governo centrale anch'esso bloccato, così come il parlamento - impossibilitato a legiferare dai veti incrociati. E poi tutti gli altri "poteri". Fra il cittadino e la presidenza centrale tripartita si frappongono infatti i presidenti dei comuni, delle città, dei cantoni, della Federazione e della "Republika Srpska". Ancora, tutti gli organi, dal Comune allo Stato centrale, hanno i loro ministri. In Bosnia si chiamano ministri anche gli assessori comunali. Questi ministri hanno i loro consiglieri, le segretarie, le auto di servizio con autisti, i gorilla, e le piante di ficus nei loro fastosi uffici. Un elefantiaco apparato iperburocratico, incapace di tutelare gli interessi della gente, e costosissimo. Nella Federazione musulmano-croata si spende circa il 50 degli introiti fiscali per mantenere i burocrati, nella Repubblica Serba il 35 del bilancio statale. Dalla firma degli accordi di Dayton a oggi, sono arrivati in Bosnia aiuti stranieri per 5 miliardi e 100 milioni di dollari Usa: per lo più prosciugati dai leader bosniaci al potere e dai mafiosi loro amici. (Giacomo Scotti)

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it