Dopo l'entusiasmo, l'attesa: sotto esame il nuovo governo

SCOTTI GIACOMO

CROAZIA

Dopo l'entusiasmo, l'attesa: sotto esame il nuovo governo

Sconfitto il regime, resta uno stato in bancarotta "Ma non si risolve privatizzando", critica la sinistra

"La legge sul lavoro resta quella di Tudjman". Intervista a Stipe Suvar, presidente del partito socialista operaio

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

N egli ultimi due tre mesi, improvvisamente la Croazia è diventata il fiore all'occhiello di molti statisti europei e d'oltre oceano. Viene da chiedersi come mai, allora - nonostante le denunce degli organismi dell'Onu, degli osservatori dell'Osce, della stessa Unione europea e del Tribunale internazionale dell'Aja (al cui mandato di cattura per crimini di guerra Franjo Tudjman è sfuggito, morendo) - come mai, ripetiamo, l'Occidente ha direttamente o indirettamente sostenuto e alimentato il regime di Tudjman per dieci anni, fino alla morte del dittatore, facendo ben poco per aiutare le forze democratiche croate nella loro difficile lotta per abbattere col voto un regime supernazionalista, filofascista e fondamentalmente antieuropeo.

Nella speranza che le promesse fatte nelle ultime dieci e più settimane dallo stesso Occidente, di dare una mano al nuovo governo democratico croato per facilitare il rientro dei profughi serbi in Croazia e il ripristino dei diritti umani e civili, per migliorare la posizione socio-politica delle minoranze nazionali, per la deustascizzazione delle strutture create dal vecchio regime, eccetera, ascoltiamo una voce fuori dal coro, una delle poche ma autorevoli voci della sinistra in Croazia.

Stipe Suvar, presidente del piccolo ma battagliero Partito socialista operaio, fu l'ultimo massimo esponente della Croazia nella presidenza collettiva della Repubblica socialista federativa di Jugoslavia fino alla vigilia della sua dissoluzione. Ed è stato il primo a criticare, da sinistra, il nuovo governo del socialdemocratico Ivica Racan, perché "ha proclamato una politica di radicale privatizzazione" delle industrie e aziende di proprietà sociale o statale ereditate dal socialismo autogestionario - che il regime tudjmaniano non era riuscito ancora a vendere ai nuovi tycoons .

Svendita dei beni comuni

"Si va - dice Suvar - verso un'ulteriore svendita dei gioielli di famiglia, delle capacità produttive e di altri beni nazionali": destinati a finire in gran parte nelle mani di compagnie straniere, tedesche in primo luogo, dalle telecomunicazioni alle banche, all'industria petrolchimica. Suvar critica anche la scelta di una politica fiscale che dovrebbe stimolare gli investimenti, "ma tenendo conto più del capitale che del lavoro".

Suscita particolare malumore nella sinistra croata il fatto che il governo, nonostante le promesse elettorali, non abbia ancora affrontato la revisione o l'annullamento della "pretvorba", ovvero le ruberie commesse nel processo di trasformazione della proprietà statale in altri tipi di proprietà e di gestione. In molti casi il passaggio di proprietà è stato fittizio e ha permesso a poche centinaia di speculatori, gerarchi del regime tudjmaniano, di impossessarsi gratuitamente o quasi di industrie e catene commerciali, arricchendosi a dismisura a spese dei lavoratori, gran parte dei quali sono stati gettati sul lastrico dai nuovi padroni, o privati dei diritti più elementari.

Quando si comincerà a scovare i ladri e a punirli? - si chiede Suvar, interpretando il pensiero di mezzo milione di operai mal pagati (su un milione tra stipendiati e salariati) e di circa 400 mila disoccupati su una popolazione di appena 4 milioni e mezzo di abitanti. E non parliamo della legge sul lavoro in vigore: una legge tudjmaniana, da Suvar definita "scandalosa" - certo la peggiore in Europa dopo quella della Bosnia-Erzegovina - in cui è assente qualsiasi norma a tutela del lavoro e degli interessi dei lavoratori.

Lo stesso termine "lavoratore" è stato cancellato dal vocabolario croato e dalle leggi: non esistono lavoratori né operai, e invece è stato coniato un neologismo che, tradotto, significa "colui che riceve il lavoro". E questo "colui" può essere licenziato in qualsiasi momento e senza spiegazione. "Esistono, dunque - dice Suvar - molti elementi che suscitano dubbi sulla qualifica di centro-sinistra data a questo governo". Secondo il nostro interlocutore, "non è vero che la Croazia abbia svoltato a sinistra"; il regime è stato destituito perché la gente "ha finalmente capito che la Croazia stava andando alla rovina", che si erano dimostrate false le promesse di Tudjman nel 1990, di "una società di benessere e felicità". Il paese è anzi precipitato nella miseria, e la popolazione ha reagito abbattendo il regime dell'Hdz, portando al potere le forze politiche rimaste per anni all'opposizione.

"Ma - insiste Suvar - non vedo un orientamento a sinistra, nelle prime mosse, e nelle altre annunciate, del nuovo governo; e neppure nel programma del 'nuovo corso' indicato nella campagna elettorale dei due principali partiti - socialdemocratico e social-liberale -che guidano l'attuale governo esapartito".

Il leader della sinistra croata non può non ammettere che c'è stata una "svolta democratica", e che le nuove forze al governo hanno almeno salvato il paese da un regime autoritario e filofascista. Teme, però, una fase di delusione e frustrazione delle "masse popolari che hanno votato non solo per cambiare il regime, ma anche e soprattutto sperando che molte cose rapidamente migliorassero". Certo, il nuovo governo ha trovato un paese in bancarotta, uno Stato con le casse praticamente vuote, e circa 20 miliardi di dollari di debiti (esteri e interni), ma attenzione: "una disillusione provocata dall'inerzia e dall'inefficienza potrebbe portare a rivolte sociali". Ancora, nota Suvar, seppur sono stati sostituiti ministri, viceministri, capi-dipartimento, direttori generali dei principali enti statali, "sono però rimasti grossi papaveri del vecchio regime".

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