Lo sdegno del torturatore: "Solo dio può giudicarmi"

BERETTA GIANNI

GUATEMALA "EFFETTO PINOCHET" NEL PAESE CHE COMINCIO' LE STRAGI

Lo sdegno del torturatore: "Solo dio può giudicarmi"

L'ex generale Rios Montt replica alla nuova inchiesta di Madrid

- GIANNI BERETTA - CITTA' DEL GUATEMALA

" Non ho alcun timore di queste denunce, solo dio mi potrà giudicare". Così ha reagito l'ex generale golpista Efrain Rios Montt alla decisione del Tribunale nazionale di Madrid di aprire un'inchiesta nei suoi confronti e di altri 7 alti ufficiali del famigerato esercito guatemalteco per genocidio, terrorismo, detenzioni illegali e torture fra il 1976 e il 1985.

Tutti e tre i principali quotidiani guatemaltechi dedicano la copertina all'iniziativa della magistratura spagnola. In particolare il progressista El Periodico apre in rosso con la parola "Genocidio", e riproduce l'immagine di un massacro del 13 aprile 1982, uno dei primi sotto la diretta responsabilità del dittatore Rios Montt, che aveva appena rovesciato (in marzo) il generale Lucas Garcia (anch'egli inquisito, insieme all'ultimo dittatore militare di quell'epoca, Mejia Victores). Il Siglo XXI opta altrettanto efficacemente per la richiesta degli avvocati spagnoli della Nobel per la pace Rigoberta Mencù (di cui viene riprodotta una foto) di un "Ordine internazionale di cattura per Rios Montt". Più generico e scontato invece l'approccio del più diffuso "Prensa Libre" che dedica alla vicenda solo metà copertina.

Il compito del giudice spagnolo Guillermo Riuz Polanco, stretto collaboratore di Baltasar Garzon (protagonista dell'incriminazione dell'ex dittatore cileno, generale Augusto Pinochet), potrà contare su tutto il consistente lavoro (intitolato "Memoria del silenzio") della "Commissione per il chiarimento storico" che il 25 febbraio dello scorso anno, sotto l'egida delle Nazioni unite, certificò con base legale l'avvenuto crimine di genocidio di 200.000 guatemaltechi, in gran parte indios maya, ad opera delle Forze armate. A dirigere quel lavoro, prolungatosi per un anno e mezzo (e concretizzatosi in una decina di volumi) era stato Christian Tomuschat, giurista tedesco di fama internazionale. Non solo: gli inquirenti spagnoli potranno basarsi pure sul rapporto della chiesa cattolica "Guatemala nunca mas", che documenta con tanto di prove e testimonianze (sintetizzate in quattro volumi) 55.000 casi di violazione dei diritti umani attribuite per la stragrande maggioranza ai militari. La realizzazione di quel rapporto da parte dell'equipe per il "Recupero della memoria storica", fu coordinata dal vescovo ausiliare capitalino Juan Gerardi, che venne assassinato 48 ore dopo la sua presentazione, il 26 aprile 1998.

Nella parte pubblica dei due documenti non si fanno i nomi diretti dei responsabili dei crimini, anche se si precisano le unità dell'esercito che ne presero parte (conseguentemente si può risalire ai loro comandanti). Ma esistono negli archivi riservati le testimonianze integrali dei familiari delle vittime che fanno talvolta i nomi e cognomi dei loro carnefici.

Il successore di monsignor Gerardi alla tutela dei diritti umani nell'arcidiocesi, monsignor Mario Rios Montt, paradossalmente fratello dell'ex dittatore Efrain, sui clamorosi sviluppi della vicenda non ha fatto altro che ripeterci i contenuti di un'intervista a "il manifesto" di un anno orsono: "Se ci sono prove o riscontri, che la giustizia faccia il proprio corso e venga sconfitta l'impunità".

E' evidente che i giudici approfondiranno le indagini in particolare (anche se non solo) dei casi in cui le vittime sono spagnole, come nell'incendio dell'ambasciata di Spagna del 1980 (dei 37 morti, 14 erano cittadini iberici) e l'assassinio di quattro sacerdoti spagnoli.

Il nuovo governo, retto dal presidente Alfonso Portillo, dello stesso Fronte repubblicano guatemalteco di cui Rios Montt è il leader, ha reagito indispettito all'iniziativa giudiziaria di Madrid sospendendo immediatamente la cooperazione ricevuta dalla Spagna in materia di formazione della nuova Polizia nazionale civile. Sono state così allontanate in queste ore alcune decine di istruttori di polizia iberici addetti alla formazione di giovani agenti dell'ordine guatemaltechi, in ottemperanza agli accordi di pace fra governo e guerriglia del dicembre 1996. Nel novembre scorso il ministro degli interni spagnolo, Jaime Mayor Oreja, aveva visitato la nuova Accademia di polizia in Guatemala, frutto in gran parte del finanziamento del suo paese. Nell'accademia prestano la loro attività fin dal primo momento anche alcuni ufficiali dei carabinieri italiani, nell'ambito della missione delle Nazioni unite (Minugua) che veglia sull'applicazione degli accordi di pace.

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