Donne in nero contro tutte le guerre

DONNE IN NERO

MARZO DI PACE

Donne in nero contro tutte le guerre

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N oi Donne in Nero quest'anno dedichiamo il nostro 8 marzo a tutte le vittime delle guerre; a tutti coloro che ripudiano la guerra e che si oppongono al pensiero dominante di chi vuole dividere l'umanità in vincitori e vinti, ricchi e poveri, essenziali e superflui, carnefici e vittime; alle donne e alle pratiche delle donne che con tenacia ricercano fili invisibili che segnano il tracciato della relazione, del rispetto, del riconoscersi oltre le differenze, anche quando tutto ciò per alcune vuol dire mettere a rischio la propria vita per una libertà altrimenti negata.

Un anno fa, esattamente il 24 marzo 1999, l'Italia, insieme ai paesi dell'Alleanza Atlantica, iniziò una guerra mai dichiarata contro la repubblica iugoslava, una guerra chiamata "umanitaria " per difendere la popolazione del Kosovo dal regime nazionalista di Milosevic.

Oggi dopo un anno il Kosovo è una terra annientata, dove le donne non possono uscire la sera e dove la guerra ha cancellato per moltissimo tempo ogni possibilità di convivenza che vada oltre la differenza culturale soffocata dall'odio etnico; la Serbia è una terra violata, devastata, avvelenata, Milosevic è ancora al potere e la Nato, il nuovo stato emergente a presidenza Usa, dopo l' uso delle armi continua la sua offensiva con l'embargo. Un'arma altrettanto violenta che ha prodotto in Irak in 9 anni, 1 milione di morti civili, in aperta violazione alle convenzioni internazionali sui diritti umani.

Il lutto collettivo soprattutto civile accomuna le due regioni, così come è per la Cecenia, violata da un'altra guerra legata fortemente alla scacchiera dell'ordine mondiale e così come è per le più di 50 guerre in atto oggi nel mondo.

Saremo nelle piazze tutti i venerdì di marzo con i nostri simboli, il nero e il silenzio, per chiedere al governo italiano il rispetto dell'art.11 della Costituzione "l'Italia ripudia la guerra", il non uso del territorio nazionale per azioni belliche, la non partecipazione a sanzioni economiche che colpiscono soprattutto le popolazioni civili. Per ricordare a noi tutti che fino a quando la guerra non sarà fuori dalla storia, lasciando il posto al dialogo e al negoziato, per la ricerca di una soluzione non violenta dei conflitti, non ci sarà né la pace né l'affermazione di una politica basata sul rispetto dei diritti universali e individuali.

Simbolicamente saranno in piazza con noi: Leyla Zana, prigioniera kurda in Turchia, condannata a 15 anni di carcere per aver pronunciato il suo discorso di parlamentare in lingua kurda, prima che il suo partito venisse dichiarato fuorilegge in Turchia; ci saranno anche le donne kurde alle quali è stata negata la parola,non permettendo il regime di Ankara lo svolgimento della conferenza "Donne e Pace" organizzata ad Istanbul insieme alle donne turche dei movimenti impegnati nella ricerca di un percorso di democrazia in Turchia.

Flora Brovina, del Kosovo, prigioniera in Serbia e condannata a 12 anni di carcere per essersi opposta al conflitto etnico mantenendo la rete con le donne della Serbia che da anni si oppongono alla politica di Milosevic e esponendosi ogni volta che l'odio etnico, al di là dell'appartenenza serba o albanese, ricadeva su vittime innocenti, soprattutto bambini.

Le donne afghane alle quali non possiamo dare un nome perché il regime estremista-fondamentalista dei Talebani cerca di cancellarle da tutto ciò che vuol dire diritto alla vita.

Le chiameremo Rawa e Hawca, due associazioni di donne afgane rifugiate in Pakistan, che attraverso contatti clandestini, mantengono con le donne afgane che incontrano nei villaggi, un'esile filo di solidarietà e di partecipazione al tentativo di riaffermazione della dignità individuale e collettiva in Afghanistan. Come donne in nero invece ci poniamo simbolicamente di fronte alle donne soldate perché ogni volta che saranno costrette ad usare un'arma, possano specchiarsi in un'altra donna che, con un'opposizione non violenta, riesca loro ad impedirglielo. Già in piazza a Roma il 3 marzo, torneremo venerdì 10 ore 19.00 con l'iniziativa "Io donna dietro il burqa", campagna informazione e ricerca fondi per progetto di alfabetizzazione donne afghane- c/o Ass.culturale Approdi , via di Monte Giordano 47. E poi venerdì 17 marzo con un sit-in (18.30-19.30) insieme alle donne kurde a largo Argentina, il 24 marzo sit-in 18.30/19.30, performance "fuori la guerra dalla storia" a piazza del Parlamento.

***donne in nero / donne assopace -Roma. Per informazioni : tel. 06 69950217 e-mail: donneinnero

eudoramail.com

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