Tudjman junior costretto a lasciare i servizi segreti

SCOTTI GIACOMO

CROAZIA LA NUOVA PRESIDENZA

Tudjman junior costretto a lasciare i servizi segreti

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

M iroslav Tudjman, primogenito del defunto "Supremo", promosso a suo tempo dal padre prima colonnello e poi generale delle forze armate croate senza aver fatto un solo giorno di vita militare, ed infine posto alla testa del coordinamento dei servizi segreti, ha rassegnato le dimissioni dai suoi incarichi. A differenza degli altri grossi papaveri dello sconfitto regime, che si erano dimessi subito dopo la vittoria elettorale delle (ex) opposizioni e cioè all'indomani del 3 gennaio, Tudjman junior ha atteso fino a ieri, approfittando dell'interregno al vertice della presidenza della repubblica, nella (vana) speranza che il nuovo capo dello stato lo lasciasse al suo posto.

Ufficialmente, Tudjman si è infine deciso a lasciare le cariche - quella di direttore dell'Uns, il servizio per la sicurezza nazionale, e di capo dell'His ovvero del Coordinamento dei servizi di sicurezza della Croazia - dopo aver saputo una battuta del neoeletto capo dello stato Stipe Mesic, che ha posto sullo stesso piano Franjo Tudjman e Slobodan Milosevic - nel contesto storico dei Balcani e dei misfatti compiuti negli ultimi dieci anni dai due. Il figlio del "Supremo" ha definito la dichiarazione di Mesic "vergognosa", lesiva dei "grandi meriti storici" e "patriottici" del genitore. La sdegnata lettera di Tudjman junior è quasi interamente un'ode al defunto e riserva al neopresidente una frase che vorrebbe essere un ceffone. Là dove si dice che egli, Miroslav Tudjman, non si degna di rassegnare le dimissioni al nuovo capo dello stato perché lo ritiene indegno, un uomo da nulla, con il quale in futuro non intende avere alcun rapporto, "nemmeno scritto", per cui anche la lettera di dimissioni l'ha spedita al presidente del parlamento e non a quello della Repubblica. Tudjman jr aggiunge che avrebbe voluto rassegnare le dimissioni "dopo il 18 febbraio" e cioè all'indomani dell'inizio del mandato del nuovo capo dello stato, ma ci ha ripensato dopo la "schifosa" frase di Mesic.

Concludendo, Tudjman junior si dice "orgoglioso" di quanto fatto nei dieci anni al servizio della "nazione croata" e della patria. Ma soprattutto, diciamolo, di suo padre e della sua famiglia che - stando a quanto fatto capire dai nuovi governanti, ma soprattutto da Stipe Mesic che nella campagna elettorale ne ha fatto un cavallo di battaglia, sarà presto oggetto di indagini per appurare l'origine dei favolosi arricchimenti dei genitori, dei figli e dei nipoti di Tudjman.

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