CROAZIA ORA AL VIA UNA "SVOLTA" NEI RAPPORTI INTERNAZIONALI
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
D
Ora il nuovo governo croato di centrosinistra promette che in
breve tempo, nel giro di qualche mese, cambierà la legge sulle
telecomunicazioni, trasformerà la tv di stato in ente pubblico,
liberalizzerà la distribuzione della stampa, affronterà il modo
in cui le privatizzazioni hanno svenduto i beni economici croati
a banche e multinazionali occidentali, toglierà tutti gli
ostacoli politici e burocratici al rientro dei serbi ed al loro
inserimento nella vita civile e produttiva del paese, attuerà la
legge sull'amnistia, consegnerà all'Aja i criminali di guerra
delle operazioni "Lampo" e "Tempesta" del 1995.
I nodi dell'Osce e dell'adesione all'Unione Europea, saranno
affrontati negli incontri che Ivica Racan avrà nel primo viaggio
all'estero come premier. Per 4 giorni, a cominciare dal 14
febbraio, sarà a Lisbona, Bruxelles e Berlino. Per la stampa
croata "molto probabilmente", al rientro dalla Germania, Racan
potrebbe sostare a Roma per colloqui con Massimo D'Alema. Le
visite a Lisbona e Bruxelles sono legate ai nuovi rapporti con
l'Ue ed alla loro istituzionalizzazione nel quadro della
"edificazione di una nuova identità internazionale della Croazia"
- ha detto il capo della diplomazia croata Tonino Pìzzula in un
incontro con il governo tedesco.
Sulla "nuova epoca nelle relazioni fra la Croazia e i Quindici",
circoli diplomatici croati sottolineano l'attivo appoggio che a
più riprese l'Italia ha promesso alla Croazia per il suo graduale
inserimento nell'Ue, nel presupposto, ora venutosi a creare,
della svolta democratica del paese - un appoggio che comunque
l'Italia dava, senza tremare, a più riprese allo stesso Tudjman.
E dal neocostituito Ministero per le integrazioni europee,
diretto dall'istriano Nino Jakovcic, si annuncia
un'intensificazione delle iniziative in seno all'Assemblea della
Regioni Europee, della Comunità Alpe-Adria e della Comunità dei
paesi danubiani - vedi il disastro provocato nell'area dai
bombardamenti Nato sui ponti del Danubio.
"L'Europa ci spalanchi le sue porte - ha detto il ministro degli
esteri Tonino Pìzzula - e noi siamo pronti ad adempiere alle
condizioni posteci dalla comunità internazionale". Sui rapporti
con Roma, il ministro ha ribadito la volontà di "intensificarli e
svilupparli ulteriormente", confermando al suo posto l'attuale
ambasciatore in Italia Davorin Rudolf "che ha ben operato".
Inoltre il lussignano Pìzzula a fine febbraio si recherà a
Lubiana per affrontare le relazioni attualmente "non buone" con
la vicina Slovenia, incontrando l'omologo Dimitrije Rupe, pure
lui di nuova nomina. Non sarà certamente facile avviare alla
soluzione i problemi rimasti in sospeso, fra questi quello
scottante del confine nel Golfo di Pirano, ma - essendo scomparso
Tudjman, che contribuì a incancrenire la piaga - sarà più agevole
applicare l'accordo sul piccolo traffico di confine e
l'abolizione dei tassi doganali. "Credo fermamente - ha detto
Pìzzula - che i nostri due governi, con la reciproca
collaborazione, offriranno ai popoli croato e sloveno un
autentico futuro europeo". Sarà un bene anche per la minoranza
italiana e la sua unitarietà in Istria - spaccata in due dal
'91-'92 alla nascita delle due patrie etniche, la Slovenia e la
Croazia - al di qua e al di là del confine sul fiume Dragogna.
E, prima, l'11 febbraio Pìzzula sarà a Sarajevo, per stabilire
nuovi rapporti tra Croazia e Bosnia Erzegovina: non più
finanziamenti a istituzioni e centri separatisti dell'Hdz, fine
di qualsiasi ipotesi di creare un'entità statale croata nel
vicino paese. Sarà invece rafforzata l'unità
politico-territoriale dello stato bosniaco-erzegovese. Ed è
sperabile che finisca la pratica, accettata a quanto pare in
questi giorni anche da Mesic e Racan, dell'illegale voto degli
erzegovesi per le elezioni in Croazia. A conclusione di questa
cronaca segnaliamo una nota diramata dal Ministero degli Esteri
della Croazia che "condivide la preoccupazione espressa
dall'Unione Europea circa la salvaguardia delle conquiste
democratiche in Austria" in seguito all'avvento al governo
dell'estrema destra di Jeorg Haider. Zagabria in particolare,
teme un possibile peggioramento della posizione dei lavoratori
croati in Austria e, soprattutto, delle minoranza nazionale
croata nel Burgenland (la Slovenia ha espresso la medesima
preoccupazione per la sua minoranza in Carinzia). La retorica
xenofoba di Haider, si dice nel documento di Zagabria, minaccia
seriamente i processi democratici europei e in particolare nel
sud-est dell'Europa. In Croazia, tuttavia, non sono mancate voci
di esultanza per la vittoria dell'estrema destra austriaca
arrivata ad una coalizione di governo: il partito neoustascia Hsp
di Anto Djapic (cinque deputati in parlamento) ha fatto le
congratulazioni al partito di Haider, dichiarandosi "sorpreso per
la rabbia e l'odio manifestati" dai vertici dell'Ue.