CROAZIA ELEZIONI DI SVOLTA (MA VOTA ANCHE LA BOSNIA)
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
N ei prossimi cinque anni, dopo un decennio di dispotismo tudjmaniano vissuto dalla gente nella paura e dal paese nell'isolamento internazionale, la Croazia avrà un presidente sorridente, incline alle barzellette, modesto e alla mano, tutto il contrario del defunto Supremo; Stipe Mesic, esponente del Partito popolare, 66 anni, giurista, la cui strategia politica può essere così sintetizzata: migliorare da subito i rapporti con tutti i paesi che componevano la vecchia Jugoslavia, portare la Croazia nell'Unione Europea, ripulire la Croazia dalla criminalità politica e dalla mafia, salvarla dalla crisi economica.
Quello di Stipe Mesic è stato un vero trionfo, a conti fatti. Subito dopo la chiusura dei seggi elettorale, nella serata di lunedì, le primissime proiezioni lo davano sì vincente sul concorrente Drazen Budisa, ma con un piccolissimo scarto di voti. Man mano che il numero delle schede scrutinate saliva rapidamente, però, aumentava anche la distanza tra Mesic e Budisa. La corsa si concludeva nei primi minuti di martedì con la notizia, data dallo stesso presidente della Commissione elettorale centrale della netta vittoria del concorrente più anziano e più a sinistra: Mesic ha conquistato la carica di capo dello Stato con il 56,21% dei voti. E' la percentuale che risulta dallo spoglio delle schede pervenute dal 99,36% dei seggi elettorali. Mancavano, al momento dell'annuncio, i risultati di pochi migliaia di preferenze espresse dagli elettori della "diaspora" croata in Austria e Canada, ma si tratta di entità che non potranno cambiare granché il risultato finale che vede Mesic vincitore con un distacco di 317 mila voti. A proposito della "diaspora", va detto che l'affluenza alle urne è stata bassissima, appena il 17,50%; e quelli che hanno votato hanno dato la preferenza a Budisa: 75,31%. La punta più alta delle preferenze al candidato social-liberale da parte della "diaspora" tradizionalmente filotujmanista, è stata registrata in Bosnia-Erzegovina: 90,3% - già, perché in Erzegovina continuano tranquillamente a votare per le elezioni croate, come con Tudjman.
Mesic ha largamente superato Budisa in 17 regioni del paese, Budisa ha lasciato indietro Mesic soltanto nelle altre quattro. L'Istria ha votato per Mesic al 72%.
Nella campagna elettorale i due rivali non si sono risparmiate le critiche, Budisa in particola re ha bersagliato Mesic del quale ha impietosamente scandagliato la vita personale. Subito dopo la pubblicazione dei risultati, Budisa si è congratulato con il vincitore ed ha cercato di farsi perdonare le stilettate. Gli animi, comunque, sono sereni; il clima in Croazia è tale che nulla potrà incrinare la coalizione dei sei partiti che governano insieme il paese dalla metà di gennaio. Ora tutti si attendono - perfino l'opposizione Hdz che sembra essersi improvvisamente convertita alla democrazia con uno stupefacente riciclaggio di idee - una stretta collaborazione fra capo dello Stato, governo e parlamento per la realizzazione del programma di rinnovamento democratico che sarà presentato domani o dopodomani alla Camera dei deputati. Il cui presidente Zlatko Tomic, ad interim capo dello stato fino al 18 febbraio, ha detto che "molto presto daremo inizio al processo di trasformazione della Costituzione...Tale processo dovrebbe cominciare fra un mese al massimo e concludersi verso la metà di quest'anno". Ora il giuramento di Mesic nelle mani del presidente della Corte costituzionale e l'assunzione ufficiale della carica di presidente della Repubblica avrà luogo a mezzogiorno del 18 febbraio.