BALCANI
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
I
I rapporti fra il popolare Mesic e il liberale Budisa sono andati
peggiorando nel corso della campagna elettorale, soprattutto per
iniziativa del secondo che si è rivelato l'esponente più a destra
della coalizione di centrosinistra e leggermente spostato verso
posizioni nazionalistiche che fanno a pugno con l'apertura di
Mesic a tutti i cittadini senza ombre di sciovinismi. Si teme che
il candidato sconfitto, soprattutto se sarà Budisa, farà di tutto
per impugnare i risultati. Anche perché la vittoria dell'uno
sull'altro sarà di stretta misura. Peserà ogni voto. Dai sondaggi
degli ultimi giorni risulta che poche decine di migliaia di voti
decideranno la vittoria. La Tv croata ha organizzato per quattro
pomeriggi di seguito, fino a ieri, un voto telefonico al quale
hanno partecipato circa 600.000 persone. I risultati hanno dato
Mesic al 51,7% e Budisa al 48,3. Ma non sono da escludere
sorprese. Peseranno molto le astensioni di coloro che il 24
gennaio votarono per il candidato del travolto regime, l'ex
ministro degli esteri Mate Granic, il quale raccolse il 22% dei
suffragi.Quella di ieri è stata l'ultima giornata della campagna
elettorale, oggi regna il silenzio, lunedì si vota dalle 7 alle
19. I risultati ufficiosi si conosceranno nelle prime ore di
martedì.
Ambedue i candidati sono espressione della coalizione democratica
salita al potere col voto legislativo del 3 gennaio, ma tra i due
il più lontano dal vecchio modello tudjmaniano è Mesic. Il
carattere poco tollerante di Budisa lo ha portato, durante
l'intera campagna, ad assumere verso il rivale toni rancorosi che
hanno rivelato un'avversione, oltre che politica, personale.
Inoltre, pur di vincere, Budisa si è rivolto alle forze sconfitte
della destra per ottenerne i voti.
L'analisi del voto del primo turno delle presidenziali (24
gennaio) ha dimostrato che una grossa fetta dei
socialdemocratici, (il partito di Racan che ha sostenuto e
sostiene Budisa insieme ai social-liberali) ha votato e tornerà a
votare per Mesic che è appoggiato anche dalle minoranze
nazionali. Nella città di Fiume, per esempio, Budisa ha raccolto
17mila voti in meno di quelli ottenuti alle parlamentari dalla
coalizione socialdemocratici-social-liberali; nella stessa città
Mesic ha ottenuto ben 25mila voti in più di quanti ne raccolse
allora la coalizione dei quattro partiti minori di
centro-sinistra che ora lo sostengono. Il fenomeno si è
regolamente ripetuto in tutte le città e in 17 delle 21 regioni
croate, Istria in testa.
In Istria le simpatie per Mesic sono salite addirittura al 70%
nelle ultime ore. Non a caso. Il candidato si è incontrato a
Pinguente con i deputati istriani al parlamento croato, Dino
Debeljuh e Damir Kajin, e con Giuseppe Rota, presidente
dell'Unione Italiana, l'organizzazione dei circa 30.000 cittadini
croati di etnia italiana nella regione. Sottolineando il
contributo dato dagli italiani dell'area istro-quarnerina alla
lotta contro il nazionalismo, per la convivenza e la democrazia,
Mesic ha promesso il suo appoggio all'Unione Italiana e alla
soluzione dei problemi della comunità minoritaria, a cominciare
dall'approvazione di una giusta legge sul bilinguismo.
Respingendo l'insinuazione di certi nazionalisti croati, secondo
cui la concessione di "eccessivi" diritti alla minoranza
permetterebbe agli italiani di "italianizzare l'Istria e la
Croazia", Mesic auspica che l'Istria continui ad essere "un
laboratorio di multiculturalità, multietnicità e bilinguismo".