CROAZIA IL REGIME IN TRIBUNALE
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
A Zagabria vecchi e nuovi ministri si sono incontrati per diverse ore nelle sedi dei rispettivi dicasteri per lo scambio delle consegne. Mancava soltanto un titolare del vecchio regime: il ministro del turismo Ivan Herak, finito in galera.
All'insaputa dello stesso nuovo premier Racan, la notte precedente al cambio della guardia i poliziotti hanno messo le manette ai polsi di Herak trasferendolo in cellulare a Pola e rinchiudendolo nell'antico carcere di austriaca memoria nel quale finì i suoi giorni Nazario Sauro.
Perché proprio a Pola? Perché Ivan Herak è istriano di Parenzo dove ha due case e una villa, quest'ultima ancora in costruzione. Nel 1990 fu tra i fondatori della Dieta democratica istriana (Ddi) e nel 1992 fu eletto per la prima volta in Parlamento quale rappresentante del partito regionalista.
Dal 1997, invece, è divenuto "famoso" per il rapido cambio delle casacche: dalla Ddi passò al partito social-liberale e da questo all'Hdz - l'anno scorso - su invito di Tudjman che lo premiò con la poltrona di ministro. E' stato ministro per circa sei mesi, passando direttamente dal Palazzo, giovedì notte, al carcere del capoluogo istriano, dove tuttora si trova e resterà chissà per quanti mesi.
Il reato di cui è accusato comporta una pena da uno a dieci anni di detenzione. Insieme a lui, ma due giorni prima di lui, sono finiti in prigione il vice-ministro del turismo, Toni Golik, che era al tempo stesso proprietario di una catena di alberghi sull'isola di Arbe/Rab e Gianni Bason proprietario di una grossa ditta commerciale ad Albona, sempre in Istria.
Sul ministro (e sui due complici) grava l'accusa di aver architettato ed attuato un piano grazie al quale, negli ultimi mesi sono stati dirottati un milione mezzo di kune (255 milioni di lire) dal ministero a una società commerciale di Parenzo della quale è proprietaria Daniela Herak, consorte dell'ormai ex ministro.
Il "caso Herak" indurrà il nuovo governo a rovistare a fondo nelle carte di tutti gli ex ministri e ministeri; esiste il fondato sospetto che molti alti funzionari si siano arricchiti ricorrendo a mezzi illeciti, sfruttando lo stretto intreccio fra politica e criminalità creatosi sotto il passato regime.
Ha suscitato vasto scalpore, intanto, oltre a quello di Herak, il "caso" del defunto Franjio Tudjman i cui funerali sono costati un milione e duecentomila marchi tedeschi, come ha rivelato l'ex premier Matesa facendo le consegne a Racan.
Nella somma è compreso il costo del faraonico sepolcro marmoreo del Supremo costruito al centro del monumentale cimitero di Mirogoj. A quel sepolcro sono andati a inchinarsi, subito dopo le consegne, Matesa e i suoi ministri.