La Croazia punta alla Ue

SCOTTI GIACOMO

DOPO TUDJMAN IL PREMIER DESIGNATO RACAN PRESTO A ROMA

La Croazia punta alla Ue

Ma prima deve permettere il rientro dei profughi serbi

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

N ei circoli politici di Zagabria l'incontro del presidente della Commissione Ue Prodi con il premier designato croato Ivica Racan viene considerato l'inizio della fine di quel profondo isolamento in cui la Croazia era stata rinchiusa da Tudjman.

Il primo viaggio all'estero che il leader della vittoriosa coalizione di centrosinistra ha deciso di compiere dopo che avrà preso possesso dell'ufficio di presidente del consiglio fra una o due settimane - la lista dei ministri sarà resa nota oggi -, avrà per meta l'Italia: il paese nel quale Tudjman mise piede più volte, ma giammai in veste ufficiale, neppure nel novembre scorso quando arrivò a Roma per recarsi in Vaticano e tornarne soltanto per morire. Dopo Roma, Racan raggiungerà Londra, Parigi, Berlino e Bruxelles, capitale dell'Unione Europea in cui la Croazia intende integrarsi, ma dalla quale è stata tenuta finora lontana per le violazioni dei diritti umani e della libertà dei mass-media, per la pulizia etnica ed altri comportamenti antidemocratici dell'ex regime.

L'Europa dovrà porgere la mano al popolo croato per superare la china, aiutarlo a uscire dal fosso della miseria e a sanare le ferite non solo materiali della guerra. Fa piacere che il cammino croato verso l'Europa comincerà con Roma, così come il primo incontro alla vigilia del suo insediamento come premier Racan l'ha avuto con un uomo politico italiano che rappresenta l'Europa democratica. Con la visita in Croazia di Prodi, si inaugura simbolicamente un nuovo capitolo dei rapporti internazionali di questo paese. Per cominciare, la Croazia post-Tudjman dimostrerà di essere cambiata consegnando al Tribunale dell'Aja sull'ex Jugoslavia i documenti sui crimini compiuti da singoli generali ed altri ufficiali croati nella scorsa guerra, in Croazia ed in Bosnia - quei documenti che Tudjman si rifiutò di consegnare dicendo "no" anche all'eventuale estradizione dei criminali.

Il commentatore politico di un influente giornale croato ha scritto: "In pochi giorni, dopo le elezioni del 3 gennaio, si sono sentite più buone notizie di quante ce ne furono nell'intero anno passato". Una di queste, prossimamente, sarà l'innalzamento al rango di ambasciata dell'ufficio di rappresentanza dell'Unione europea a Zagabria. Seguirà in maggio, sempre a Zagabria, l'assise dei presidenti dei parlamenti di 36 paesi che compongono o appoggiano il gruppo di stati del "Patto di stabilizzazione" per i Balcani, l'organizzazione che, nel frattempo, in marzo convocherà la conferenza dei donatori per sostenere la ricostruzione dei territori devastati dalla guerra. Condizione primaria per gli aiuti sarà l'inizio del rientro dei cittadini di etnia serba cacciati dalla Croazia dal 1991 al 1995 e che ora languono nei campi profughi sparsi in Serbia. Insomma, dovranno cessare discriminazioni e persecuzioni su base nazionalistica.

Nel quadro generale del rilancio dei rapporti fra l'Europa e la Croazia, si inserisce poi la realizzazione del vecchio progetto della autostrada jonico-adriatica "da Trieste al Pireo" che, lungo la fascia costiera, dopo il breve tratto dell'Istria slovena, attraverserà l'intera costa croata per oltre 600 chilometri, per proseguire lungo i litorali montenegrino, albanese e greco. Affinché questi ed altri progetti di integrazione nei meccanismi ed organismi europei possano realizzarsi più rapidamente, Ivica Racan ha chiesto la collaborazione di tutti i funzionari del ministero degli esteri, a cominciare dagli ambasciatori, che non siano apertamente avversi alla politica di rinnovamento democratico. Saranno perciò allontanati, ha detto in una conferenza stampa Racan, soltanto i "servi irresponsabili e stolti" dello scomparso padrone, mentre gli uomini onesti, capaci, responsabili e di orientamento democratico potranno restare ai loro posti.

In attesa di prendere le redini del governo, Racan si è recato a Lubiana, incontrandosi col premier sloveno Drnovsek: è il passo giusto e tempestivo che tutti si attendevano per dare inizio alla soluzione di non pochi problemi aperti col paese vicino, a cominciare dalle contese sul confine nel Golfo di Pirano. A Zagabria, in precedenza, Racan ha avuto un incontro anche con Jacques Klein, il capo della missione Onu in Bosnia-Erzegovina, esaminando con lui la situazione nella regione. "Il nuovo governo croato - ha detto in proposito - intende contribuire ai buoni rapporti con il vicino paese, e lo dimostrerà nella maniera più efficace, difendendo l'integrità della Bosnia-Erzegovina". Quindi, un "no" definitivo ai sogni degli orfani di Tudjman in Croazia e in Erzegovina, di creare uno staterello separatista croato nel vicino paese. "Noi vogliamo tutelare i croati in Bosnia-Erzegovina - ha aggiunto Racan - ma attraverso la costruzione di una Bosnia-Erzegovina democratica, stabile, unitaria". Parole chiare che infliggeranno un colpo a quell'Hdz erzegovese che ha raccolto il 70 e più per cento dei voti nelle elezioni del 3 gennaio, mandando sei deputati al parlamento di Zagabria in rappresentanza della "diaspora". Se i croati vogliono essere popolo costituente dello stato indipendente della Bosnia-Erzegovina non potranno mandare propri rappresentanti nel parlamento della Croazia. Per un futuro di buoni rapporti fra la Croazia e la Bosnia-Erzegovina anche questo problema va risolto. La Croazia dovrà cessare di mandare milioni di dollari agli organismi del separatismo croato in Bosnia-Erzegovina ed operare invece per il rilancio della convivenza e della collaborazione fra i vari popoli della Bosnia-Erzegovina, contribuendo con ciò al disarmo delle forze nazionalistiche ancora forti anche nelle entità serba e musulmana di quel paese.

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