CROAZIA PRESIDENZIALI
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
S tipe Mesic, ricordiamo questo nome: molto probabilmente sarà lui il secondo presidente della Repubblica di Croazia dopo Franjo Tudjman battendo largamente domani gli altri otto candidati. Di questi, sei sono subito da cancellare, non avendo alcuna possibilità di successo; dagli altri due "cavalli di razza" in corsa - e cioè Mate Granic, attuale ministro degli esteri e candidato ufficiale dell'ex regime, e Drazen Budisa, leader del partito social-liborale e candidato dei due maggiori partiti usciti vittoriosi dalle elezioni parlamentari dello scorso 3 gennaio - si dava per vincente il secondo fino a qualche giorno addietro.
A giudicare dalle folle che accorrono ai suoi comizi e dai risultati unanimi di diverse indagini demoscopiche, ora è Mesic a guidare la classifica. Ieri i sondaggi gli davano il 37,7 per cento dei suffragi al primo turno, seguito dal 28,6 per cento di Budisa e dal 13,3 per cento di Granic. Gli altri sei candidati dovrebbero raccogliere tutti insieme meno del 20 per cento. Se si andrà al ballottaggio del 7 febbraio, il 10 per cento dei voti dati ai candidati di coda si riverserà su Mesic, che raccoglierà pure il grosso dei voti dati a Budisa nel primo turno. Un sondaggio di Voice 2000, un'organizzazione non governativa, dà addirittura a Mesic il 50 per cento dei voti al primo turno.
Stipe Mesic, 66 anni, piace alla gente per la sua schietta semplicità, la battuta pronta, la spigliatezza, la preparazione politica, il rifiuto di dir male di tutto e tutti della ex Jugoslavia socialista nel cui sistema ebbe ruoli di primissimo piano. Dopo il volto severo ed arcigno del defunto padre-padrone la gente preferisce qualcuno che sia agli antipodi: questi è Mesic, ultimo presidente della ex Yugoslavia, primo premier della Croazia indipendente, l'uomo che inferse dall'interno le prime picconate al regime tudjmaniano accusandolo di aggressione armata contro la Bosnia, uscendo successivamente da tutte le strutture di potere.
E' il candidato di un gruppo di cinque partiti del centro-sinistra, che sono peraltro alleati dei socialdemocratici e social-liberali e insieme formeranno il nuovo governo. La differenza fra Budisa e Mesic sta nell'atteggiamento più radicale e di sinistra del secondo e nella posizione più conservatrice, di centro-destra, del primo. Non a caso, rispondendo a una domanda sulla politica futura verso le minoranze, Mesic ha condannato il centralismo esasperato e il nazionalismo del regime che ha governato sinora il paese, esaltando al tempo stesso il ruolo positivo, di ponte, delle minoranze nazionali e soprattutto della minoranza italiana in Istria ed a Fiume (a Rovigno ha iniziato il discorso con un saluto in italiano!); mentre Budisa ha subito esaltato la "ufficialità" e la "priorità" della lingua croata nella stessa regione, lamentandosi che in Istria le autorità locali hanno "concesso troppo agli italiani".
Mesic si è recato all'Aja a testimoniare contro i criminali di guerra croati e ha denunciato i miliardi che il governo di Zagabria ha versato ai secessionisti croati dell'Erzegovina; invece Budisa glissa su questi problemi, preferendo far leva sul "patriottismo" croato. Il più forte sindacato di sinistra, la Confederazione autonoma dei lavoratori della Croazia (Sssh), creatura del partito socialdemocratico, ha invitato i propri aderenti a scegliere liberamente fra Mesic e Budisa. Il che significa che anche nel maggiore partito della coalizione di centro-sinistra, quello stesso che ha presentato la candidatura di Budisa e ufficialmente la sostiene, esiste una "base" nella quale non mancano le simpatie per il candidato concorrente.
Una vittoria di Mesic, ovvero dell'ala sinistra del centro-sinistra, eviterebbe peraltro che tutte le massime cariche del potere vadano nelle mani del duetto socialdemocratici-social-liberali che si è già assicurato la presidenza e la vicepresidenza del governo (Ivica Racan e Goran Granic, questu'ultimo fratello del ministro degli esteri uscente) e i due terzi dei posti direttivi in parlamento.