OLTRE LE PAROLE

ZUFFA GRAZIA

OLTRE LE PAROLE

GRAZIA ZUFFA

I l congresso di Torino ha approvato una serie di documenti sulle droghe, che rappresentano nell'insieme un indirizzo politico organico e motivato, di riforma sia sul versante penale che sociale. Si auspica un nuovo regime di distinzione fra le diverse droghe, legalizzando e perciò regolando la canapa, per allontanare migliaia di giovani dal "rischio dell'illegalità"; la depenalizzazione completa del consumo di tutte le droghe per diminuire la criminalizzazione e i conseguenti rischi di emarginazione dei consumatori e dei tossicodipendenti; l'assunzione senza riserve degli indirizzi di riduzione del danno, compresi la sperimentazione anche in Italia della somministrazione di eroina e programmi di informazione sulle diverse sostanze.

Perlopiù i media parlano di "svolta antiproibizionista" dei Ds. E' una formula "ad effetto" che non aiuta a capire nel merito. In realtà non può dirsi una svolta, perché già nel congresso del '97 era stata approvata una mozione simile. Tuttavia il fatto che a Torino i documenti siano stati votati dalla commissione politica all'unanimità dà il segno di una significativa convergenza fra le diverse componenti dei Ds e di una maturazione politica sul problema.

Quanto alla definizione "antiproibizionista", è lecito osservare che in realtà si tratta di un pacchetto di politiche pragmatiche, che meno si appellano alla proibizione e alla repressione e più all'intervento sociale. Una linea già sperimentata in Olanda e Svizzera, cui oggi si sta adeguando anche la Germania, paesi che non possono dirsi antiproibizionisti. Ma certamente paesi che in virtù di una tradizione consolidata di democrazia liberale e di pratica del Welfare, hanno scelto di dare la priorità, non al "principio" della messa al bando morale della droga, bensì al concreto "farsi carico" delle problematiche sanitarie e sociali dei cittadini che consumano droghe illegali. E ciò con un largo accordo fra componenti sociali e politiche diverse, compresi settori di ispirazione cristiana. Come non ricordare l'appoggio dato alla politica governativa dalla Conferenza episcopale svizzera, che si schierò apertamente, insieme alle Chiese Protestanti, contro il referendum che proprio quella politica voleva rovesciare? Dovrebbe rammentarselo Gerardo Bianco, prima di lanciare anatemi sulla "perdita di valori" dei Ds. Con buona pace di Don Gelmini, e di quanti altri brandiscono la parola "solidarietà" come una clava per dar mazzate a chi non la pensa come loro, questa politica sulla droga, fatta propria dal congresso, comincia a riempire di contenuti il discusso slogan I care.

Il punto è un altro, e ha fatto bene a ricordarlo Don Ciotti. Ci aspettiamo che alle parole seguano alcuni fatti. Il governo si impegni a presentare al più presto il disegno di legge sulla depenalizzazione completa del consumo, secondo gli impegni presi a Napoli tre anni fa. E le regioni governate dal centrosinistra approntino dei progetti di sperimentazione per l'eroina medica. Se ci sono dissensi nella coalizione, è bene che vengano allo scoperto. Per una volta su scelte concrete e non su vuote polemiche.

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