La Croazia morbida di Ivica Racan

SCOTTI GIACOMO

La Croazia morbida di Ivica Racan

"Moralizzeremo il regime". Parla il vincitore delle elezioni e futuro premier

- GIACOMO SCOTTI - ZABAGRIA

C ari amici, è giunto il momento di essere orgogliosi. Stasera abbiamo con noi Ivica Racan e Drazen Budisa, nell'ordine prossimo primo ministro e futuro presidente della Repubblica". Così, alla vigilia di Natale furono presentati i capolista socialdemocratico e social-liberale a una folla di giovani accorsi a un concerto dei più popolari cantautori croati al Palasport di Zagabria. "Saremo con voi anche dopo le elezioni" promise in quell'occasione Racan. Il quale, da quando la coalizione di centro-sinistra da lui guidata ha vinto, grazie soprattutto al voto giovanile, ha rilasciato una mezza dozzina di interviste. Questa non pretende di essere la sintesi di tutte, ma dice abbastanza sugli orientamenti del futuro governo.

Per cominciare, un rapido profilo biografico del futuro premier, che molto probabilmente assumerà la carica qualche giorno prima o proprio nel giorno del suo compleanno: il 24 febbraio Ivica Racan compie 56 primavere. Nacque nel 1944 nel campo di concentramento di Ebersbach (Germania) dove erano stati deportati suo padre e sua madre. E' vissuto da sempre a Zagabria dove si è laureato in giurisprudenza, cominciando la carriera come ricercatore presso l'Istituto per l'autogestione sociale. Nel 1986 entrò a far parte della presidenza della Lega dei comunisti della Croazia, della quale divenne il leader tre anni dopo come presidente del Comitato centrale.

Sempre nel 1989 acconsentì alla libera formazione di nuovi partiti politici ed egli stesso fondò il Partito dei cambiamenti democratici, divenuto in seguito Partito socialdemocratico, del quale è ancora oggi presidente. Da quattordici anni è deputato al Sabor della Croazia. Ha condotto una strenua opposizione al regime di Tudjman, trasformando il proprio partito in una forza di centrosinistra che, alleandosi ai partiti centristi, primo fra tutti il social-liberale di Budisa, è diventato il più forte partito d'opposizione e, finalmente, partito di governo. Gli avversari lo chiamano "il piccolo Ivan", alludendo alla sua non alta statura, ma l'uomo che fu il più giovane comunista al timone della Croazia nella Federazione jugoslava, ha saputo dimostrare una grande levatura con la vittoria del 3 gennaio 2000. E' stato così raggiunto - come dice lo stesso Racan - uno dei primi obiettivi della sua lotta "contro il gonfiarsi dei nazionalismi e contro il rozzo revanscismo della destra radicale". E' stato inferto il colpo mortale contro quell'Hdz che sin dal 1990, salendo al potere, "spostò il pendolo croato all'estrema destra, avvicinandosi drammaticamente all'ustascismo".

"Ora non ci saranno più, spero, pericolose oscillazioni, potremo guardare finalmente al futuro e non più solo occuparci del passato. La Croazia è stanca di una storia scritta da cattivi storiografi e di interpretazioni storiche ancora peggiori".

E' ormai certo che sarete voi a formare e presiedere il nuovo consiglio dei ministri croato. Da metà febbraio 2000 fino al 2005, si spera. Non sarà facile guidare una coalizione di sei partiti. Quale sarà la vostra prima mossa?

Si tratta di uscire da una grave crisi. Il primo presupposto per venirne fuori è mostrare al popolo la faccia onesta del potere. Tutto sarà fatto con onestà e alla luce del sole; saremo rigorosi nella lotta contro le attività illecite e la corruzione. Dò la mia parola. Dobbiamo abolire i privilegi usurpati dal passato regime. E la Croazia non dipenderà più dalla buona o cattiva volontà di un solo uomo, si chiami Tudjman o Racan.

Ci saranno epurazioni?

Non è nostra intenzione attuare epurazioni di carattere revanscistico: nessun licenziamento nell'esercito o nella polizia, ma ci saranno certamente dei cambiamenti, a cominciare dalla radiotelevisione nazionale e da altri pubblici enti, dai quali dovranno andarsene quegli individui messi ai posti di comando come servitori del regime.

E' vero che il nuovo governo smantellerà il carrozzone para-governativo creato da Tudjman con dipartimenti a non finire, centinaia di alti funzionari e una costosissima amministrazione?

Non sarà difficile trovare un'intesa su questo punto. Un nostro proverbio dice: in famiglia non c'è scompiglio se c'è spazio per ciascun figlio. Se tutti faremo la nostra parte - capo dello stato, governo e parlamento - realizzeremo anche il programma di riforme e i cambiamenti che la coalizione ha presentato.

Avete promesso che l'arcipelago delle isole Brioni, in Istria, già residenza esclusiva di Tito e poi di Tudjman e della sua élite politica, sarà restituita ai turisti, al popolo.

Le promesse saranno mantenute. Personalmente non ho mai trascorso le vacanze a Brioni, ho una casetta per le ferie sull'isola dalmata di Brazza che basta alle modeste esigenze della mia famiglia. Brioni non sarà più off-limits per nessuno. Niente più privilegi.

Una delle promesse fatte dall'opposizione nella campagna elettorale fu: ridurremo gli stipendi dei massimi funzionari dello stato e dei ministri del 40%. Se sarà necessario, i futuri ministri dovranno lavorare per alcuni mesi anche gratis. Conferma?

Non penso che i ministri e i deputati debbano lavorare gratis. Ma dobbiamo dimostrare di saper fare quello che l'ex regime non ha fatto, allontanandosi dal popolo; dobbiamo essere solidali con la maggioranza dei cittadini che fa una vita difficile e con i lavoratori che spesso non ricevono la paga per mesi. Se vogliamo che tutti contribuiscano a tirare il carro fuori dalla mota nel campo economico, sociale e morale, dobbiamo dare l'esempio dall'alto. Faremo di tutto per abolire i privilegi, elimineremo i lussi e gli sprechi. Cominceremo perciò tagliando le paghe ai papaveri. Quando il tenore di vita dei cittadini aumenterà, aumenteremo anche le paghe di ministri e deputati.

Questo è il primo cambiamento nello "stile" di governo. Che cosa prometta d'altro Racan per il Duemila

Il Duemila sarà migliore dell'anno passato. In quale misura, non so dirlo, perché ancora non si conosce quanto sia profonda la crisi in cui ci troviamo. Non sarà facile ottenere subito informazioni esatte sulla reale situazione croata, perché il regime sconfitto ha sempre tenuto nascosti i dati. Per quello che si sa, il solo ministero della difesa ha accumulato debiti per un miliardo e mezzo di dollari. Si aggira sul miliardo di marchi il debito dei ministero della sanità e del fondo pensionistico. Anche gli altri dicasteri sono indebitati fino al collo, perché non sono stati da meno dei militari nelle spese faraoniche...

Per non parlare della polizia e dei servizi segreti, e dei miliardi di marchi concessi da Zagabria al para-stato dell'Erzeg-Bosnia per far funzionare l'esercito Hvo, e tutte le strutture parastatali della Comunità croata erzegovese...

Ci attende un compito molto difficile. In uno o due anni, tuttavia, realizzeremo i nostri programmi, cominciando dalla revisione delle privatizzazioni, un campo nel quale con metodi criminali pochi pescecani si sono arricchiti, mandando in rovina interi settori dell'economia.

Con la Federazione dei datori di lavoro la sua coalizione ha sottoscritto un accordo per un "nuovo corso della politica economica croata", dopo averne stipulati altri con vari sindacati, con l'organizzazione dei pensionati...

Abbiamo preso precisi impegni con tutte le categorie. Con il loro appoggio dovremo uscire più rapidamente dalla crisi. Sarà ora necessario ottenere il consenso anche delle istituzioni, della magistratura per esempio, per uscire dal marasma in cui l'ex regime ha gettato il paese.

L'economia si rimetterà subito in moto? Nel primo trimestre di quest'anno è previsto che la disoccupazione continuerà a crescere, ci sarà pure un'ulteriore caduta della produzione e altre aziende andranno in fallimento...

Sarà però raggiunto un generale consenso politico e sociale quale presupposto per uscire dalla crisi e creare nuovi investimenti.

Qual è la situazione che lascia in eredità il regime al nuovo governo, oltre alla crisi economica?

Il corso della moneta nazionale è irreale, lo stato costa troppo, il bilancio per il duemila dovrà subire un ridimensionamento. Abbiamo promesso tagli alle spese dell'amministrazione statale e ci saranno. Abbiamo promesso anche aumenti delle pensioni minime. Per far fronte al bisogno il governo condurrà una rigorosa politica di risparmio: parlamento, governo, datori di lavoro e sindacati daranno il loro contributo. Ci servono la pace sociale e la solidarietà. Rafforzando l'attività economica, riducendo i prezzi e il carico fiscale, ma al tempo stesso ampliando il ventaglio dei contribuenti troveremo i mezzi finanziari necessari. Fra sei mesi, tre trimestri al massimo, dimostreremo di poter ottenere gli stessi risultati di bilancio riducendo il carico fiscale.

Così si ha concluso il prossimo premier democratico croato. Alla fine ci siamo accorti che con Ivica Racan non abbiamo parlato di politica estera e dei rapporti con gli altri stati ex jugoslavi. Sono tematiche che meritano un'attenzione particolare e che speriamo di affrontare presto, insieme a quella del rientro massiccio - come spera Racan - dei cittadini croati di etnia serba che Tudjman scacciò con la violenza. Racan li ha invitati a tornare alle loro case, senza aver paura della Croazia - diversa da quella arcigna e ostile di Tudjman. Infine, una battuta di Racan sull'Europa: "Abbiamo detto ai nostri cittadini che non è nell'interesse nazionale sollevare muraglie cinesi verso l'Europa. Vogliamo difendere gli interessi nazionali attraverso la collaborazione con l'Europa, e ritengo che in ciò avremo successo".

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