CROAZIA OGGI L'ESITO DELLE ELEZIONI PER IL NUVO PARLAMENTO
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
C alato ieri il sipario sull'ultimo atto delle elezioni parlamentari, fra qualche giorno comincia in Croazia un nuovo "spettacolo" forse ancor più emozionante: alla mezzanotte del 5 gennaio si conclude l'iter per la presentazione/vidimazione delle candidature dei concorrenti alla carica di presidente della repubblica. Gli elettori chiamati alle urne il 3 gennaio per il rinnovo della Camera dei deputati - circa 4 milioni in patria e 350.000 all'estero - torneranno a votare il 24 gennaio per il primo turno delle presidenziali, e di nuovo il 7 febbraio. Si dà per scontato, infatti, che nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta alla prima prova, anche perché stavolta gli aspiranti alla poltrona lasciata vacante da Tudjman il 10 dicembre sono una folla: ben 29.
Non è escluso che qualcuno rinunci alla corsa all'ultimo momento, perché non è facile per tutti raccogliere le 10mila firme necessarie per convalidare la candidatura, ma anche se resteranno una ventina sarà pur sempre un record. Basti ricordare che alle elezioni presidenziali del 1992 i candidati furono 8, ma già nel 1997 - dopo cinque anni di strapotere del "Supremo" -solo in due osarono contrastare la sua rielezione.
La folla di candidati sta a dimostrare quanto sia cambiata l'atmosfera politica in Croazia: scomparso il padre-padrone, è cessato un incubo: la gente ha l'impressione di poter respirare più liberamente. E' finita la "democratura", ovvero la dittatura travestita da democrazia? Sono in molti, anche fra gli uomini partiticamente disimpegnati, a sognare di poter entrare in quella che fino a ieri sembrava "la "Città proibita", esclusivo possesso di un solo uomo, Tudjman. Un sociologo ci ha spiegato: "Finalmente ci si è resi consapevoli del fatto che per un decennio circa in Croazia la coscienza sociale si era addormentata". L'incubo è cessato e la gente si è destata anche perché arrivano alle orecchie di tutti i rumori delle risse interne al partito governativo - che rimarrà tale ancora per poco.
Il vertice dell'Hdz, riunitosi una decina di volte dopo la morte del Supremo per indicare un candidato ufficiale del partito alla carica di capo dello Stato, non solo non è riuscito a trovare un accordo su un nome, ma si è frantumato in quattro-cinque fazioni.
Furibonde baruffe sono scoppiate sui nomi di due big: Mate Granic e Vladimir Seks, che sui giornali dicono peste e corna l'uno dell'altro facendo a gomitate per occupare la presidenza, oltre che dello Stato, anche del partito. Al vertice dell'Hdz appartiene anche un terzo candidato alla presidenza della repubblica, presentatosi come "indipendente": il ministro di Grazia e giustizia Zvonimir Separovic, che annovera fra i suoi meriti il rifiuto opposto al Tribunale dell'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia di consegnare i generali croati sospettati di orrendi delitti nelle operazioni "Lampo" e "Tempesta" del 1995 in Croazia e in contemporanee operazioni militari dell'esercito croato in Bosnia. Non è escluso che all'ultimo momento i candidati targati Hdz diventeranno quattro con l'entrata in gara di Vlatko Pavletic, l'attuale facente funzione di presidente della Repubblica. Nell'opinione pubblica il più quotato dei quattro è il moderato Granic, ben visto anche dagli Stati uniti.
Nelle file dei sei partiti coalizzati dell'opposizione democratica -strategicamente schierati in due blocchi di quattro più due - i candidati alla presidenza sono tre. Zlatko Tomcic, del partito contadino; Stjepan Mesic del parito popolare - ultimo presidente della Jugoslavia socialista e primo premier della Croazia indipendente, che nel '94 denunciò la dittatura di Tudjman, diventandone il più acerrimo accusatore. E Drazen Budisa, del partito social-liberale ma appoggiato anche dal forte parito socialdemocratico Sdp: sul suo nome l'opposizione ha già annunciato che si schiererà compatta per il secondo turno delle presidenziali.
Candidati indipendenti di area democratica sono pure - per citare i più noti - lo scrittore Slaven Letica, che fu il primo consigliere politico di Tudjman per diventarne poi critico inesorabile; Vesna Kanizaj, la più combattiva esponente sindacale in Croazia (guida il sindacato dei lavoratori della scuola); e Josip Manolic, già capo della polizia segreta croata nella Jugoslavia unita, poi ministro della Difesa nel primo governo croato dopo la secessione, infine dissidente anti-tudjmaniano e fondatore del partito dei Democratici indipendenti. Altri tre candidati dell'opposizione democratica - il popolarissimo cantautore Drago Diklic, il leader di Azione socialdemocratica Silvije Degen (che aveva già raccolto 17.000 firme a proprio sostegno), e l'ex presidente della Corte costituzionale Jadranko Crnic - hanno annunciato ieri il ritiro delle candidature per appoggiare quelle della coalizione dei "sei".
Per il partito-regime si profila la perdita sia del governo che della presidenza dello Stato. Non è un caso che l'attuale ministro della Difesa, generale Miljavac, abbia informato l'opposizione di essere disposto a mantenere il dicastero anche in caso di sconfitta dell'Hdz (in altre parole passando all'opposizione), e garantito che le forze armate rispetteranno e faranno rispettare i risultati elettorali contro qualsiasi tentativo di colpo di mano. Intanto, nella città di Bjelovar, l'Hdz è già passato al completo nelle file dei liberali, e cioè dell'opposizione.
Sono i sintomi del disfacimento del regime. Sintomi convalidati dall'atteggiamento del ministro Granic che, forte del consenso nella base dell'Hdz, fa la corte all'opposizione affermando, in interviste alla stampa, la certezza di battere tutti i concorrenti del suo partito - "la mia base non è l'Hdz ma l'opinione pubblica croata" -, la volontà di portare il partito su posizioni democratiche e, se sarà eletto presidente della repubblica, di battersi per la radicale riduzione dei poteri presidenziali e per l'adeguamento della Croazia "alle norme democratiche dell'Europa".
Nella battaglia per la presidenza della repubblica si sono inseriti numerosi personaggi dello squadrismo organizzato, a cominciare da Anto Giapic, leader del partito delle camicie nere Hsp, che promette l'epurazione di tutti i "comunisti"; e i capi di due altri partiti estremisti dello stesso colore: Tomislav Mercep - in odore di criminale di guerra avendo comandato nel 1991-'92 i reparti speciali che commisero massacri di civili e di prigionieri serbi -, e Ante Prkacin.
A costoro si uniscono il "cristiano-croato" Ante Ledic, e Bozidar Maslov, che hanno messo in piedi partitini di estrema destra, anch'essi ispirati all'ideologia della violenza neofascista; e Marko Veselica che si professa "democristiano" neoustascia. Nostalgico del fascismo è pure Nikola Stedul, tornato dall'"esilio" per presentare la candidatura al trono Tudjmaniano. Molto affollata, dunque, la schiera dei nostalgici del nazifascismo, ma frantumata come un arcipelago.
Fitta anche la schiera degli "indipendenti": i popolari cantautori Davor Dretar e Sinisa Vuco, tale Stipe Tonkovic definitosi "capo tribù della Croazia" ovvero "Toro in piedi con l'ascia", Bozidar Vukasovic presidente di un'associazione di risparmiatori della Banca di Lubiana rimasti senza i loro risparmi, e altri pittoreschi personaggi del variopinto folklore provinciale. I loro nomi attraverseranno come una meteora la campagna elettorale per poi tornare nelle tenebre. Qualcuno di loro, tuttavia, spera di conquistare almeno il 10 per cento dei voti, quanto basta per aver diritto all'incasso di 150 milioni di lire a titolo di "risarcimento" per le spese elettorali. Intanto, si sarà messo in vetrina per almeno tre settimane.