CROAZIA/ELEZIONI
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
E' stato un crescendo ininterrotto: stato di salute grave, grave stazionario, molto grave, preoccupato, gravissimo. E con questo superlativo siamo arrivati all'ultimo comunicato sull'agonia di Franjo Tudjman. Dopo la sua morte, si dice qui, tutto può succedere: che sorga l'alba della vera democrazia o, paradossalmente, che scompaia anche quel poco di democrazia che l'autocrate tollerava. Il pericolo, in questo caso, può venire dall'ala estremista del partito che Tudjman fondò dieci anni fa, l'Hdz, facendone uno strumento onnipotente del regime.
Fissando al 3 gennaio 2000 (lunedì) la data delle elezioni parlamentari per "rispettare le raccomandazioni della Chiesa cattolica", come spiegano i gerarchi dell'Hdz, è stato ridotto al minimo lo spazio a disposizione delle opposizioni per la campagna elettorale. "Queste elezioni non sono né libere né oneste", ha reagito Ivica Racan, leader del partito socialdemocratico e della coalizione di sei partiti dell'opposizione. Questi avevano proposto la data del 15 gennaio. Secondo i leader dell'opposizione, l'Hdz ha compiuto una serie di turpi manipolazioni, fino a sfruttare la malattia e l'agonia del padre-padrone Tudjman. L'Hdz, in effetti, sta conducendo una campagna elettorale priva di scrupoli, cercando di suscitare un'onda emozionale per l'ormai imminente scomparsa del Supremo, facendo leva su sentimenti nazional-patriottici. Nella sua sfrenata necrofilia politica, la leadership accadizetiana ha deciso di mettere il nome di Franjo Tudjman come capolista in tutti i12 collegi elettorali del paese. Così, se dovesse spirare prima del 3 gennaio, sarà "il più grande personaggio della storia croata"(!) a guidare anche da morto quel partito che, secondo una profezia dello stesso "Supremo", avrebbe dovuto dominare il paese "nei prossimi cento anni".
In risposta il leader liberale Dazen Budisa, ha dichiarato: "il 3 gennaio non è l'ultimo giorno. Abbiamo tempo fino a febbraio. Allora saremo noi a dimostrare come si dialoga con l'opposizione". Altri, invece, sono preoccupati dal fatto che alla situazione politica attuale si è giunti con il voto dato dall'estrema destra ustascia al partito governativo. Le camicie nere e blu potrebbero scendere in campo in campagna elettorale ricorrendo ai loro classici sistemi terroristici. Se ne è reso conto lo stesso capo dello stato ad interim Vlatko Pavletic, il quale ha desautorato l'elefantiaco apparato dell'Ufficio del Presidente della Repubblica (oltre 200 fra consiglieri e segretari, un vero e proprio supergoverno), decidendo di rimanere nel palazzo del parlamento, del quale è presidente, e rifiutando il Palazzo di Pantovcak che era riservato al Supremo alla sua corte e alla Guardia pretoriana. Ha poi annunciato che si incontrerà presto col capo del Governo, con i comandanti dell'esercito e della polizia, "per evidenziare la necessità di rispettare le leggi e la Costituzione". Ha inoltre dato la sua garanzia personale che le elezioni saranno "democratiche, libere, oneste, e soprattutto ne saranno rispettati i risultati".
C'è chi ritiene lo scrittore Pavletic un uomo di parola, altri fanno presente che è stato un fedelissimo di Tudjman insieme al quale finì in prigione negli anni '70. D'altra parte ha molti avversari tra i falchi del suo partito. Il suo nome, insieme a quello del ministro degli Esteri Mate Granic, è fra i pochi che godono della stima dell'opposizione democratica. La quale, se dovesse vincere le elezioni di gennaio, potrebbe trovare una forma di collaborazione con l'ala democratica dell'Hdz e accettare Pavletic o Granic quali candidati alle elezioni presidenziali che dovranno essere indette a breve termine.