A piccoli passi verso il dopo Tudjman

SCOTTI GIACOMO

CROAZIA UN PAESE SCHIACCIATO DAL DEBITO ESTERO

A piccoli passi verso il dopo Tudjman

Pronta una legge sulla "temporanea incapacità" del presidente

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

L a Croazia si prepara ai funerali di Franjo Tudjman e ad affrontare il difficile dopo-Tudjman con una "reggenza" del presidente del Parlamento che potrebbe sostituire il "Supremo", ma soltanto per sessanta giorni. Ieri la Camera dei deputati ha votato una legge che prevede la "temporanea incapacità" del presidente della Repubblica ad esercitare i suoi poteri. Ciò vuol dire che anche il partito di Tudjman, l'Hdz, ha riconosciuto che per il presidente è arrivata l'ora della fine.

Dagli ultimi bollettini medici viene usata l'espressione "stato allarmante". Resta accesa la luce che illumina il rettangolo di finestra della stanza al settimo piano dell'ospedale "Dubrava", dove giace Tudjman. Anche quella luce però, può spegnersi da un momento all'altro e quel corpo scenderà allora al pianoterra, dove la cappella dell'ospedale è rimasta chiusa al pubblico negli ultimissimi giorni per essere ripulita e allestita si sa per chi.

Per questa ragione la Camera dei Deputati, chiamata a trovare un sostituto provvisorio al padre-padrone, si è riunita ieri in sessione straordinaria, la 44esima ed ultima della legislatura che si concluderà definitivamente alla mezzanotte di sabato 27 novembre. E' stata una sessione drammatica e burrascosa, alla ricerca di un compromesso sul contenuto di una legge costituzionale che regolasse la successione e stabilisse l'inizio e la durata dell'interinato.

Alla fine, racimolando anche i voti del partito filo-ustascia, l'Hdz ha ottenuto 85 sì al suo disegno di legge, grazie al quale il capo dello stato può essere dichiarato "provvisoriamente impedito" e sostituito per 60 giorni dal presidente del Parlamento. Resta però l'incognita dei meccanismi di applicazione.

A dichiarare Tudjman "incapace" dovrebbe essere la Corte costituzionale, otto membri della quale (su 12) non hanno ancora preso funzione, perché non hanno prestato giuramento... davanti a Tudjman! Quanto all'investitura del presidente del Parlamento, Vlatko Pavletic, c'è il problema che sabato questa Camera dei deputati non esisterà più. E che fine farà il suo presidente?

Una lenta agonia

Tormentato e consumato lentamente, a cominciare dal 1996, da un tumore all'intestino, l'uomo che nell'agosto 1995 gridò a Knin la sua contentezza per aver "strappato finalmente, dopo cinque secoli, il cancro serbo dal corpo della Croazia", cacciando dal paese i cittadini croati di religione ortodossa, è stato ricoverato in ospedale il primo novembre per una perforazione ulcerosa.

Undici giorni dopo è stato trasferito in sala di rianimazione dalla quale non è più uscito, nemmeno in fotografia. Colpito dapprima da emorragia interna, ha subito poi due operazioni seguita da complicazioni. Da almeno quattro giorni il paziente non risponde più alle terapie, precipitando in un coma irreversibile. Stando ad alcune indiscrezioni, ha le ore contate.

E il paese non più virtualmente ma di fatto rimane senza colui che, accentrando nelle sue mani quasi ogni potere da nove anni a questa parte, si era imposto come l'insostituibile "condottiero". Quella di questi giorni è quindi una Croazia allo sbando, schiacciata da una somma di problemi che vanno da un debito estero che si avvicina ai nove miliardi di dollari (la crisi dell'ex Jugoslavia, quattro volte più grande, cominciò quando i debiti toccarono i sette miliardi), con un popolo ridotto alla disperazione dalla miseria, una economia "sul baratro della bancarotta" e un partito-regime che non sa che pesci pigliare. Negli ultimi 24 giorni, lasciati senza bussola, i gerarchi cortigiani hanno dimostrato un disprezzo totale per gli interessi reali del paese e per il suo futuro, pensando unicamente a salvare il regime, la propria greppia, dimostrandosi unanimi e fermi su un punto soltanto: rifiutare la via d'uscita costituzionale, legale, democratica, quella di dichiarare il presidente morente "definitivamente inabile" a esercitare le sue funzioni, come vuole la Costituzione, evitando così al paese il vuoto nel quale sta precipitando.

Ora la Croazia si trova in uno stato confusionale sul piano politico e costituzionale. Al punto in cui si è giunti, nessuno sa dire se le elezioni parlamentari, sfumata ormai la data inizialmente indicata dallo stesso Tudjman nel 22 dicembre, si terranno il 28 dello stesso mese oppure il 15 gennaio del 2000.

Si ignora chi e come potrà indirle; se e quando si terranno le elezioni presidenziali; e come potrà procedere la campagna elettorale in un paese sul quale si addensano le ombre di una svolta autoritaria (secondo scenari disegnati dai falchi del partito-regime guidati dall'attuale capo-consigliere di Tudjman, Ivic Pasalic, dal vicepresidente del parlamento e dell'Hdz Vladimir Seks).

L'unica speranza viene riposta nelle forze democratiche che fortunatamente si sono rafforzate negli ultimi mesi, pur non disponendo di alcun potere reale.

Il quadro politico-costituzionale è a tal punto confuso che nessuno sa neppure dire chi veramente governa la Croazia in questo momento; il governo di Zlatko Matesa, che non ha mai deciso nulla autonomamente attenendosi giorno dopo giorno alle direttive dal capo dello Stato? Il capo del Gabinetto della Presidenza della Repubblica, Ibica Kostovic? La segreteria del partito-regime?

Il ministro della Difesa, generale Pavao Miljevac, ha dichiarato qualche giorno fa che l'esercito rispetterà l'esito delle elezioni, il ché può significare che esiste il pericolo di un golpe militare. Esercito e polizia sono nelle mani dei "falchi" del partito tudjmaniano, i cui leader sono contrari a una svolta democratica nel paese.

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