Lo stato croato scivola nel caos

SCOTTI GIACOMO

CROAZIA L'AGONIA DEL "SUPREMO"

Lo stato croato scivola nel caos

Totale paralisi politica - e rischio di gravi disordini - se non si sostituirà subito Tudjman

- GIACOMO SCOTTI - FIUME

L e condizioni del presidente croato Tudjman, già gravissime da ventidue giorni, si sono complicate ed aggravate nelle ultime ore. Lo dice un comunicato ufficiale che, come al solito, non fornisce altre spiegazioni. Evidentemente il Supremo è in coma irreversibile e difficilmente - si dice - uscirà vivo dall'ospedale "Dubrava" in cui fu ricoverato il 1 novembre al ritorno dalla visita al papa.

Essendo rimasti senza la sua firma alcuni documenti essenziali per il funzionamento dello stato, la Croazia è precipitata nella temuta crisi costituzionale. Pur di alimentare il mito dell'immortalità del Supremo, il partito-regime si è rifiutato di applicare in tempo utile l'articolo 98 della costituzione che - dichiarando l'incapacità di Tudjman di esercitare le sue funzioni - avrebbe permesso di sostituirlo provvisoriamente con il presidente del parlamento. Ora che il tempo è scaduto e le opposizioni rifiutano soluzioni pasticciate, davanti al paese rimane un'unica soluzione, prospettata oggi: una legge costituzionale che, senza modificare la costituzione, stabilisca l'istituto della "provvisoria inabilità" del capo dello stato nominando un suo supplente.

Il parlamento ha solo tre giorni di tempo. Esso, infatti, cesserà di funzionare il 27 novembre: entro quel termine dovranno essere indette le nuove elezioni; inoltre presto cesserà di esistere la Corte costituzionale, rimasta con soli tre giudici in carica, mentre gli otto nuovi eletti della camera dei deputati non potranno occupare le loro cariche prima di prestare giuramento nelle mani dell'...inesistente capo dello stato; lo stesso stato non potrà funzionare perché dal 1 gennaio - in mancanza di un esercizio provvisorio di bilancio, varato dal parlamento ma non firmato da Tudjman - il personale statale non riceverà gli stipendi.

Tutto questo succede perché Tudjman volle una costituzione a sua misura, che gli concedeva pieni poteri; ora il paese ne paga le conseguenze. Abituati ad eseguire gli ordini di Tudjman, ora che questi è fuori uso i gerarchi lasciano il paese nel caos, occupati solo a sbranarsi fra loro per impossessarsi delle leve del potere in un partito-movimento che, anch'esso orfano, fa acqua da tutte le parti.

Richiesto di dare un giudizio sulla situazione, il più noto politologo e filosofo croato dell'università di Zagabria, Zarko Puhovski, ha detto che in Croazia, "ora che il papà sta per andarsene, la fisiologia diventa momento politico chiave". Si manifesta in tutta la sua perniciosità la formula cesarea "lo stato sono io": lo stato-partito di Tudjman si è bloccato perché era Tudjman a prendere tutte le decisioni. Ora che non può decidere, il paese è ostaggio della sua corte, nella quale non si ha il coraggio di dire "il re è morto" e i più furbi cercano di trarre profitto dalla morte del re.

Per la Croazia la cosa si fa ancora più complicata, dice Puhovski, in quanto tutto questo avviene in attesa delle elezioni parlamentari (e quasi certamente anche presidenziali), con i poteri legislativo ed esecutivo decapitati, e con un apparato statale - dai ministeri alla polizia fino all'esercito - che non è abituato a funzionare secondo le leggi ma secondo le "direttive" dell'onnipotente Supremo.

Puhovski esclude che possa avvenire un colpo di mano ma teme invece gravi disordini per le vie della città, nei quali la polizia non saprebbe intervenire per mancanza di ordini precisi dall'alto. Il paese, insomma, potrebbe cadere nell'anarchia "perché nessuno, né nel partito al potere né all'opposizione, ha manifestato le capacità di guidare, di sapere che fare nei momenti di svolta". Saranno certamente scontri e disordini spontanei - sempre secondo Puhovski - "a causa del gran numero di cittadini che in questo paese si sentono frustrati, dai reduci di guerra ai disoccupati, dai lavoratori in sciopero agli uomini politici che si sono visti ingannare, dalle minoranze nazionali maltrattate, a coloro che vengono gettati fuori dalle proprie abitazioni, fino agli insegnanti nelle scuole insoddisfatti della loro posizione...".

E poi c'è il partito-regime, l'Hdz, dilaniato dalle frazioni. L'Hdz, dice Puhovski, non è un partito nel senso moderno, non ha un programma né un'ideologia. "E' una specie di sindacato che riunisce coloro che godono il privilegio del potere", personaggi che resteranno nel partito fino a quando potranno sfruttare il privilegio del potere, un privilegio che finora era garantito da Tudjman. Uscito di scena il Supremo, Puhovski ne è sicuro, "questo partito non potrà sopravvivere".

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