Eros Caro, nel braccio della morte

CINQUE MARCO

UNA STORIA

Eros Caro, nel braccio della morte

- MARCO CINQUE -

F ernando Eros Caro uno Yaqui/Aztec nato nel 1949 in una famiglia contadina di Brawley, nel sud della California. Dal 1981 rinchiuso nel braccio della morte di San Quentin per un duplice omicidio di cui si è sempre dichiarato innocente. Il suo avvocato d'ufficio fu incapace di garantire una difesa degna di questo nome, ma fu anche intimidito dalla situazione ambientale: il processo, infatti, si svolse nella contea di Fresno, dove risiede il quartier generale del Klu Klux Klan californiano. Il pubblico ministero nascose alcuni fatti alla giuria, composta solo da bianchi, e chiese di ignorare importanti prove a discarico. Inoltre, eliminò dalla giuria i giurati ispanici e amerindiani. Il giudice del processo ordinò di ammanettare Eros Caro per tutte le fasi processuali, omise di mettere agli atti alcuni fatti, permise l'ascolto di testimonianze di persone sotto l'effetto dell'ipnosi. In seguito, venne anch'egli indagato per la sua incompetenza professionale.

Durante tutto il processo Caro venne fisicamente e psicologicamente vessato dal personale della prigione e minacciato di morte dagli altri detenuti. Venne tenuto sotto stretta sorveglianza per la preoccupazione di un suo possibile suicidio e gli furono somministrati dei farmaci che gli causarono perdita di memoria, letargia esacerbante, depressione e psicosi. Lo psichiatra chiamato dalla corte non trovò niente di meglio che consigliare all'imputato di suicidarsi. Recentemente gli è stato rifiutato (per motivi "tecnici") un appello che chiedeva la revisione delle decisioni del suo processo.

Alla notizia del rifiuto della corte federale, Caro ha scritto: "Nella mia richiesta di appello c'erano molte cose che avrebbero messo in discussione il giudizio che ho subito. Sono state raccolte molte prove che avrebbero dimostrato la mia innocenza e c'erano anche degli esperti disponibili a pronunciarsi in mio favore con dei test che mi avrebbero scagionato....Quando il mio avvocato mi ha detto che la richiesta di appello era stata respinta, è stato come ricevere uno schiaffo in piena faccia. Adesso sono qui, con la testa stretta tra le mani, a cercare di convincermi che tutto questo non può essere vero...".

Nella sua cella di un metro e mezzo per tre, Fernando è diventato un pittore autodidatta. Ha sempre cercato di fare qualcos'altro che non fissare le quattro pareti che ne imprigionano il corpo. Ed è stato un pezzo di matita a mostrargli la strada. Dipingere lo aiuta a non prostrarsi, a reagire allo squallore che lo circonda, ma nelle sue opere la condizione del drammatico presente diventa un'assenza voluta, cercata. Eros Caro in corrispondenza epistolare con moltissimi italiani di tutte le età, perfino con intere classi scolastiche.

"Se un giorno riuscirò a uscire, libero da questa casa di ferro - racconta Fernando in una sua testimonianza -, passerò il resto della mia vita a lottare contro la pena di morte; perché si può vivere, si può morire, ma nessuno dovrebbe vivere aspettando di morire. Mai più".

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it