CROAZIA/GIUSTIZIA GLI ASSASSINI, 7 POLIZIOTTI CROATI A PIEDE LIBERO, DAVANTI AL TRIBUNALE DI SEBENICO
- GIACOMO SCOTTI - RIJEKA (FIUME)
C omincia oggi presso il Tribunale comunale di Sebenico il processo a carico di sette poliziotti croati, tutti a piede libero, responsabili del massacro e della morte del turista italiano Riccardo Cetina, il 43enne ucciso a manganellate e a calci all'inizio di settembre dello scorso anno fra Primosten e Rogoznica, all'altezza della Marina "Kremnik". Che cosa sia veramente successo fra le 22,30 del 1 settembre e l'una del giorno seguente dovrebbe appurarlo la corte presieduta dal giudice Jadranka Biga-Milutin, e tuttavia sin d'ora si può dire, o prevedere che le autorità di polizia e quelle politiche faranno tutto il possibile per scagionare gli imputati e versare sulla vittima la maggior parte delle responsabilità.
Il tentativo appare evidente leggendo l'atto di accusa, in base al quale i sette imputati, per cominciare, non rispondono di omicidio intenzionale o meno, bensì di "ferite gravi e maltrattamenti", e con molte attenuanti. Più che un'accusa sembra un documento di difesa. Al di là della qualifica del reato, la sentenza di rinvio a giudizio è infatti una vera e propria accusa contro il morto: la responsabilità del luttuoso accaduto viene fatta ricadere quasi interamente sul Cetina presentato come un individuo violento e pressoché squilibrato per cui, nonostante le ferite, dovette essere ammanettato e legato mani e piedi; si giustifica d'altra parte il comportamento dei poliziotti che di fatto vengono scagionati; sempre secondo l'atto di accusa, avrebbero menato solo due-tre manganellate, subendo essi, invece, i maltrattamenti del "furioso" Cetina. Non si capisce alla fine come mai l'uomo al quale in tanti rivolsero le loro "affettuose" attenzioni alla fine sia finito all'ospedale in coma profondo, senza mai più risvegliarsi, per morirvi. Viste le premesse, questo processo potrebbe trasformarsi in una farsa.
Non tutti, però, tacciono. Nonostante i numerosi sforzi compiuti dal ministero della Croazia per "impedire che venga sparsa l'onta sul corpo della polizia croata", il settimanale di opposizione "Feral Tribune" di Spalato ha pubblicato un testo dal titolo "Da poliziotti a delinquenti" nel quale si getta una luce fosca sulla categoria. Anche perché negli ultimi tempi i poliziotti croati sono stati protagonisti di nuovi gravissimi episodi. Così nell'aula del Tribunale di Zagabria, tale Mato Oraskic, in preda a furore omicida, ha ucciso a sangue freddo con la pistola il giudice, la moglie e l'avvocato. A Oroslavje due suoi amici demolivano un bar malmenando una cameriera. Appena un giorno più tardi un certo Z.D. detto Juma, condannato a 16 mesi di carcere per commercio di automobili rubate veniva rimesso in libertà, ed a Slovonski Brod iniziava un nuovo processo contro due individui accusati di aver bastonato a morte col manganello un noto uomo d'affari.
Sembra una giornata qualsiasi nella vita di un redattore di cronaca nera in Croazia. Ma tutti i protagonisti dei tragici fatti sommariamente ricordati hanno in comune questo: sono stati nelle liste paghe della polizia, i loro reati di sangue sono un lavoro da professionisti. Tutti e cinque sono entrati nel mondo del crimine con ancora indosso l'uniforme della polizia, i loro reati di sangue sono un lavoro da professionisti. Tutti e cinque sono entrati nel mondo del crimine con ancora indosso l'uniforme della polizia croata: Miroslav, Juma, Zlatko, Davor e Mato. I primi tre erano addirittura agenti dei Servizi segreti, gli ultimi due erano "semplice" poliziotti.
Il settimanale, nel contesto, esprime ironicamente la speranza che adesso il ministro di Grazia e Giustizia "si occuperà pure dei suicidi nelle carceri croate" e comunque le "quattro bevi storie" dei cinque poliziotti criminali "andranno a infoltire il già ricco Libro Bianco sui crimini dei tutori dell'ordine e dello stato di diritto" in Croazia. Non molto tempo addietro il comandante delle unità antiterrorismo della questura di Spalato, di fronte al Club Paladium, ha ucciso un diciannovenne, a Pola una poliziotta di 26 anni ha rapinato una banca, a Crikvenica un agente alla guida di un auto di servizio ha aiutato tre amici rapinatori a superare i blocchi della polizia. Noti alla cronaca croata sono pure i casi di Djakovo dove una ventina di agenti della polizia speciale hanno terrorizzato la città, devastando tre bar e ferendo 20 persone. A Zagabria, gli agenti del quartiere Trnje hanno "interrogato" un 21enne con tanta gentilezza che è morto una settimana dopo e un altro cittadino, interrogato in questura, si è salvato saltando dalla finestra. E' una lunga catena - conclude il "Feral Tribune" - in cui s'inserisce naturalmente "il caso di Sebenico dove i poliziotti bastonarono a morte l'italiano Riccardo Cetina".