L'Europa è irregolare

GALLO ANDREA

IMMIGRAZIONE

L'Europa è irregolare

DON ANDREA GALLO*

C ome è già avvenuto in altri momenti della storia dell'umanità, è iniziato da qualche tempo un grande fenomeno migratorio, che coinvolge e coinvolgerà milioni di persone alla disperata ricerca della "Terra promessa". Gli accordi europei attualmente vigenti sono sostanzialmente ispirati ad una ferrea logica di chiusura. L'Europa cristiana è una fortezza. Che cos'è questa barbarie inedita, questa miscela grottesca e feroce che non è accidentale e prepara il Giubileo del 2000?

Forse siamo piombati tutti in un inferno dantesco. Nella invasione di 500 anni fa i conquistatori europei affermavano riferendosi agli indigeni di quelle terre d'oltremare: "Non hanno l'anima, non hanno la pelle bianca, non hanno armi". Oggi sbrigativamente si dice: "Non hanno documenti regolari".

Perché non sanare irregolarità regresse? Lo facciamo così bene con i condoni edilizi! L'alternativa è la deportazione di migliaia di persone, in tanti casi, già avviate al lavoro.

L'opinione pubblica colta chiede fermezza. Ci si mettono anche i cardinali. Sarà ancora possibile riflettere sulle condizioni generali che rendono possibile un'azione che dia senso al nostro agire politico? Forse abbiamo bisogno di mostrare la nostra stirpe? Ma quale stirpe? Credo che la Città che noi vogliamo debba essere una Polis che cresce (militarmente non cresce). Crescendo, ovviamente, conoscerà conflitti, contraddizioni, perché la città non sarà mai Paradiso, Eden. Una città dell'Uomo e non del Diavolo direbbe Sant'Agostino.

Se, come oggi, partiamo considerando l'immigrato un ostacolo da annullare, al quale non riconosciamo nessuna ragione, un barbaro che appena balbetta, senza alcuna cultura, non so dove finiremo. Abbiamo tante paure, insicurezze. Siamo illusi di fermare la storia.

La legge Martelli (1990) prevedeva lo stanziamento di trenta miliardi annuui per la prima accoglienza. Con la normativa Dini (1995) sono stati stanziati sessanta miliardi per il solo controllo e l'esclusione degli immigrati. E il calvario continua.

E' stata eclissata (1999) la parola "integrazione", in quanto esprime l'idea di esigenze reciproche tanto degli immigrati, quanto della società che accoglie. L'integrazione è un processo specifico. Si tratta di stimolare la partecipazione attiva della società nazionale di elementi vari e differenti, il tutto accettando la persistenza di specificità culturali, sociali, morali, tenendo conto che l'insieme si arricchisce di questa varietà, di questa complessità.

Senza negare le differenze, ma sapendo tenerle in considerazione, senza esaltarle. Per questo la Comunità san Benedetto al porto di Genova ha aderito alle manifestazioni del centro sociale Leoncavallo di Milano. Per creare una rete contro il muro dell'Europa fortezza. Porteremo le nostre proposte, col Centro sociale occupato e autogestito Terra di Nessuno, per una diversa gestione della immigrazione a Genova, sprovvista a tutt'oggi di qualsiasi struttura di accoglienza.

* coordinatore della comunità di San Benedetto al Porto - Genova

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