Per Franjo Tudjman si avvicina l'ora della verità

SCOTTI GIACOMO

BALCANI CRIMINI DI GUERRA

Per Franjo Tudjman si avvicina l'ora della verità

Ormai certa l'incriminazione al Tribunale dell'Aja come responsabile e mandante di crimini contro l'umanità

- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA

N onostante le smentite del governo di Zagabria, nel giro degli ultimi giorni è stato confermato da tre fonti giornalistiche diverse che il Tribunale internazionale dell'Aja sta mettendo a punto il dossier IT-99-35, un circostanziato atto di accusa contro il presidente della Croazia Franjo Tudjman ritenuto il massimo responsabile, ispiratore e mandante dei crimini di guerra di cui, durante la guerra 1991-1995 e dopo, in Croazia e Bosnia-Erzegovina si macchiarono singole unità e generali dell'esercito croato Hv e dell'esercito bosniaco-croato Hvo.

Le fonti sono tre settimanali: il tedesco "Der Spiegel", il croato "Globus" di Zagabria e il bosniaco "Dani" di Sarajevo. Ciascuno di essi pubblica interviste e documenti diversi ma concordanti. Le rivelazioni del giornale di Sarajevo sono state riprese ieri l'altro e ieri dai giornali croati indipendenti. Aggiungendo propri commenti, il "Novi List" di Fiume dedica al fatto tre intere pagine. Il testo delle accuse, secondo le fonti, sarà reso pubblico dopo che a capo della pubblica accusa sarà ufficialmente insediata, il 15 settembre, la svizzera Carla del Ponte, nominata dall'Onu in sostituzione della canadese Louise Arbour che ha già preparato i dossier.

Nel frattempo Carla del ponte ha annunciato la sua intenzione di condurre una "campagna aggressiva" per giungere al più presto all'arresto dei principali imputati, a cominciare dai pesci grossi serbi e croati. Il portavoce personale di Tudjman, suo consigliere per la politica interna e vicepresidente del partito-regime, Ivica Pasalic, ha dichiarato che "nonostante tutto, le possibilità che il presidente venga deferito all'Aja sono minime", aggiungendo che il tribunale internazionale non ha competenza sull'operazione "Tempesta" che portò alla deportazione dei serbi dalla Croazia ed al massacro di alcune migliaia di civili inermi, trattandosi - ha detto - di "un'operazione di ordine pubblico interno". Pertanto il governo croato "non consegnerà nessun documento" sui massacri nella Krajina. Ha poi accusato il Tribunale dell'Aja di aver creato "un'atmosfera ostile" alla Croazia e lasciarsi guidare nella sua azione da motivi politici, così come sono di natura politica - secondo il portavoce del Supremo - le minacce già fatte da Louise Arbour di denunciare la Croazia al Consiglio di sicurezza per rifiuto di collaborazione. Che poi i media croati di opposizione e molti giornali stranieri "gonfino le accuse", rientra "nella campagna elettorale dei partiti dell'opposizione e dei loro finanziatori occidentali che puntano a strappare il potere all'Hdz e al presidente Tudjman".

La dichiarazione evidenzia il panico dei vertici croati e si aggiunge a un violento discorso pronunciato dal ministro della giustizia Zvonimir Separovic, durante un pellegrinaggio al santuario mariano di Siroki Briheg in Erzegovina, da sempre culla del fascismo ustascia. Il ministro, alludendo alla mancata estradizione all'Aja del noto criminale di guerra Tuta, "eroe erzegovese", ha esclamato: "Non consegneremo mai i nostri generali all'Aja! Nessun generale croato sarà estradato!". Parole pronunciate nei mesi scorsi più volte dal premier croato Matesa e dallo stesso Tudjman.

Stando alle rivelazioni fatte al "Globus" da Savo Strbica, direttore del Centro serbo di documentazione "Veritas" che collabora col tribunale dell'Aja, la lista dei personaggi croati che saranno chiamati a sedere sui banchi degli accusati va dai generali Ivan Cermak, Ante Gotovina, Mirko Norac e altri fino al "Supremo". I crimini riguardano le stragi compiute in Croazia a Gospic nel 1991, nella "sacca di Medak" nel 1993 e nell'Operazione "Tempesta" in Krajina nel 1995. Si tratta di "crimini contro il diritto internazionale e contro l'umanità", finalizzati alla pulizia etnica, compiuti con bombardamenti senza scrupoli e con uccisioni a sangue freddo della popolazione civile. L'elencazione dei crimini e la loro dinamica è documentata in un dossier di centocinquanta pagine. Eccone alcuni: Knin, capitale della Krajina, fu cannoneggiata per oltre 48 ore con 3.000 granate che distrussero gran parte delle abitazioni; dopo la sua "liberazione" furono massacrati 450 civili, ed altri lo sono stati nei mesi successivi. Presso i tribunali croati sono state denunciate per assassinio, saccheggio, incendio ed altri crimini ben 2849 persone, ma una soltanto è stata ritenuta colpevole e anche questa è uscita dal carcere per amnistia. Si ricordano pure le azioni dei Mig croati che bombardarono una fitta colonna di donne, bambini e vecchi in fuga fra Prijedor e Novi, e il martellamento delle artiglierie croate su altre colonne di fuggiaschi, sempre civili, presso Petrovac. Si ricorda pure che le truppe croate prelevarono nell'ospedale di Knin tutti i serbi ricoverati per ferite e li portarono in luoghi sconosciuti da dove nessuno ha più fatto ritorno...

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