La sfida di Belgrado

SCOTTI GIACOMO

La sfida di Belgrado

Mercoledì Jugoslavia-Croazia. Incontro non solo di calcio

- GIACOMO SCOTTI -

S ono trascorsi due anni, e sembra ieri, da quando Alexandar Kocic difese la rete della rappresentativa jugoslava di calcio. Il prossimo 18 agosto, nel più grande stadio di Belgrado, per l'incontro con la Croazia, il numero uno della Stella rossa potrebbe restare in panchina. Il selettore Vujadin Boskov, richiamato in patria per sostituire il dimissionario Milan Zivadinovic, ha convocato Kralj, attualmente portiere del Psv Eindhoven. Anche Kocic è stato un emigrante, è tornato a Belgrado sei mesi addietro. Stanno tornando e sono già tornati dall'estero anche altri sedici giocatori convocati da Boskov per la nazionale serbo-montenegrina. Ad essi se ne aggiungeranno sette scelti da squadre di calcio del campionato jugoslavo. Gli stranieri convocati sono, oltre a Kralj, i centrocampisti Savicevic del Rapid, Jokanovic del Deportivo La Coruna, J. Stankovic del Real Mallorca, D. Stankovic della Lazio, Nady dell'Oviedo, Drulovic del Porto, e gli attaccanti Mijatovic della Fiorentina, S. Milosevic del Real Saragozza e Kovacevic della Juventus. Altri sette saranno chiamati da squadre del campionato jugoslavo. Ma è già polemica a Belgrado. Kocic, certissimo che alla fine sarà lui a spuntarla, ha già rilasciato alla stampa dichiarazioni da portiere eletto: "Certamente non deluderò. Certamente davanti ai croati Suker e Boksic non cadrò in ginocchio".

Suker e compagnia

Quanto a Davor Suker, il bomber della nazionale croata e capocannoniere a Francia '98, è stato effettivamente prescelto dal selezionatore della Croazia, Ciro Blazevic. Il quale ha inserito nella sua squadra anche Alen Boksic che in questo periodo sta facendo faville con la Lazio. Sugli altri nomi di giocatori convocati a Zagabria, Ciro tiene la bocca cucita e non parlerà, ha promesso, fino a qualche giorno prima dello storico incontro. Si è limitato a dire: "Farò affidamento soltanto su quei giocatori che sono titolari fissi nelle proprie squadre".

A Belgrado sono tutti convinti, sicurissimi anzi, che la Jugoslavia batterà la squadra con la maglia a scacchi bianco-rossi che in Francia, ai mondiali, conquistò il terzo posto. Ora si tratta di vincere l'ottavo girone delle qualificazioni per l'Europeo del 2000. L'incontro Jugoslavia-Croazia, come è noto, avrebbe dovuto svolgersi il 27 marzo scorso. Tre giorni prima cominciarono i raid devastanti della Nato protrattisi per 78 giorni. Alla vigilia di quell'appuntamento si parlò di evento storico. L'espressione è valida anche oggi.

Quello del 18 agosto - preceduto da due recentissime partite fra le squadre del Rijeka di Fiume (vicecampione della Croazia) e del Partizan di Belgrado per la Coppa dei Campioni - sarà il primo incontro sportivo al vertice sul territorio dell'ex Jugoslavia fra la repubblica che partecipò in prima fila alla disgregazione dello stato creato da Tito e l'attuale mini-Jugoslavia costituita da due delle precedenti sei repubbliche. Nel mezzo sta un lungo decennio di guerre fratricide che hanno lasciato il segno. Una settimana prima dell'inizio dei bombardamenti della Nato e in vista della partita, apparve a Zagabria una scritta sui muri: "Ciro, soltanto la Nato potrà salvarti". In che modo e chi ha salvato la Nato l'abbiamo visto. In vista della seconda data prima della partita potrebbe capitare "la fine del mondo" profetizzata da Nostradamus. I belgradesi sono famosi per le barzellette radicali.

La Jugoslavia calcistica ha il "complesso della Croazia" da quando fu eliminata ai mondiali, insegue perciò la vittoria sulla Croazia per dimenticare e cancellare "gli errori compiuti in Francia", riabilitarsi agli occhi dei propri tifosi e offrire ai propri sostenitori la soddisfazione della vittoria troppo a lungo sognata.

L'osso duro

Non c'è dubbio che i serbi "saranno fanaticamente impegnati" per "uno sforzo totale fino alla pazzia", scrivono i giornali belgradesi, ma Blazevic risponde da Zagabria: "Troveranno in noi un osso duro. Cercheranno di prenderci sin dall'inizio per la gola e strozzarci, ma noi li prenderemo per le corna, facendo loro vedere che siamo forti, potenti. E vinceremo". Non ha detto, però, come disse in marzo, che "la Croazia stravincerà, metterà la Jugoslavia in ginocchio" e ha evitato di ripetere certe frasi nelle quali indicava gli jugoslavi come "aggressori, nostri nemici mortali" eccetera sicché - aggiungeva - "verso di loro saremo aggressivi e impiegheremo la nostra energia distruttiva per sbaragliarli". Oggi, come appare da un'intervista rilasciata da Blazevic al Novi list di Fiume, il selettore croato è più moderato, riconoscendo che a Belgrado, i croati "troveranno un osso duro".

Anche perché "il loro selettore Boskov è uno dei più eminenti tecnici del calcio, che ci siano oggi al mondo". Ammette pure che più della metà di quei suoi giocatori che in Francia conquistarono il bronzo ha giocato poco e male in seguito, sicché avrà qualche difficoltà a mettere insieme la squadra. Ha aggiunto, a commento delle due sconfitte subite dal Rijeka negli incontri col Partizan a Belgrado (1-3) ed a Fiume (0-3) del 29 luglio e 6 agosto: "I belgradesi sono dei grandi giocatori, e anche le vittorie sul nostro vicecampione dimostrano la forza della nazionale jugoslava".

Blazevic ha anche qualche grosso problema, come quello chiamato Zvonimir Boban: il centrocampista del Milan, punto fisso della nazionale corata, ha accusato uno stiramento. A Zagabria sperano che recuperi prima della partita con gli jugoslavi. Pesano peraltro sulla nazionale di Blazevic il mezzo passo falso con la Macedonia e la precedente sconfitta con l'Irlanda. Una seconda sconfitta a Belgrado eliminerebbe sicuramente la Croazia dalla lotta per il primo posto nel girone, e anche il secondo, che darà la possibilità dell'esame di riparazione tramite lo spareggio - sarà in pericolo. L'unica rogna per la Jugoslavia, invece, è l'assenza del capitano Dragan Stojkovic: non ha ottenuto dalla squadra giapponese di appartenenza, il Nagoya, il permesso di raggiungere la nazionale.

L'atmosfera

Quanto all'atmosfera, è cambiata rispetto a pochi mesi fa. Il pubblico della capitale serba e jugoslava è per tradizione ospitalissimo, in ogni caso "bene intenzionato, il prototipo di come dovrebbero comportarsi i tifosi nelle grandi competizioni di calcio", come riconosce il quotidiano fiumano, ricordando la recentissima tournée del Rijeka a Belgrado. Sugli spalti dello stadio Crvena zvijezda di Belgrado ci saranno tutti quelli che potranno starci e qualcuno di più cinquantaseimila tifosi. La partita, però, sarà seguita davanti agli schermi televisivi da almeno quindici milioni di persone al di là e al di qua dei nuovi confini. E non soltanto in Croazia, Serbia e Montenegro, ma anche in Bosnia-Erzegovina, in Macedonia e in Slovenia.

Ci sarà anche il resto del mondo, quello che guarda agli eventi politici nei Balcani, tra l'altro il giorno dopo ci sarà la manifestazione dell'opposizione a Milosevic. I politici seguiranno l'incontro con le lenti d'ingrandimento, ma fin d'ora una cosa è certa: chi spera in un rigurgito di odio e di intolleranza resterà deluso. Anche questa volta lo sport dovrebbe essere speciale veicolo di diplomazia.

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