Il violino di David e la fisarmonica di Willy

LORRAI MARCELLO

ANCONA KLEZMER FESTIVAL

Il violino di David e la fisarmonica di Willy

Tanti concerti "meticci" e un dibattito sulla musica ebraica

- MARCELLO LORRAI - ANCONA

M oni Ovadia usa dire che la musica ebraica è una 'fusion'. Ma si potrebbe anche azzardare qualcosa di più: che si tratti di una 'con-fusion'". Venerdì pomeriggio, sinagoga di Ancona: prima di saltare, in omaggio alle prescrizioni ebraiche, la serata, il Klezmer Musica Festival della città marchigiana, giunto alla sua quarta edizione, offre una conferenza-concerto sul tema "Musiche ebraiche dal mondo". La separazione non è rigorosa, ma gli uomini che assistono, qualcuno magari anche in disinvolti pantaloncini estivi ma quasi tutti con in capo la kippa, sono seduti prevalentemente sulla destra, le donne sulla sinistra, e molti rimangono in piedi, in un tempio affollato da persone di generazioni diverse. Giovane musicologo, fondatore e direttore di Yuval Italia, centro di studi sulla musica ebraica, Francesco Spagnolo non è da solo a portare argomenti a sostegno dell'elemento di realtà che la sua battuta coglie brillantemente. Accanto a lui c'è Willy Schwartz, in grado di portare prove a conferma dell'idea che Spagnolo esprime in maniera poco accademica ma senz'altro molto efficace: "Qual'è la risposta scientificamente corretta alla domanda 'cos'è la musica ebraica ? 'La risposta è: 'boh ?'".

Cinquantenne, Schwartz è del resto un bell'esempio di quella "con-fusion" ebraica che in maniera affascinante nell'arco di ormai un paio di millenni è riuscita a conciliarsi con la tenace conservazione di una identità specifica. Come scrive sulla copertina del primo cd solista, Live For The Moment, è nato da padre italiano e da madre tedesca che, conosciutisi in Iran, sono poi immigrati negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni razziali del fascismo, ed è cresciuto in una città calvinista del Michigan.

Fisarmonicista (in questa veste ha partecipato a Big Time di Tom Waits), polistrumentista, Schwartz ha soggiornato a lungo in India, ha collaborato con Ravi Shankar (Live For The Moment, etichetta Clearspot, è stato realizzato con la partecipazione di numerosi musicisti indiani), ma è stato anche spesso in tournèe con l'attore e cantante Theodore Bikel, con i rabbini Shlomo Carlebach e Zalman Schachter-Shalomi, con il gruppo klezmer Brave Old World. Abituato ad esibirsi nei matrimoni (non solo ebraici) di Chicago, la città dove abitualmente vive, Schwartz ha esordito con un canto sinagogale della tradizione romana. Poi ha imbracciato l'oud per un brano di tradizione siriana, è passato al bouzouki per un esempio di musica giudeo-spagnola di Salonicco, ha percosso un tamburello proveniente dal sud dell'India e un tamburo a cornice yemenita, ha soffiato in un flauto diritto una melodia usata per i matrimoni da ebrei della Cina, ha suonato un santur iraniano e una balalaika russa, ha intonato con la fisarmonica una doina rumena, e sfregato con l'archetto l'unica corda di una sorta di violino, il massenko, utilizzato dagli ebrei etiopici. I quali ultimi, noti in Italia come falasha, hanno per esempio anche adattato al loro universo -ha spiegato Schwartz -la figura mitica di Re David, che presso di loro non suona la leggendaria arpa: "vieni a me, David, suonatore del massenko", recita infatti un canto falasha. Un giro del mondo musicale come questo invita anche ad una certa cautela rispetto alla più facile immagine dell'"ebreo errante": la musica ebraica testimonia infatti "di un attaccamento molto forte ai luoghi in cui gli ebrei si sono trovati a vivere".

Klezmer Festival è una intestazione che copre in realtà un interesse più generale per la musica del mondo ebraico, interesse che la manifestazione ha il proposito di aprire ancora di più nelle prossime edizioni. King David era già stato evocato da Chava Alberstein, che in esclusiva per il Klezmer Festival si è esibita con molto successo alla Mole Vanvitelliana assieme ai Klezmatics, il popolare gruppo del revival klezmer americano con cui ha ultimamente pubblicato l'album The Well. Re David che la diva della canzone israeliana ha definito "il più grande poeta ebraico" e di cui ha ripreso versi sulla pace per un canto che ha voluto dedicare alla memoria di Itzak Rabin.

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