L a presentazione della relazione annuale al parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia è stata l'occasione per segnalare l'emergere delle "nuove droghe" e il tramonto della tossicodipendenza da eroina. Ad ascoltare i commentatori, siamo tutti chiamati a impegnarci per arginare una nuova emergenza che minaccia il benessere dei nostri giovani. Commentatori di scarsa memoria, perché se guardiamo alla relazione dell'anno scorso anch'essa era costruita intorno alla nuova emergenza droghe sintetiche. Senza voler sottovalutare il fenomeno, va detto che la realtà appare meno univoca e poco quantificabile. Osservando la distribuzione delle sostanze usate dalle persone segnalate ai prefetti nel 1998, continuano ad essere di gran lunga prime i cannabinoidi (164.174), seguiti dall'eroina (71.034), dalla cocaina (12.599) e dall'ecstasy (3.442).
E' comunque difficile definire realmente l'entità del consumo di droghe sintetiche e soprattutto distinguere tra consumo abituale e occasionale, in assenza di ricerche su campioni di popolazione significativi. Come ci spiegano gli operatori dei servizi per le tossicodipendenze, non emerge nessuna richiesta di aiuto, in genere si arriva al Sert solo per ragioni legali. La categoria del "disagio giovanile" che spesso viene usata rischia di essere un'astratta formula per etichettare un comportamento deviante dalla norma adulta. Al contrario la "ricerca di performances elevate" a cui tendono questi consumi sembra essere perfettamente integrata nella cultura che la nostra società esprime. Semmai sarebbe questa, più che le droghe, da mettere sotto accusa, ma naturalmente tutti se ne guardano bene.
La realtà ha già più volte smentito gli allarmismi. Il rapporto sulle nuove droghe sintetiche dell'Osservatorio europeo circoscrive notevolmente il rischio di mortalità a causa del consumo di ecstasy - definendolo inferiore a quello di tante altre attività praticate dai più giovani - e pone seri dubbi sulla possibilità che induca casi di psicosi. I rischi appaiono piuttosto legati al contesto di assunzione e ai mix di sostanze. Per questo servirebbe soprattutto tanta informazione, per consentirne un uso consapevole, e la possibilità di monitorare le sostanze.
Ancora una volta la strada dunque è la riduzione del danno. Ma quale danno può ridursi se le politiche continuano ad essere ispirate dall'approccio repressivo? I problemi posti dal consumo di droghe non possono essere affrontati intervenendo solo sul sistema dei servizi. Il dato dei detenuti tossicodipendenti (13.567, circa il 30% della popolazione carceraria) rivela l'assenza del governo sul versante delle riforme legislative. Come si legge nella relazione, è un "valore sostanzialmente sovrapponibile a quello dell'analogo periodo del 1997". Nel marzo di quell'anno a Napoli si tenne la Conferenza sulle tossicodipendenze, si presero degli impegni. Sembrava l'aprirsi di una stagione di riforme. Speranze andate deluse, soprattutto per quei detenuti. A quando la tanto attesa, e più volte promessa depenalizzazione?
* Portavoce di Forum droghe