Il pasticcio di Strasburgo

CASTELLINA LUCIANA

Il pasticcio di Strasburgo

Un brutto europarlamento sceglie la sua presidente

- LUCIANA CASTELLINA - STRASBURGO

D ata l'aria che tira in Europa di questi tempi, il nuovo parlamento europeo non poteva inaugurarsi che con una catastrofe per la sinistra: i patti, sia pure non scritti ma collaudati da vent'anni di ferreo accordo fra i due maggiori gruppi, socialista e popolare, che si sono sempre spartiti la legislatura - due anni e mezzo a un Ppe e altri due e mezzo a un Pse - sono stati arrogantemente gettati a mare da una destra trionfante. E così anziché Mario Soares, cui sarebbe spettato per prassi, presidente è stata eletta già al primo turno la francese signora Nicole Fontaine. Con una maggioranza schiacciante, 306 voti contro i soli 200 del candidato socialista, perché per lei ha compattamente votato la destra di tutte le risme e naturalmente i liberali, cui il Ppe ha promesso il prossimo turno, così escludendo per tutta la legislatura il Pse.Le cifre dicono che Soares non ha raccolto nemmeno tutti i voti della sinistra: socialisti e Gue (comunisti e affini). Quanto ai verdi hanno voluto riaffermare da subito la caratteristica che ormai sembra prevalere in tutti i partiti ecologisti: smarcarsi dalla sinistra e dalla destra. E così hanno votato la loro nuova leader finlandese, che deve aver preso anche qualche altro voto scandinavo del Gue, giacché l'estremo nord si fida solo di quelli che provengono dalle sue regioni.

La vera catastrofe - in realtà - è forse proprio il fatto che le vecchie identità si dileguano e si mischiano, non certo in un positivo meticciato, ma in un pasticcio desolante. E così, vecchi amici un tempo comunisti e ora prodiani, dunque pur sempre parte di una maggioranza di centro sinistra nel paese d'origine, hanno votato per la assai clericale signora Fontaine, giacché siedono fra i liberali. Dove non siedono invece i deputati della lista Bonino, che hanno scelto di far gruppo con An, il Msi, Lepenisti, Lega nord e Flam Block, e che però, in nome dell'antifascismo (come hanno detto in una loro dichiarazione) hanno scelto Soares. Appoggiato con una lettera qui diffusa anche da Cossiga, il quale ha mandato a dire che se lui fosse stato nel gruppo dei popolari non gli avrebbe permesso di liquidare una candidatura storica come quella dell'ex presidente del Portogallo. Quelli di Pasqua, dal canto loro, hanno invece deciso di innalzare la propria bandiera antieuropea, annullando la loro scheda scrivendoci sopra Vive la France (uno persino Vive le roi). Cosa che non hanno fatto gli antieuropeisti danesi, guidati dall'ex comunista Bonde, che ha votato Fontaine proprio - e lo ha detto nel suo intervento - perché politicamente più scialba e insignificante.

La sconfitta della sinistra - che chissà come mai non l'aveva messa in conto - era in realtà prevedibile. Con qualche ragione i popolari hanno sostenuto che i socialisti avevano il Consiglio, quasi tutti i governi europei essendo al momento di questo colore, e anche il presidente della Commissione, Romano Prodi, che, come è noto, è stato scelto dal Partito socialista europeo. E che dunque, visto che nel frattempo le elezioni avevano registrato un mutamento drastico dei rapporti di forza, occorreva riequilibrare le istituzioni europee dando al Ppe almeno il presidente del parlamento.Quanto inciderà sulla futura azione comunitaria questo riequilibrio? Difficile dirlo, perché ancora non si sa quanto incisiva, e caratterizzata a sinistra, sarà l'azione della nuova commissione esecutiva. Molti fra gli stessi socialisti nutrono in merito non pochi dubbi e lo hanno detto senza perifrasi nelle loro dichiarazioni di voto quando Prodi si presentò al parlamento prima delle elezioni. Non era loro piaciuto il tono tecnocratico, l'insistenza sulla centralità dell'impresa e del mercato, che il nuovo presidente aveva adottato nel suo discorso di presentazione. Soprattutto l'assenza di ogni riferimento alla tradizione sociale europea, all'ecologia, alla difesa dell'identità culturale, lacune che avevano non poco offeso la suscettibile soggettività dei socialisti europei, che sopportano di tutto dai loro rispettivi governi ma vogliono che le forme almeno siano salvate. Per non dire dei verdi e dei comunisti che gli hanno votato contro.

E' certo comunque che la straripante vittoria moderata nei grandi paesi dell'Unione sarà destinata a pesare nel senso di ulteriormente ingrigire l'iniziativa comunitaria. Il parlamento europeo ha in realtà ormai più poteri di quanto comunemente si creda, specie in materia di bilancio. E ha soprattutto una funzione di opinion maker che, ove si volesse, potrebbe pesare anche più di quanto non sia accaduto fino ad oggi. Brava e apprezzata per come ha svolto il suo mandato di tutrice delle regole quando è stata vicepresidente nella passata legislatura, Nicole Fontaine non ha comunque la statura politica, il prestigio internazionale, che potrebbero far giocare all'assemblea di Strasburgo un ruolo di punta nella nuova dialettica che si apre. Dipenderà anche dal modo in cui si muoveranno i nuovi presidenti delle commissioni parlamentari, sui cui nomi si sta trattando in queste ore fra i gruppi e all'interno dei gruppi, fra le diverse delegazioni nazionali: un mercanteggiamento tradizionalmente di grande asprezza, questa volta anche di più nella sinistra, che ha ben pochi posti da spartire, visto lo scarso punteggio che detiene.

Già scontato è comunque un dato: questo parlamento europeo sarà piu antieuropeo del precedente, e questa volta per colpa della destra in cui sono molto aumentati gli euroscettici. Se si tiene conto che l'allargamento ai paesi dell'est è alle porte e che dunque si dovrebbero enormemente accelerare le riforme istituzionali, c'è poco da stare allegri.E' sempre di cattivo gusto dire che il luogo che si lascia dopo vent'anni è ora più brutto di prima. Ma sarò di cattivo gusto: questo nuovo parlamento è proprio bruttino, intanto per l'architettura mortifera che costringe tutti a vivere in un labirinto privo di spazi dove incontrarsi; poi perché il guinness delle banalità da sempre detenuto dalle istituzioni europee ha raggiunto cime abbissali; poi - e soprattutto - perché, per parte italiana, sembra di esser rientrati nella Montecitorio della prima repubblica.

Ma per finire con una nota di buon umore, dico anche che mi dispiace andarmene ora che un drappello di vecchi amici è arrivato. Vecchi amici miei e del manifesto, fra cui Alain Liepietz, verde e molto rosso economista francese, Alain Krivine, storico leader della Ligue communiste francese, col quale abbiamo sempre litigato ma siamo anche andati molto d'accordo per tante cose. E Luisa Morgantini, portavoce della Associazione per la pace. Auguri a tutti e arrivederci da Strasburgo.

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